Economia - pubblicata il 03 Febbraio 2022
La percorrenza media di un camion si attesta attorno ai 100 mila chilometri all’anno e i conti sono presto fatti, senza considerare che sulle strade di montagna si consuma sempre di più, –
la fotografia di Cugini. Con questi aumenti si vanificano i margini operativi delle aziende di trasporto, dove le spese vive del carburante sono la voce principale tra quelle
correnti. Anche febbraio è iniziato male: i dati parlano di un trend ancora in crescita.
Prioritario quindi per Cugini è evitare una ulteriore escalation nel corso del 2022: Per farlo, è necessario muoversi su due direzioni: primo, trovare subito delle compensazioni o delle
agevolazioni per abbattere i costi attualmente sostenuti dalle aziende di trasporto. Secondo, approntare soluzioni di lungo periodo: Governo Nazionale ed Esecutivo Europeo devono disinnescare un
effetto domino che rischia di travolgerci. Il caro-carburante è da sempre – e lo è soprattutto oggi visti gli scenari internazionali – una questione geopolitica.
Collegata è la partita della transizione ecologica prevista nel PNRR e che riguarda anche il trasporto merci con una spinta a nuove forme di motori, come i nuovi mezzi a trazione ibrida
(benzina/elettrico) o a Gas Naturale Liquefatto (LNG).
Parliamo di una rivoluzione epocale, che va però affrontata con realismo, – premette Cugini. Benissimo veicolare la transizione ecologica, ma attualmente – anche sul nostro
territorio mancano le infrastrutture adeguate a garantire l’accessibilità alle stazioni di rifornimento attrezzate per queste nuove tipologie di combustibili. Quelle poche presenti, sono spesso
fuori dalle nostre rotte e questo significherebbe un ulteriore sforzo organizzativo e, paradossalmente, un aumento della percorrenza e del combustibile utilizzato. Il contrario della sostenibilità
alla quale si vuole arrivare.
Non solo. Non dobbiamo dimenticare che attualmente il 95 per cento dei mezzi nel nostro Paese è a trazione diesel e che tante aziende stanno già investendo in motori Euro 6 di ultima generazione
e che presto si passerà all’Euro 7. Le stesse case costruttrici sanno che non si può abbandonare il diesel dall’oggi al domani, soprattutto su mezzi come i nostri che hanno bisogno di potenza e
alte prestazioni.
Insomma, rileva Cugini, – il quadro è assai complesso e non va risolto con un approccio ideologico, ma pratico.
I primi ad aver puntato sul rinnovo dei mezzi siamo proprio noi trasportatori, ma non possiamo essere catapultati in un mondo ideale senza che vi sia un approccio graduale, garanzie di
infrastrutture per il rifornimento e un ragionamento complessivo su tutta la filiera dei trasporti. Nessuno può permettersi salti nel vuoto e investimenti quanto meno avventurosi.
Il quadro del trasporto sta diventando sempre più complesso, – sottolinea Cugini, che ricorda come un’altra emergenza – sollevata recentemente dalla stessa Sezione – sia quella della
carenza cronica di autisti. – Si tratta di una problematica acuita dalla mancanza di misure agevolative rivolte ad aziende del centro e nord Italia che assumano nuovo personale,- illustra
sempre Cugini. – Nel Mezzogiorno, per le aziende di trasporto, c’è un sistema decontributivo ad hoc. Un analogo trattamento dovrebbe essere esteso a tutti gli operatori: le criticità che
stiamo vivendo sono trasversali.
La ripresa passa inevitabilmente per il settore dei Trasporti: noi continueremo a fare la nostra parte, ma le Istituzioni devono supportarci con politiche mirate, – conclude Cugini. – Ci
attendiamo più di un segnale.