Bonus 200 euro a Luglio: ma non è così che si contrasta il caro vita

Di Oscar Bernardi, Presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana


Economia - pubblicata il 28 Giugno 2022


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Fonte: ufficio stampa Confartigianato Imprese Marca Trevigiana
Il “decreto aiuti” (D.L. 50 del 17 Maggio scorso) prevede negli articoli 31, 32 e 33 l’erogazione di un’indennità una tantum per aiutare a superare l’improvviso aumento del costo della
vita, introducendo l’erogazione di un bonus una tantum di 200 euro. Il picco inflazionistico infatti ha raggiunto il +7 %.
I beneficiari alle condizioni previste saranno i lavoratori in forza nel mese di Luglio 2022, i disoccupati percettori NASPI o dis coll, i pensionati, gli artigiani ed altri ancora che hanno un
reddito annuo nell’anno corrente (per i dipendenti in forza) e per tutti gli altri nel 2021 non superiore a 35 mila euro.
Per i dipendenti in forza ad anticipare per conto dello Stato i 200 euro sono stati chiamati i datori di lavoro privati che dovranno farlo nelle paghe di luglio per poi conguagliare la cifra
anticipata il mese successivo con i contributi dovuti all’INPS.
Per tutti gli altri beneficiari che hanno i requisiti previsti ulteriori a quelli di reddito sarà o l’INPS in automatico (esempio pensionati e percettori reddito di cittadinanza anche
loro a luglio) o tramite specifica domanda a cura dell’interessato anche tramite i patronati (esempio artigiani o lavoratori domestici).
La normativa è scritta talmente male che ad un solo mese dalla sua introduzione l’INPS è già dovuto intervenire per renderla applicabile con tre messaggi e una circolare di chiarimento
uscita venerdì scorso di 24 pagine. Situazione di evidente confusione nello stabilire i requisiti dei beneficiari e le dichiarazioni che i dipendenti devono rendere alle imprese le modalità per i
conguagli e altro ancora.
Quotidianamente giungono alle nostre sedi richieste di chiarimento alle quali cerchiamo di dare risposte puntuali affinché le aziende possano erogarlo, come previsto, negli stipendi del prossimo
mese.
La preoccupazione dei nostri dipendenti di non perdere questo Bonus testimonia purtroppo la difficoltà del periodo per le famiglie di arrivare a fine mese pur avendo un lavoro.
Per quanto riguarda il bonus agli artigiani e gli altri lavoratori autonomi si deve addirittura attendere l’emanazione di un decreto congiunto del Ministro del Lavoro e dell’Economia, oltre
alle necessarie istruzioni INPS per fare le domande. Per queste categorie il bonus è solo sulla carta e il mese per poterlo incassare si sposta più in là verosimilmente non prima di
Ottobre 2022.
Con rammarico registriamo l’ennesima scelta del governo di risolvere i problemi economici del paese attraverso l’ennesimo bonus una tantum che si ridurrà ad essere solo spesa pubblica
inefficiente e non cambierà la grave riduzione del potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti, di pensionati e di artigiani .
Molto meglio farebbe il legislatore ad accogliere le istanze che Confartigianato da tempo sostiene:
• Una detassazione forfettaria al 10% strutturale (contro un’aliquota irpef media del 28%) sulle ore di straordinario e sul salario che proviene da contrattazione collettiva di secondo livello
che per le imprese artigiane venete è regionale e per le industriali aziendale. Questa misura riconoscerebbe, a parità di costo del lavoro datoriale, più netto ai dipendenti e spingerebbe chi
rappresenta le imprese a sottoscrivere con il sindacato ancora più contrattazione legata alla produttività e alla marginalità economica d’impresa caratterizzata da specifiche variabili quali i
picchi da ciclicità stagionale di uno specifico territorio o settore o filiera produttiva;
• Una riduzione emergenziale significativa pari ad almeno 2/3 per gli anni fiscali 2022/2023, del cuneo fiscale per i redditi fino a 35 mila euro, valida per i dipendenti ma anche per pensionati,
per gli artigiani e per gli altri lavoratori autonomi;
• Chiudere rapidamente la discussione sul salario minimo affermando per legge l’obbligo di applicare i contratti collettivi nazionali maggiormente rappresentativi per il settore come lo sono
quelli siglati da Confartigianato con Cgil, Cisl e Uil che oltre ad una paga “oraria” lorda di riferimento differenziata per livello di inquadramento e che consideri
la specificità dei contratti formativi in cui si scambia forza lavoro oltre che per una paga oraria anche per acquisire competenze imparando un mestiere come avviene nell’apprendistato
professionalizzante molto diffuso nell’artigianato.
I ccnl infatti stabiliscono a beneficio dei dipendenti una serie di tutele aggiuntive al dato di legge.
Si pensi alle ore di permesso o ferie retribuite, alle integrazioni salariali in caso di malattia anche nei primi tre giorni di carenza INPS, nelle assenze per infortunio, in quelle per
maternità, alle prestazioni della bilateralità, alla contribuzione aggiuntiva al TFR laddove il dipendente si costruisce un percorso di previdenza complementare e altre ancora che aumentano di
fatto in modo differito il concetto di salario orario minimo.
Questo ci chiedono le imprese per rimanere competitive in questa fase di incertezza e per dare la necessaria tranquillità alla principale risorsa che sono i propri collaboratori. Di certo le
realtà produttive non sentivamo l’esigenza di dover gestire l’ennesimo incomprensibile rebus burocratico per anticipare conto Stato un “bonus” una tantum che non traguarderà l’obiettivo per
cui è stato concepito.

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