Discorso del già Presidente Moreno De Col, all’assemblea elettiva associazione Appia /CNA Eletto nuovo presidente Massimo Sposato.

La crisi dei corpi intermedi non è una buona notizia..La democrazia per funzionare ed essere attiva e costruttiva ha bisogno di casse di compensazione e mediazione delle diverse istanze.


Economia - pubblicata il 19 Giugno 2017


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Fonte: ufficio stampa APPIA/CNA

ASSEMBLEA ELETTIVA 18 GIUGNO 2017

Discorso del Presidente uscente Moreno De Col

Care colleghe e colleghi
Gentili ospiti

benvenuti anche a nome della presidenza dell’Associazione, all’assemblea quadriennale dell’APPIA/CNA che chiude un percorso iniziato a marzo con la nomina dei portavoce di mestiere e relativi
direttivi cui sono seguite le assemblee del Comitato Impresa Donna e dei pensionati, gli incontri mandamentali e intercomunali con la elezione dei rispettivi organi direttivi.

Si tratta di 27 appuntamenti che hanno coinvolto complessivamente quasi 500 imprese con un tasso di partecipazione superiore a quello di precedenti analoghe scadenze associative e questo è un
segnale positivo se consideriamo la crisi dei corpi intermedi e del sistema della rappresentanza, che si è particolarmente accentuato nel corso dell’ultimo decennio.

Molte le cause che hanno inciso sulla perdita di appeal associativo e tra queste anche alcune scelte effettuate nel tempo dai rappresentanti delle associazioni, quali la progressiva
corporativizzazione dell’azione associativa e la conseguente perdita della dimensione d’insieme e progettuale del Paese, ovvero la perdita della dimensione più politica dell’associazionismo.

La crisi dei corpi intermedi non è una buona notizia.
La democrazia per funzionare ed essere attiva e costruttiva ha bisogno di casse di compensazione e mediazione delle diverse istanze.
La democrazia è equilibrio tra spinte e bisogni differenti; è esercizio della responsabilità politica di tutti i cittadini mediante la partecipazione a processi decisionali trasparenti.
I corpi intermedi restano centrali per un sistema democratico perché sono lo strumento che unisce trasparenza e riconoscibilità della rappresentanza.
Ma perché ciò accada i corpi intermedi hanno bisogno di ridisegnare dal basso funzioni e mission passando dall’essere associazioni di tutela, ad attori del cambiamento e della progettazione del
futuro economico e sociale.
Da qui la necessità di ridefinire e selezionare i gruppi dirigenti in ragione della progettazione del futuro del proprio settore, per lo sviluppo di una nuova relazione con il territorio, per
l’assunzione del ruolo di costruttori di opportunità e sostenitori dei processi di trasformazione nei propri settori, per lo sviluppo di reti di relazioni, per l’investimento nell’innovazione
tecnologica e nei saperi, per la cura dei giovani e dei nostri talenti.

Faccio questo ragionamento perché credo che il futuro dell’APPIA, al pari di quello di tutte le organizzazioni di rappresentanza, si giochi sulla valorizzazione degli elementi detti poc’anzi. In
caso contrario diventeremo poco più di uno studio professionale associato, ma non è soltanto questo che un imprenditore chiede alla propria associazione.

Se l’APPIA in questi anni di perduranti difficoltà ha saputo mantenere sostanzialmente invariata la propria consistenza associativa, ciò è dipeso anche da alcune scelte fatte, in primis mantenendo
uno stretto rapporto con il territorio o meglio i tanti territori della nostra provincia che hanno dinamiche di sviluppo, elementi di criticità, ma anche di positività che non sono
sovrapponibili.
L’aver mantenuto e se possibile rafforzato una struttura decentrata sul territorio attraverso presidenti e gruppi dirigenti locali, lungi dal produrre effetti disgregativi, ha invece consentito di
valorizzare le specifiche esperienze in una logica comunque unitaria a livello provinciale.

