La congiuntura del manifatturiero nel terzo trimestre 2021 Il comparto resta in crescita, sono superati i livelli pre-Covid, ma pesano le incognite approvvigionamenti e pandemia

La criticità degli approvvigionamenti emerge dalle variazioni congiunturali, più accentuate per produzione che per gli ordini, in particolare a Treviso. Previsioni però ottimistiche per l’ultima parte dell’anno, Covid permettendo


Economia - pubblicata il 19 Novembre 2021


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Fonte: ufficio stampa Presidenza della Camera di Commercio di Treviso Belluno|Dolomiti


Il commento del Presidente Mario Pozza
Stiamo continuando a recuperare bene – commenta Mario Pozza, Presidente della Camera di Commercio di Treviso -Belluno|Dolomiti – anche durante la “pausa estiva” il
manifatturiero dei nostri territori ha mantenuto dei ritmi produttivi molto alti.
Il confronto con il terzo trimestre dello scorso anno è assolutamente positivo: a Treviso la produzione industriale è cresciuta del +8,4%, a Belluno del +16,9%. Il grado di utilizzo degli
impianti è rimasto quasi al 75% per entrambe le province e il portafoglio ordini assicura quasi 60 giorni di produzione.
È vero – precisa Pozza – che tra il secondo e il terzo trimestre abbiamo assistito ad un rallentamento congiunturale.
Questo rallentamento potrebbe essere imputato a cause diverse: al calo fisiologico dei mesi estivi, ma anche al graduale ritorno a ritmi produttivi “normali”. Non nascondiamo, però, che permangono
ancora, soprattutto a livello internazionale, alcune criticità lato offerta di materie prime e semilavorati: l’indice generale delle materie prime è aumentato del 74% tra ottobre 2020 e 2021.
Questo, chiaramente, sta avendo impatti differenti sui vari settori, come nel caso del settore dei mezzi di trasporto, messo in seria difficoltà dai rallentamenti della filiera del microchip, con
il 60% degli intervistati che accusa un calo nella produzione rispetto al secondo trimestre.
Ci sono, però, settori che permangono nella loro fase positiva, tra questi, con particolare rilievo nei nostri territori, troviamo l’occhialeria, la cui capacità
produttiva torna oltre il 75%, e il sistema moda, che ha quasi ricolmato il gap con gli altri settori accumulato lo scorso anno.
È poi incoraggiante vedere con quale ottimismo gli imprenditori trevigiani e bellunesi guardano ai prossimi mesi. Il saldo tra giudizi positivi e negativi per il quarto trimestre è, infatti,
superiore non solo al 2020, ma anche al 2019. Sono segnali forti, di un territorio che guarda con grande speranza verso il futuro.
Passo dopo passo – continua Pozza – siamo riusciti a portarci ai livelli produttivi pre-Covid. Il clima generale resta
positivo anche per la fine dell’anno e fa sponda sia con l’indagine Markit, la nota del 2 novembre conferma che il settore manifatturiero italiano continua ad eccellere; sia con le stime riviste al
rialzo del Fondo Monetario Internazionale, che prevede per l’Italia una crescita del +6,1% a fine 2021. Insomma, segnali di buona tenuta dell’economia del nostro paese.
Ma dobbiamo stare attenti perché possiamo giocarci in un attimo tutto il lavoro svolto quest’anno. Nelle ultime settimane, infatti, è all’attenzione di tutti la risalita della curva pandemica.
Non possiamo permetterci, quindi, di abbassare l’attenzione ed è necessario mantenere tutte le buone abitudini che abbiamo sviluppato e con cui abbiamo imparato a convivere in questi mesi: fra
tutte, i vaccini e il green pass.
Questo è l’unico modo – conclude Pozza – per evitare nuove restrizioni e nuove chiusure, e salvaguardare la salute delle
nostre imprese e delle nostre famiglie, ancora più importante con l’avvicinarsi del periodo delle feste natalizie.
Il quadro internazionale e nazionale

