Fonte: ufficio stampa elaborazioni Ufficio Studi e Statistica CCIAA Treviso – Belluno su dati Associazione dello Sportsystem e dell’Imprenditoria del Montebellunese e dell’Asolano, Infocamere,
Studi e Ricerche di Intesa San Paolo e Istat-Coeweb
Le origini del distretto industriale dello Sportsystem di Asolo e Montebelluna risalgono ai tempi della Repubblica di Venezia, quando, in seguito alla riorganizzazione della Marca
Trevigiana da parte della Serenissima, la popolazione locale ha trovato più redditizio occuparsi della lavorazione della lana, del cuoio e del legno, rispetto alle più tradizionali attività
agricole, dando avvio a Scuole d’Arti e Mestieri. Fra le varie, quella di maggior successo è stata certamente la corporazione dei “calegheri” (calzolai) che, sviluppandosi nel tempo, ha
costituito le basi per il distretto della scarpa sportiva attuale.
Il distretto riconosciuto ufficialmente a livello regionale sin dal 2003, attualmente si estende dai piedi del Montello fino al corso del fiume Piave su un territorio di 15 comuni della
Provincia di Treviso cui si aggiunge il contiguo comune di Alano di Piave in territorio bellunese (come da L.R. 13/2014).
La produzione, forse più nota del Distretto a livello nazionale e internazionale, è lo scarpone da sci. Oggi però il Distretto non è più solo orientato alla produzione di calzature
e attrezzature per la neve, ma ha saputo rinnovarsi ampliando la gamma delle proprie produzioni: dalle scarpe da calcio, tennis e basket, al segmento outdoor e alle calzature di tutti i giorni.
Negli anni, inoltre, si
sono aggiunte anche linee di abbigliamento (tecnico e non) oltre che produzioni nel settore delle attrezzature sportive frutto di una continua ricerca ed applicazione di tecnologie e materiali
sempre all’avanguardia.
A ciò si aggiunge tutto un indotto che riguarda i produttori di macchinari per le lavorazioni, gli studi di design e di progettazione, le attività commerciali all’ingrosso e al dettaglio e
ulteriori altri soggetti, non necessariamente di natura economica, che concorrono al mantenimento del distretto: incubatori, associazioni, enti di formazione ecc.
Fra essi è presente anche il Museo dello scarpone e della calzatura sportiva che conserva e valorizza il patrimonio storico e culturale del distretto stesso. La coesistenza di imprese
diverse per dimensione, strategia e tipologia di prodotto – dalla multinazionale al laboratorio artigiano – è il tratto che ha contraddistinto il distretto e ancora oggi ne caratterizza la sua
composizione.
Nei comuni del distretto, sulla base dei dati del Registro Imprese elaborati da Infocamere, a fine
2020 risultano coinvolte nelle attività core (così come identificate nel provvedimento di riconoscimento regionale del 2014) 1 256 sedi d’impresa e 63 unità locali dipendenti, che impiegano nel
territorio complessivamente quasi 4.800 addetti.
Un’analisi condotta da Intesa San Paolo su un campione di 131 aziende del distretto nel 2019 evidenzia per le imprese del campione un fatturato di oltre 2,8 miliardi di euro in crescita sul 2017
del +6% (valori mediani).
La forte vocazione all’internazionalizzazione del distretto trova conferma nei dati export provinciali. Nel 2019 le esportazioni di calzature e articoli sportivi della provincia di Treviso hanno
sfiorato gli 1,4 miliardi di euro in linea con i livelli 2018. Nel 2020, anno della pandemia mondiale, come gli altri settori del Sistema Moda, anche le calzature e gli articoli sportivi hanno
risentito pesantemente della pandemia da Covid-19: le vendite di calzature sono calate del -14,3% (-154 milioni) e quelle di articoli sportivi del -17,2% (-53 milioni).
Più dei due terzi delle vendite si sono indirizzate ai Paesi Ue ed in particolare a Francia (15,4% del totale esportato dal settore, in calo del -18,8% rispetto al 2019), Germania (14% del
totale; -15,8% su base annua) e Spagna (6,5%; -20,6%). Extra Ue, gli Stati Uniti, terzo mercato in assoluto per il settore, hanno assorbito l’8,4% delle vendite dell’anno, valore di poco
inferiore ai livelli 2019 (-2%). Al contrario, le esportazioni verso il Regno Unito, quinto mercato di sbocco del settore, hanno conosciuto un calo del -14,6% (-12,5 milioni).