Come sicuramente saprete, avendo già svolto il ruolo di presidente provinciale dell’APPIA per due mandati non posso più essere rieletto e quindi mi permetterò di fare un mio personale bilancio
sull’attività di questi 9 nove anni.
Quello che mi preme dire in premessa è che ho ricoperto con orgoglio il compito affidatomi e che il tempo e le energie per il suo espletamento sono state sicuramente notevoli ma trascurabili se
raffrontate alle possibilità che ho avuto di crescere, di rapportarmi con colleghi e istituzioni cercando di fare al meglio l’interesse degli associati e della nostra provincia.

Mi auguro che chi ha ricoperto ai diversi livelli altre cariche all’interno dell’APPIA e non ha più rinnovato la propria candidatura condivida con me questa riflessione e a loro va il mio
incondizionato ringraziamento.
Ma il ringraziamento è indirizzato anche ai nuovi colleghi che hanno deciso di assumere per la prima volta un ruolo attivo all’interno dell’Associazione dando la loro disponibilità ad essere
eletti. Vedrete che ragionare e confrontarsi assieme sui temi di comune interesse, proporre iniziative, sarà un esercizio appagante che contribuirà anche ad accrescere il vostro bagaglio
personale.
E il mio primo pensiero in tal senso va ai 18 portavoce, espressione di altrettanti mestieri individuati come rappresentativi del nostro territorio, 5 dei quali sono stati eletti quali portavoce
regionali, e tre di questi presidenti regionali di unione.
A loro il compito di favorire il dialogo tra imprenditori, che vivendo esperienze simili, hanno la necessità di dare risposte alle esigenze comuni individuate, con ciò lavorando su quello che, come
dicevo prima, deve essere una mission associativa prioritaria: costruire opportunità, sostenere la trasformazione, progettare il futuro.

Passo ad alcune riflessioni che ho maturato in questi anni di impegno associativo e che mi auguro siano riprese ed approfondite dal nuovo gruppo dirigente.
La prima ha come riferimento il livello nazionale, anche se sui temi che evidenzio c’è da parte nostra solo la possibilità di segnalare quanto non va, esprimendo lo stato d’animo e le difficoltà
che le imprese quotidianamente vivono.
La nostra ripresa economica è ancora fragile con un tasso di crescita stimato per il 2017 e 2018 tra i più bassi d’Europa, anche se i recenti dati Istat segnalano una crescita inattesa. Servono
maggiori investimenti, una rapida riforma della giustizia civile, agevolazioni mirate sui giovani che entreranno nel nostro mondo del lavoro sia come imprenditori che come dipendenti.
Abbiamo la necessità di risposte rapide e concrete alle imprese in un contesto preoccupante sul fronte del fisco e del credito. Nel 2017 l’Italia evidenzia un maggior prelievo fiscale rispetto
all’Eurozona di 21,3 miliardi di euro pari a1,3 punti di PIL.
Non possiamo bloccare la ripresa sotto questa montagna di carico fiscale.
La pressione fiscale in Italia è troppo elevata, qualunque dato si prenda in considerazione.
A rilevarlo è anche il Rapporto 2017 dell’Osservatorio permanente CNA sulla tassazione delle Pmi, “Comune che vai, fisco che trovi”, giunto alla quarta edizione, che analizza l’andamento della
tassazione sulle piccole imprese in 135 città italiane, tra i quali tutti i capoluoghi di provincia.
L’Osservatorio calcola il Ttr (il peso complessivo esercitato dal fisco su una impresa tipo italiana) e individua il Tax free day (Tfd), il giorno della liberazione dalle tasse, la data cioè fino
alla quale l’imprenditore deve lavorare per produrre il reddito necessario ad assolvere gli obblighi fiscali e contributivi.
Belluno continua a mantenersi su livelli più che positivi collocandosi al 5° posto sia per quanto riguarda il Total tax rate, con una pressione fiscale complessiva del 54,8% (Trento è la migliore
con il 54,1% mentre al 135esimo posto si colloca Reggio Calabria con il 73,4% di tassazione complessiva), che per il Tax free day che evidenzia come dal 19 luglio gli imprenditori bellunesi
cominciano a lavorare per se stessi.
Ma mi sembra comunque abnorme che in un anno 200 giorni sono impiegati per pagare tributi e 165 destinati ai consumi e investimenti personali.
E’ arrivato il momento di intervenire su un sistema fiscale evidentemente squilibrato per raggiungere tre obiettivi di utilità generale:

Ridurre la pressione fiscale garantendo, nel contempo, maggiore equità nel prelievo tra diversi redditi da lavoro.

