Assessore Donazzan: Allarme esercizi commerciali dei centri storici, subito un’istantanea dei posti di lavoro che mancano all’appello da inizio anno

Donazzan: Oltre al danno economico, rischiamo ora anche lo snaturamento della nostra economia ed il depauperamento del patrimonio immateriale fatto dal commercio di qualità delle nostre città


Economia - pubblicata il 12 Gennaio 2021


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Fonte: ufficio stampa Giunta Regione Veneto


Assistiamo, anche visibilmente, a una desertificazione dei nostri centri storici: tutte le città vedono la comparsa di cartelli con scritto ‘cedesi attività’ o ‘vendesi’ sulle vetrine di negozi,
bar, botteghe e ristoranti. La situazione più allarmante e tragica è quella di Venezia, ma non meno significativo è ciò sta accadendo anche a Vicenza, Padova, Verona, Treviso, o nei centri
cosiddetti minori.

Lo afferma Elena Donazzan, assessore regionale al Lavoro del Veneto, commentando le ripercussioni sull’occupazione nell’attuale situazione economica legata alla pandemia.

Chiederò alla Camera di Commercio di ogni provincia del Veneto una fotografia dell’attuale situazione, iniziando così a calcolare i danni provocati dalla pandemia e dalle conseguenti chiusure
obbligate – spiega Donazzan . È necessario quantificare il numero di partite IVA cancellate ed i posti di lavoro distrutti ad oggi, perché queste realtà non sono tra
quelle più attenzione dalle statistiche. Per i lavoratori del comparto del commercio non vale il divieto di licenziamento e neppure la copertura degli ammortizzatori sociali. La cosa peggiore è che
queste persone, del tutto scoraggiate dall’attuale situazione, consapevoli della difficoltà che vive il loro comparto non si iscriveranno neppure alle liste dei disoccupati, divenendo i nuovi
‘silenziosi’ del mercato del lavoro.

Mentre i disoccupati hanno un’indennità, seppur minima e contingentata nel tempo, gli inoccupati, ovvero coloro che non si iscrivono, sono a rischio di esclusione sociale e di povertà –
aggiunge ancora l’Assessore regionale -. Altro aspetto gravissimo, emerso da un’inchiesta di un quotidiano veneto sulla città di Venezia, è la compravendita strategicamente organizzata da parte
di operatori di nazionalità cinese. La Guardia di Finanza, con grande attenzione, sta effettuando un poderoso lavoro di verifica su questo fenomeno che ha caratterizzazioni ben precise: un potere
finanziario enorme che porta ad acquistare nei luoghi più prestigiosi, spesso sfociando in episodi di evasione fiscale, di partite IVA che chiudono non appena i finanzieri si affacciano all’uscio
per ricomparire poi con altro nome sulla medesima attività.

Oltre al danno economico – conclude Donazzan – tra disoccupazione, povertà in crescita e diminuzione dell’imprenditoria regolare italiana, rischiamo ora anche lo snaturamento della
nostra economia ed il depauperamento del patrimonio immateriale fatto dal commercio di qualità delle nostre città. Quest’ultimo aspetto dovrebbe farci riflettere su cosa intendiamo per cultura
locale ed ambiente; i turisti del mondo vorranno presto tornare in Italia, e non troveranno più la parlata veneziana ad accoglierli, la storica bottega vicentina o bar veronese, ma solo una
omologante e priva di identità realtà commerciale: oltre all’economia rischiamo di perdere anche la nostra cultura.

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