Economia - pubblicata il 30 Maggio 2023
Fonte: ufficio stampa Presidenza della Camera di Commercio di Treviso Belluno|Dolomiti
Più penalizzate le industrie di beni di consumo,
maggiormente esposte alla pressione inflazionistica.
Treviso, 25 maggio 2023. Il commento del Presidente Mario Pozza
Siamo in una terra di mezzo per quanto riguarda il ciclo congiunturale del manifatturiero: nel primo trimestre 2023 indicatori come produzione e fatturato restano in crescita, seppur debole, ma si stanno esaurendo tutte quelle spinte eccezionali che avevano sostenuto la ripartenza post-pandemia – questo il primo commento ai dati del Presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno, Mario Pozza.
La produzione rimane in territorio positivo, anche se per Treviso in particolare la decelerazione è evidente, soprattutto nel passo congiunturale (+0,6%) – specifica Pozza. Belluno sembra più favorita dall’occhialeria, con una produzione in crescita del +7,5% rispetto al trimestre precedente.
Segnali di debolezza si osservano, in particolare, dal lato della domanda, sia estera che interna – prosegue il Presidente –: ad essere penalizzati sono in particolare i settori legati ai beni di consumo, più esposti alla pressione sui prezzi: in specie, il legno arredo. Va anche detto che i risultati tendenziali sono condizionati da un “controrimbalzo” rispetto a quanto succedeva un anno fa, quando la raccolta ordini era sostenuta dalla ripartenza della domanda e la lunghezza del portafoglio ordini risentiva anche di quelli inevasi, per i ben noti problemi di approvvigionamento, che invece ora si stanno normalizzando.
Gli imprenditori trevigiani, ad ogni modo, non vedono peggioramenti all’orizzonte, ma guardano al prossimo trimestre con cauto ottimismo: la maggioranza assoluta degli intervistati, nel prefigurare l’andamento di produzione, fatturato e raccolta ordini, si polarizza nella stazionarietà o nel lieve aumento.
E’ stretto il sentiero – dice il Presidente – fra recupero dei margini aziendali, compressi l’anno scorso, e allentamento delle tensioni inflazionistiche, che se dovessero perdurare, andrebbero a scapito dei consumi; inoltre, proseguirebbe inevitabilmente anche la politica monetaria restrittiva, a tutto svantaggio di mutui e investimenti. La domanda si è indebolita, dobbiamo stare molto accorti, a tutti i livelli, a non affossarla del tutto.
Il quadro internazionale e nazionale
Nel primo trimestre 2023 l’andamento dell’economia mondiale ha continuato ad essere determinato dai fattori e criticità che hanno condizionato anche il 2022, ma con intensità differenti.
Si è assistito, infatti, ad una flessione dell’inflazione, conseguente l’aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali e al calo dei prezzi degli energetici e delle materie prime (cfr. tabella 2). I prezzi dei metalli hanno ripreso a scendere, anche per una più debole domanda da parte dell’industria; nell’ambito delle materie prime agricole si è assistito ad un calo soprattutto dei prezzi del legname, ma anche di lana e cotone. I prezzi delle commodities alimentari, infine, sono molto legati a quelli degli energetici, la cui frenata sta favorendo una discesa soprattutto per i beni del comparto dei cereali.
Anche gli effetti della pandemia di Covid-19 si sono via via ridotti, portando sempre più ad una normalizzazione delle catene di approvvigionamento, grazie soprattutto alla ripresa della Cina.
Nonostante questi stimoli positivi, gli esperti del FMI, nel World Economic Outlook di aprile 2023, parlano di prospettive “anemiche” per l’economica globale, che sono il fisiologico riflesso di posizioni politiche restrittive, ancora necessarie per abbattere l’inflazione, di incertezze dovute alle recenti turbolenze nei settori bancari e finanziari, e del proseguimento della guerra in Ucraina. Le previsioni di crescita per il 2023 stimano per il Pil mondiale un +2,8%, ovvero -0,6% rispetto al 2022. Per l’Eurozona la previsione è del +0,8% nel 2023, del +1,4% per il 2024.
Le più recenti stime della Commissione UE, pubblicate il 15 maggio sono leggermente più ottimiste. La Commissione prevede, infatti, una crescita della zona euro dell’1,1% nel 2023 e dell’1,6% nel 2024. Sul fronte italiano, la previsione è di una crescita del +1,2% per quest’anno, la più elevata tra le maggiori economie europee, che trova però il suo contrappasso in una crescita per il 2024 tra le più basse nell’area euro.
Per quanto riguarda il settore manifatturiero delle principali economie europee, le tendenze del primo trimestre 2023 sono state abbastanza diversificate e influenzate dal comportamento dei consumatori. Come analizzato dagli esperti di Congiuntura Ref. (9 maggio 2023), tra le principali categorie di beni di consumo si registra una produzione stabile nei comparti della pelletteria e abbigliamento (anche se ancora distanti dai livelli pre-pandemia). In crescita la produzione del comparto automobilistico, soprattutto per un miglioramento dal lato dell’offerta, più che della domanda, legato al fatto che il settore sta smaltendo ordinativi arretrati accumulati lo scorso anno grazie alla maggior disponibilità di semiconduttori. Per il comparto alimentare, invece, l’andamento sembra fin troppo positivo rispetto ai dati delle vendite alimentari, dovuto, forse, alla ripresa della filiera della ristorazione che starebbe quindi assorbendo quote maggiori della produzione dell’industria alimentare.
Per quanto riguarda l’Italia, fino a marzo l’indice PMI di Markit per il settore manifatturiero è rimasto in territorio espansivo (superiore a 50 punti), situazione che, si vedrà, troverà conferme anche nell’analisi dei dati regionali e provinciali. Ad aprile, si vedono però i segnali di un rallentamento con l’indice PMI che è tornato a contrarsi, attestandosi a 46,8, in calo dal 51,1 di marzo. Il risultato riflette soprattutto un calo dei nuovi ordini, con aziende che segnalano una titubanza da parte di clienti sia nazionali che esteri.
Quest’ultima tendenza è confermata anche dall’Istat nell’ultima nota sul commercio estero del primo trimestre (17 Maggio 2023). A marzo 2023 si stima una flessione su base mensile delle esportazioni del -2,3% e di una stazionarietà rispetto al quarto trimestre 2022. Più intenso il calo nelle importazioni -6,5% su base mensile e -8,0% su base trimestrale, ma spiegata principalmente dal crollo degli acquisti di gas naturale della Russia.