Invertire sensibilmente la tendenza del trasferimento alle imprese degli oneri sui controlli.

Usare in modo intelligente la leva fiscale per aumentare la domanda interna.

Per raggiungere in tempi rapidi e senza oneri aggiuntivi questi tre obiettivi occorre:

Ridurre la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo, utilizzando le risorse provenienti dalla spending review e dalla lotta all’evasione.

Rendere l’Imu pagata sugli immobili strumentali delle imprese completamente deducibile dal reddito d’impresa.

Rivedere la tassazione Irpef delle imprese personali e degli autonomi, prevedendo delle riduzioni automatiche all’aumentare del reddito dichiarato rispetto al reddito ideale, suggerito
attraverso i nuovi Indicatori sintetici di affidabilità.

Trasformare le detrazioni relative a spese per lavori edili in crediti d’imposta cedibili agli intermediari finanziari.

Rivedere al più presto i criteri per l’attribuzione dei valori catastali degli immobili, al fine di allinearli periodicamente ai valori di mercato a invarianza di gettito.

Agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali tramite la completa neutralità fiscale delle cessioni di azienda, al pari di quanto è previsto in caso di conferimenti.

Evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica, eliminando nel più breve tempo possibile tutti i regimi Iva del reverse
change previsti attualmente, lo split payment, la ritenuta dell’8% sui bonifici relativi a spese per le quali sono riconosciute detrazioni fiscali.

Tutte questioni che sono oggetto di impegno quotidiano della nostra Confederazione e di Rete Imprese che riunisce le associazioni dell’artigianato e del commercio anche se i risultati non sono
sempre all’altezza delle aspettative complice anche un debito pubblico che pesa come un macigno sulle possibili manovre espansive da intraprendere.

A livello veneto mi limito ad un paio di considerazioni. Abbiamo qui il nostro presidente regionale ed amico Alessandro Conte, che sarà sicuramente riconfermato nell’incarico anche per il prossimo
quadriennio, perché questo è il comune sentire di tutte le provincie venete, e quindi dal suo intervento avremo una fotografia esaustiva dello stato dell’arte.

La prima riguarda Sviluppo Artigiano, il nostro consorzio di garanzia fidi che pur in un contesto non facile mantiene una buona operatività che si estenderà auspicabilmente l’anno prossimo anche a
tutte le provincie della Lombardia. Un ampliamento del numero dei soci che richiederà anche una revisione nella governance della struttura sia nei suoi equilibri territoriali che di profilo
professionale dei suoi amministratori.
Ma restando al credito nel Veneto abbiamo una situazione preoccupante che riguarda il sistema delle banche popolari. Non possiamo permettere che il fallimento di due banche, che ancora assicurano
affidamenti ad una platea molto estesa di imprese, inneschi una spirale che avrebbe effetti devastanti non solo sul sistema economico veneto. La politica tanto nazionale che regionale deve essere
ferma su questo punto e il sistema camerale, le associazioni, la componente più significativa del sistema bancario italiano, devono fare la loro parte.

