334milioni per il Natale nella Marca: 206 saranno spesi per alimentari e bevande e 128 per abbigliamento e accessori

Per questo Natale fare un acquisto di qualità nelle 5.638 botteghe e atelier artigianali trevigiane interessate con 21.603 addetti


Economia - pubblicata il 17 Dicembre 2021


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Bernardi: Per questo Natale l’invito è a fare un acquisto di qualità nelle botteghe, negli atelier artigianali

In ballo, infatti, ci sono 334 milioni di euro, spesi per l’acquisto di prodotti e servizi tipici del periodo natalizio. Interessate circa 5.650 realtà artigiane nella Marca Trevigiana.

L’Associazione ha avviato da lunedì una campagna social #ACQUISTIAMOLOCALE – spiega Bernardi – Intendiamo promuovere le nostre attività per i regali delle
prossime festività. I nostri artigiani ci sono: dalla pasticceria, bevande, a tutto l’alimentare in genere, vestiti e prodotti sartoriali, prodotti per la casa e l’ufficio, complementi d’arredo
oltre ai vari servizi alla persona.

In provincia di Treviso ci sono 5.638 imprese artigiane che realizzano prodotti o servizi tipici dell’offerta natalizia., il 30,2% dell’artigianato complessivo della Marca. E vi lavorano 21.603
persone.
Dobbiamo tutti fare uno sforzo – prosegue Bernardi, – e sostenere il lavoro dei nostri produttori e attività di “quartiere”, identità dei nostri territori,
patrimonio di cultura e saper fare. Materie prime di ottima qualità, una lavorazione attenta e precisa. Ma anche l’originalità, che nasce dall’incontro tra tradizione, creatività e innovazione,
che solo un artigiano sa mettere insieme con maestria. E ancora, l’ascolto della persona, da cui spesso deriva la fornitura personalizzata di un prodotto o di un servizio.

Una buona parte dell’offerta artigiana natalizia si concentra nella ristorazione, alimentare e bevande: sono 1.071 le realtà attive in questi settori nella nostra provincia e vi lavorano 4.950
persone. Di queste imprese, in particolare, 568 sono ristoranti (2.246 addetti), 311 sono specializzate in prodotti da forno (1.543 addetti) e 85 tra salumifici, caseari e altri prodotti
alimentari (617 addetti).

Imprese, queste ultime, straordinariamente orientate alla clientela – conclude Bernardi– Nel 2020 si stima che in regione siano interessate da uno shock di maggiori costi delle
materie prime di 700 milioni di euro su base annua. Ma le tensioni di prezzo a monte della filiera della produzione alimentare non si stanno scaricando sul consumatore finale, in una fase ciclica
dei consumi ancora debole. Nonostante la ripresa in corso, nei primi tre trimestri del 2021 la spesa per consumi di beni non durevoli rimane dello 0,4% inferiore rispetto allo stesso periodo del
2019. Sul fronte dei prezzi al consumo, quelli dei prodotti di pasticceria fresca salgono dell’1,4%, come un anno fa; analoga variazione per il pane (era +0,7% un anno prima) mentre le
consumazioni di prodotti di gelateria e pasticceria si fermano al +1,2%, in calo rispetto al +2,2% di Ottobre 2020. Rimane inferiore ai due punti percentuali la dinamica per ristoranti (+1,8%, era
+1,0% a Ottobre 2020) e pasto in pizzeria (+1,6%, a +1,0% ad Ottobre 2020).

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