Nel terzo trimestre 2021 la ripresa dell’economia mondiale è continuata, merito innanzitutto della campagna vaccinale che, in tutto il mondo, ha permesso la rimozione di molte delle misure
di contrasto alla pandemia. Non ci si può però permettere di ridurre l’attenzione, sono infatti aumentate nelle ultime settimane le avvisaglie di riprese dei contagi e di possibili nuove
restrizioni.
C’è anche questa cautela dietro la revisione delle stime effettuate dal Fondo Monetario Internazionale sulla crescita 2021 dell’economia globale. La stima complessiva di crescita riportata nel
World Economic Outlook di ottobre viene rivista al +5,9% per il 2021, al ribasso del -0,1% rispetto alla stima di luglio. Viene abbassata anche la stima per gli Stati Uniti che, secondo il Fondo,
nel 2021 dovrebbero crescere del +6,0%, anziché del +7,0% annunciato. Viene invece alzata la stima per l’Eurozona, che passa da +4,6% a +5,0% e, nello specifico, quella dell’Italia, con un +5,8%,
contro il +4,9% ipotizzato a luglio.
Alle stime del FMI si sono poi allineatele nuove stime preliminari del PIL diffuse da Istat ed Eurostatil 29 ottobre scorso, che rivedono appunto al rialzo la crescita italiana alla fine del 2021
(+6,1%), grazie anche al buon andamento del terzo trimestre, +2,6% rispetto al secondo semestre, nell’area Euro per lo stesso periodo la media è del +2,2%.Una fase quindi positiva, con rialzi del
PIL superiori alle attese in molti Paesi, con le maggiori economie dell’Eurozona che stanno tornando a livelli pre-crisi prima di quanto atteso.
Come analizzato dagli esperti di Congiunturaref. nella nota del 3 novembre scorso, la tenuta dell’economia italiana nel terzo trimestre è il risultato di una migliore attività industriale rispetto
ad altre economie europee. Questo, riporta sempre Congiunturaref., in parte è dovuto al minor peso del settore automobilistico, che sta subendo numerose interruzioni a causa dei problemi nella
filiera del microchip, e in parte alla crescita nelle costruzioni che ha trainato alcuni settori dell’industria.
Un ulteriore aspetto determinante è legato al turismo, che grazie alle riaperture e alle maggiori presenze di italiani ha registrato un andamento positivo nei mesi estivi.
Tuttavia, come evidenziato anche nei precedenti report, nel 2021, in tutto il mondo, la ripresa dei livelli produttivi è stata accompagnata da un’accelerazione dei prezzi particolarmente intensa.
La velocità di recupero della domanda nella fase di rimozione delle misure di distanziamento ha colto impreparati molti produttori, ostacolati anche dall’indisponibilità di materie prime e
semilavorati a causa dell’interruzione di alcune catene del valore, come per la già citata filiera del microchip.
Sul fronte delle materie prime, se alcune situazioni stanno rientrando alla normalità (è il caso del prezzo dei materiali ferrosi), negli ultimi mesi si è registrata un’impennata nei prezzi dei
beni energetici. Tra ottobre 2020 e 2021 il prezzo del gas naturale è aumentato del 390,8%, riporta il Fondo Monetario Internazionale, con diretta conseguenza sul costo del metano. Quest’ultimo
oltre che sui prezzi delle bollette sta generando ripercussioni in diversi settori: quello dei trasporti, dove il metano è utilizzato come combustibile come pure nella produzione dell’AdBlue,
l’additivo dei motori diesel meno inquinanti, ma anche nel settore agroalimentare, dove è necessario per ottenere i fertilizzanti azotati.
A questo poi vanno ad aggiungersi le problematiche relative al cambiamento climatico: le temperature record e gli incendi di questa estate in Canada, ad esempio, hanno portato ad un crollo nella
produzione di grano, il cui prezzo nell’ultimo anno è aumentato del 44,5%.
Per il comparto manifatturiero, conferme della situazione fin qui descritta, ci vengono date dall’indice PMI di Markit. Globalmente l’indice PMI di ottobre è a quota 54,3, quello per l’Eurozona è
58,3, per l’Italia arriva a 61,1. Tutti gli indici, dunque, sono in territorio espansivo, ma con le aziende che riportano ovunque alcuni segnali di rallentamento, dovuti essenzialmente ai citati
problemi di fornitura che stanno ostacolando i loro programmi di produzione. Da un lato riportano quindi nuovi ordini che continuano a crescere (anche se in alcuni settori si sta osservando un
fisiologico ritorno alla stabilità) e dall’altro denunciano un’offerta che non riesce a stare al passo, per la carenza di materiale e di personale, con tassi di lavoro inevaso, tempi di consegna e
prezzi che continuano ad aumentare.
La dinamica congiunturale nelle province di Treviso e Belluno

La situazione generale appena descritta trova buona conferma anche nelle dinamiche congiunturali delle province di Treviso e Belluno, analizzate dall’indagine VenetoCongiuntura, curata da
Unioncamere regionale. Per il terzo trimestre 2021 il campione analizzato è di 2.001 imprese sopra i 10 addetti: 436 di queste sono di Treviso (cui riferiscono 17.982 addetti), 71 quelle di Belluno
(cui riferiscono 2.926 addetti).
Il quadro di fondo è il seguente: il recupero dell’industria manifatturiera prosegue, le variazioni su base annua dei diversi indicatori sono robuste (certo facilitate dal confronto con un periodo
in cui l’economia stava ripartendo), ma i livelli di output per certi versi risultano anche superiori alla situazione registrata 24 mesi fa (almeno a Treviso).
Tuttavia, il passo congiunturale (rispetto al secondo trimestre) risente di alcuni segnali di rallentamento, in parte imputabili alle cause sopra richiamate (difficoltà di approvvigionamento), in
parte connaturate alla fisiologica flessione della pausa estiva. Le previsioni per l’ultimo scorcio dell’anno restano però ampiamente positive. La maggioranza assoluta delle imprese, nel momento
della raccolta interviste (mese di ottobre) stima ancora in espansione produzione, fatturato e raccolta ordini.

Il testo integrale nel documento in allegato.

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