La seconda riflessione riguarda il compito che mi è stato affidato di presiedere l’altra importante struttura strategica per la CNA veneta vale a dire ECIPA nordest, la società consortile di
formazione e servizi innovativi per le imprese del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e di Bolzano.
Il compito di ECIPA è di affiancare e sostenere le imprese artigiane del Nordest nella loro quotidiana missione per innovarsi, per non farsi trovare impreparate dai mutamenti dei mercati e per
essere competitive nella crescita. Un obiettivo, quello di Ecipa, perseguito con progetti di formazione rivolti sia agli imprenditori sia ai loro dipendenti, e con servizi innovativi in grado di
dare alle imprese strumenti, che con le loro dimensioni farebbero fatica ad attivare, allo scopo di svilupparne le competenze. In particolare i servizi sono relativi al trasferimento tecnologico,
all’impatto della modernizzazione col 4.0 e la digitalizzazione ed al rapporto che essa deve necessariamente avere con la tradizione manifatturiera, ai big data e all’internazionalizzazione, alla
cooperazione internazionale sviluppata con progetti transfrontalieri. Una attività molto impegnativa, anche alla luce dei molteplici campi in cui opera l’ECIPA. In tutti i casi, lavorerò con
passione, sapendo di poter contare su una struttura molto professionale e dinamica e non mancherà il mio contributo perché sia dedicata una sempre maggiore attenzione allo sviluppo e alle dinamiche
dell’economia dei territori montani.

A livello provinciale la situazione economica sta lentamente migliorando anche se permangono elementi di difficoltà.
La produzione manifatturiera è cresciuta nel 2016 ad un ritmo superiore alla media regionale e nazionale così come il commercio con l’estero che ha sfiorato i 4 miliardi di fatturato con un
incremento del 2,6% sul 2015 mentre a livello regionale la percentuale di crescita si è fermata al 1,3%.
Il turismo o forse sarebbe meglio dire i turismi che caratterizzano l’offerta bellunese (turismo invernale, estivo, culturale/museale, religioso, sportivo) ha performato bene nel 2016 avvicinando
il milione di arrivi con una crescita di quelli stranieri del 14,9%.
Anche l’agricoltura denota segni di ripresa con un saldo positivo di imprese e una attenzione anche di operatori non bellunesi al nostro territorio.
Sono riprese le assunzioni con un saldo positivo nel 2016 pari a 1.480 unità mentre nel 2015 si era assistito ad un incremento di 1.300 unità. Numeri positivi che però non possono far dimenticare
il dato relativo ai 6.000 posti di lavoro perduti dall’inizio della crisi, dato che si sta riducendo a meno di 3.000 unità, grazie agli aumenti sopra ricordati del 2015 e del 2016, ed ai numeri
dei primi mesi del 2017
Le ombre, nei dati dell’economia provinciale, si manifestano invece nella tendenza strutturale alla contrazione del numero di imprese, passate dalle 15.300 pre-crisi alle attuali 14.430 con cali
significativi nell’artigianato, nell’edilizia, nel commercio all’ingrosso e al minuto.
Una ripresa insomma non omogenea su cui pesano per il nostro territorio almeno tre ulteriori fattori negativi:

la denatalità: il saldo tra nascite e decessi è negativo. Siamo sotto la soglia dei 210 mila abitanti che si riducono a 200.000 senza gli immigrati. Nel solo 2014 abbiamo perso oltre 1.500
abitanti;

l’anzianità: abbiamo un indice di invecchiamento del 203%. Ciò significa che per ogni bambino sotto i 6 anni ci sono cinque persone sopra i 65;

lo spopolamento: Belluno registra un tasso dell’11% contro il 5% delle altre province montane con uno scivolamento verso valle per realtà sopra i 600 metri che oscilla dal 4 al 7% della
popolazione.

Diventa allora fondamentale una azione tesa a ridare alla Provincia un quadro istituzionale certo, con risorse altrettanto definite visto che la riforma Del Rio non ha dato i risultati attesi.
Se è vero che Trento e Bolzano sono, rispetto ai dati ricordati per la nostra provincia, in netta controtendenza con una crescita della popolazione oltre i 1000 metri pari al 7%, è evidente che gli
incentivi finanziari e normativi aiutano ad invertire il fenomeno.

Ma siamo proprio sicuri che siano i soldi a mancarci o esiste piuttosto per una serie di concause una carenza di governance che tocca ai diversi livelli enti locali, strutture, istituzioni?

Il Fondo Comuni Confinanti (ex ODI), complice anche un ritardo nella erogazione dei fondi degli anni scorsi, sta riversando in provincia una massa di soldi mai vista, sia a beneficio di singole
iniziative fino a 500.000 euro per i comuni beneficiari, sia su progettualità strategiche, la prima della quali, con una dotazione di oltre 5 milioni riguardante il marketing strategico
provinciale, dovrebbe partire a breve con una serie di iniziative considerate prioritarie.
Per la prima volta ci sarà il tentativo di promuovere l’intero territorio in tutte le sue declinazioni (dal turismo all’agricoltura, dall’artigianato al commercio) in chiave sinergica e sotto un
unico ombrello.
E’ una sfida che non possiamo perdere e che richiede competenze e grande condivisione.

Così come non possiamo perdere l’opportunità rappresentata dai mondiali di Cortina 2021.
Ci saranno le risorse per riqualificare l’offerta sportiva di Cortina (40 milioni), per dare un assetto viario accettabile allo snodo di Longarone, alle varianti di Tai, Valle, Borca, San Vito fino
ad arrivare a Cortina (170 milioni).
E’ stato confermato in questi giorni anche lo stanziamento di 70 milioni per sistemare la galleria paramassi di Laste e la galleria di Coltrondo sulla statale Carnica.
Si tratta di investimenti davvero consistenti e concentrati in un lasso di tempo ristretto sui quali c’è un grande interesse e attenzione da parte del tavolo delle infrastrutture a cui partecipano
le associazioni imprenditoriali bellunesi per far sì che ne possano beneficiare anche le imprese locali.

I mondiali hanno anche riacceso il faro sulla rete ferroviaria. E’ possibile la progettazione ad ovest della tratta Feltre / Primolano a cura della provincia di Trento mentre per quanto riguarda la
tratta Calalzo / Cortina sembrerebbe esserci un maggior interesse per la linea che passa per Auronzo rispetto al tracciato che attraversa la Valle del Boite che sarà interessata al restyling
viario.
Saranno i territori e quindi la politica locale a decidere l’opzione più opportuna ma anche in questo caso come per le tangenziali, non possiamo perdere tempo in estenuanti dibattiti facendo quello
che meglio sappiamo fare: dare a chi ci guarda e giudica da fuori l’immagine di una comunità che non concorda su nulla.

E’ evidente che sui temi ricordati: rilancio e promozione del territorio anche in chiave turistica; miglioramento e rafforzamento della rete viaria e ferroviaria; potenziamento e diffusione della
banda larga; attenzione ad eventi di richiamo internazionale che possono vedere protagonista il nostro territorio, si giocherà buona parte delle possibilità di sviluppo delle nostre imprese tanto
di servizi che di produzione. Si capirà se è possibile invertire i parametri negativi dello spopolamento, invecchiamento, denatalità.

Grande attenzione quindi alle progettualità in divenire e se possibile ancora più attenzione a chi le gestirà. Come associazione assieme alle altre rappresentanze economiche e sociali abbiamo
cercato di avere idee comuni sul cosa fare e sul chi dovrebbe farle.

La provincia, lo dicevo prima, deve superare quell’anomalia che la vede riconosciuta come territorio interamente montano senza però che a questo siano seguiti provvedimenti per risorse
economiche aggiuntive. Non sono personalmente convinto che il referendum sull’autonomia bellunese al quale si sta lavorando da tenersi in contemporanea con quello regionale sia una risposta
destinata ad avere un qualche risultato concreto ma semmai ad evidenziare una situazione di palese disagio. Occorre invece proseguire con maggiore determinazione un confronto serrato con il governo
nazionale e regionale per ottenere quanto è realistico ottenere.

La DMO Dolomiti, il consorzio deputato a tracciare le iniziative di organizzazione turistica deve accelerare la sua attività. Come associazioni imprenditoriali abbiamo proposto di costituire un
gruppo tecnico di lavoro per elaborare proposte all’organo di governo della DMO circa le linee strategiche che dovranno formare oggetto di valutazione e formale approvazione.

La Camera di Commercio TV-BL la cui fusione consideriamo come necessitata, va comunque rafforzata nel suo operare quotidiano in ambito locale, cogliendo quegli elementi di analisi, di
dinamicità e di innovazione nei servizi, che Treviso ha saputo nel tempo elaborare. Deve esserci un maggiore impegno della componente bellunese presente nel consiglio camerale e il banco di prova
sarà rappresentato da tre progetti strategici che si implementeranno nei prossimi anni.

Il primo riguarda la diffusione della cultura digitale a sostegno della competitività con una dotazione di 2,5 milioni di euro.
Il secondo con una previsione di 1,2 milioni interesserà la potenzialità di business legate alla cultura e al veicolo turistico mentre il terzo progetto è rivolto ai giovani ed al lavoro con la
valorizzazione del ruolo che la Camera di Commercio avrà nello sviluppare l’incontro tra la domanda di lavoro e la formazione in azienda.
Su questi temi dobbiamo, come territorio, esprimere le nostre valutazioni, fare le nostre proposte che tengano conto delle strutture già esistenti e dei percorsi già intrapresi.

Longarone Fiere deve avere un respiro diverso dall’attuale sia ampliando il suo ambito di riferimento, sia facendosi attore, all’interno di un percorso predefinito, di azioni di promozione
turistica del nostro territorio e delle nostre produzioni. Questo richiederà probabilmente la definizione di una governance più professionale e anche su questo aspetto, come organizzazioni
imprenditoriali, dovremo dire con chiarezza il nostro pensiero sapendo che la componente pubblica è maggioritaria ma convinti anche che le fiere si fanno con e per le imprese.

Mi fermo qui perché i temi sono molti altri ma mi premeva evidenziare, e se possibile condividere con voi, alcuni aspetti che dovranno essere tenuti in grande attenzione nei prossimi anni.

Mi avvio alla conclusione con una considerazione sull’APPIA.
In un mondo che cambia velocemente anche le associazioni cambiano e lo possono fare in due modi: o subendolo o cercando di cavalcarlo.
Perché si attivi la seconda ipotesi sono necessarie idee, persone motivate e professionalmente preparate per dare risposte ad esigenze nuove, a servizi innovativi.
Per l’APPIA si è aperta dallo scorso anno e continuerà probabilmente per un altro paio di anni un notevole ricambio nel personale dettato da pensionamenti. Si tratta di una opportunità che va colta
per garantirci la possibilità, come dicevo all’inizio del mio intervento, di vincere le nuove sfide e che comunque da tempo abbiamo intrapreso con l’inserimento di figure giovani e preparate.
I filoni con cui rafforzare la nostra competitività sono in parte già tracciati:

aumento della capacità consulenziale nei settori tradizionali;

fornitura di un servizio chiavi in mano su attività quali ambiente e sicurezza nei luoghi di lavoro, visite mediche, risparmio energetico;

implementazione del servizio formazione quale leva per la crescita professionale delle nostre imprese. Recentemente, grazie a una nostra intuizione si è creato un portale della formazione tra
APPIA/Confindustria/Confcommercio e Confartigianato per ottimizzare la gestione dei corsi, dei docenti, dei costi.

E’ un primo passo ma molto, anche grazie alla collaborazione di ECIPA, deve ancora essere fatto;

il servizio credito deve sempre più diventare uno strumento che non si limita a dare garanzie bensì esprimere valore consulenziale sulle dinamiche finanziarie delle imprese e accompagnamento
alle opportunità assicurate dai bandi nazionali e comunitari di finanziamento.

Sono anche in questo caso solo alcuni esempi di possibili ambiti di intervento in cui la comunicazione, i social, il sito assumeranno un ruolo di promozione e intercettazione dell’utente/associato
sempre più pregnante.

Alcune riflessioni infine relative a questi 9 anni nei quali ho avuto l’onore e l’onere di svolgere il ruolo di presidente dell’APPIA.

La mia elezione nel 2008, con il subentro nel ruolo di presidente dell’Appia al compianto Eddy Bortoluzzi, ha coinciso temporalmente con il manifestarsi dei primi segni della grande crisi
economica.
Crisi partita da lontano negli Stati Uniti, ma che ha progressivamente investito in pieno anche il nostro paese, il nostro territorio e la sua economia.
Ovviamente la crisi si è fatta sentire pesantemente anche sulle nostre imprese associate e quindi di riflesso ha coinvolto anche la nostra associazione e la nostra società di servizi.
In questa situazione di difficoltà è divenuta prioritaria per la presidenza la scelta di operare per il mantenimento delle posizioni acquisite, ponendo una grande attenzione al controllo sulla
stabilità dei conti e sull’equilibrio del bilancio.
Posso dire con estrema soddisfazione che la nostra associazione è riuscita a mantenere in questo periodo difficile un solido equilibrio strutturale e di bilancio, con la conferma sostanziale della
platea associativa che si assesta ancora sulle 2000 unità.

Sono convinto che l’impresa, in tutte le sue sfaccettature, deve e dovrà sempre essere posta al centro della nostra attività: ogni azione impostata dalla struttura dovrà avere come obiettivo un
servizio o una assistenza per l’impresa.
Sempre nell’ottica di essere vicini alle imprese associate, abbiamo mantenuto contenuti il più possibile i prezzi dei servizi resi, evitando quindi aumenti più che giustificati ma inopportuni in
un periodo di difficoltà economica per le imprese; tutto questo per valorizzare la posizione del cliente che è soprattutto socio dell’associazione.

Si poteva fare di più o meglio? E’ una domanda che mi pongo continuamente, ma sono convito che, data la situazione generale, sia stato fatto il possibile per garantire una buona operatività alla
struttura, evitando passi troppo lunghi o salti nel vuoto che avrebbero potuto compromettere il futuro dell’associazione che, ricordiamolo tutti, è entrata nel suo 72° anno di storia, e questo è il
frutto dell’impegno di tutti gli associati che in questi anni sono stati l’anima ed il cuore dell’APPIA.
Questo atteggiamento prudente spiega anche perché non si sia ancora provveduto ad avviare i lavori per la nuova sede a Belluno che si rende comunque necessaria per ottimizzare l’attività.

Siamo stati parte attiva in tutti tavoli ed in tutte le occasioni di confronto che si sono presentate nel panorama socio-economico della nostra provincia senza guardare alla parte politica /
partitica di turno ma avendo quale unico obiettivo l’interesse delle imprese e del nostro territorio in una logica non lobbistica ma inclusiva.
Lo abbiamo fatto con equilibrio e consapevole mediazione in tante occasioni di confronto con le altre associazioni di rappresentanza, con il mondo della politica locale, con il sindacato, con la
società civile nel suo complesso.

Ne ricordo alcune: le azioni intraprese per il mantenimento della Provincia di Belluno culminate con la grande manifestazione del 2012 con fiaccolata finale e che sono poi continuate negli anni
successivi sulla base delle normative introdotte; la fattiva collaborazione nel tavolo dell’economia presso la CCIAA, in particolare nel periodo di commissariamento della provincia; la gestione del
fondo di solidarietà a sostegno dei lavoratori colpiti pesantemente dalla crisi; la partecipazione al tavolo delle infrastrutture attivate in previsione dei mondiali di sci 2021 a Cortina.

L’APPIA è sempre stata, è e sarà un interlocutore ascoltato ed in grado di portare idee, proposte, collaborazioni in tutti campi in cui l’elemento fondante sia l’impresa ed il lavoro.
Nove anni di presidenza non sono pochi e sono quindi innumerevoli gli episodi che dovrei ricordare, sia interni che esterni all’associazione, ma voglio evidenziare solo un elemento: la grande
collaborazione unita alla costante condivisione degli obiettivi che si è sempre manifestata all’interno degli organi dell’associazione ed in modo particolare tra tutti i componenti della presidenza
che mi hanno affiancato in questi 2 mandati; abbiamo condiviso insieme anche momenti difficili che hanno richiesto un forte spirito di coesione e di collaborazione con il primario obiettivo di
rafforzare il ruolo, l’attività e non da ultima l’immagine dell’APPIA.

A loro, a tutti gli altri colleghi dirigenti che si sono impegnati sul territorio e nelle categorie, ai dipendenti delle nostre strutture, va il mio più profondo e sentito ringraziamento.

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