Comunicato del Presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno Mario Pozza
Il contesto di riferimento
Grazie alla nascita della
Camera di Commercio di Treviso e Belluno, è possibile mettere a far comune, per entrambi i territori, metodologie e strumenti di analisi
dell’economia, che ci permettono di capire meglio non solo come stiamo andando, ma anche cosa possiamo fare, insieme, per uscire dalla coda di questa lunga crisi.
Oggi in particolare volgiamo lo sguardo all’andamento del manifatturiero: un asse portante delle due economie territoriali, che conta nel complesso quasi 16.000 imprese attive, per un totale di
133.500 addetti (più di un 1/4 del totale addetti al manifatturiero in Veneto).
Non si tratta di una banale somma dei due insiemi provinciali. Dietro queste cifre, e al di là delle ben note specificità, come l’
occhialeria a Belluno, o lo sportsystem nel
trevigiano, ci sono filiere produttive che si intrecciano ampiamente fra i due territori, e che dunque hanno destini comuni. Si pensi alla
filiera dell’elettrodomestico e
dell’inox, alla meccanica, alla componentistica elettronica, all’agroalimentare, alla filiera legno-edilizia: giusto per citare alcuni esempi.
Questa articolata realtà viene ora monitorata da un campione di 450 imprese (dai 5 addetti in su) cui fanno riferimento quasi 20.000 addetti. Con risultati che mantengono significatività su base
provinciale.
Il trimestre in sintesi
Come è andata dunque la prima parte dell’anno nei due territori?
Se guardiamo al
fatturato,dobbiamo registrare una battuta d’arresto: -3,1% a Treviso; -4,8% a Belluno. In linea, peraltro, con quanto rilevato dall’ISTAT su
scala nazionale. Ha pesato in particolare, per alcune componenti del manifatturiero, il
rallentamento delle vendite in alcune economie emergenti. Ma non mancano
eccezioni interessanti:
la micro e piccola impresa del bellunese è riuscita ad esempio a spuntare una crescita del fatturato estero rispetto al trimestre precedente. Mentre
a Treviso la microimpresa è in controtendenza positiva, sempre sulle vendite, grazie alla ripartenza di alcune componenti della domanda interna (falegnameria per
l’edilizia, lavorazioni plastiche).
Il quadro complessivo degli indicatori tuttavia fa pensare soprattutto ad un classico “stop and go”, come viene chiamato dagli analisti. Le variazioni tendenziali annue restano
ampiamente positive, tanto a Belluno che a Treviso, e con interessanti differenziali rispetto al dato nazionale. Prendendo a riferimento la
produzione, a Belluno essa cresce del +4% rispetto al I trim. 2015; a Treviso siamo al +3,5%. Il dato nazionale si ferma al +1,6%.
Moderatamente positive anche le attese per il II trimestre dell’anno: dato che trova riscontro anche negli indicatori anticipatori disponibili a livello nazionale. L’indice
PMI Markit, costruito sulla base di interviste a responsabili d’acquisti in oltre 400 aziende manifatturiere italiane, torna a migliorare in aprile, grazie ad
un’accelerazione nella raccolta ordini. Analoga situazione viene evidenziata dall’indagine camerale su Belluno e su Treviso: il 30% delle imprese intervistate prevede una domanda interna in
aumento, contro una quota di pessimisti che oscilla fra il 12 e il 19%; sulla domanda estera c’è forse più cautela, nel complesso: ma per le medie
imprese (50 addetti e oltre) sono quasi maggioritarie le indicazioni di ripartenza di questo indicatore.
Considerazioni generali
Rispetto a questo complesso mosaico le considerazioni di fondo che possiamo fare sono le seguenti:
1) Gli indicatori confermano che siamo dentro un sentiero, per quanto stretto e fragile,di
risalita, dopo lunghi anni di crisi. E con un passo decisamente superiore alla media
nazionale: tanto a Belluno che a Treviso; 2) Questo dato positivo non deve al tempo stesso
distoglierci dai tratti di fondo del ciclo economico: che restano di elevata variabilità e
instabilità.
a. La domanda è stata stimolata anche dal trasferimento
sui prezzi del calo delle
materie
prime. Per quanto
tempo perdurerà questa condizione? E quali effetti
genera sulle
marginalità?
b. Non c’è più il blocco omogeneo delle economie emergenti “in tiro”; le imprese
sono
continuamente costrette a diversificare i mercati; quanto pesa questo costo
di
diversificazione?
c. Il contesto Paese ha certo invertito le tendenze negative degli anni scorsi, ma
fatica ad
avere lo stesso ritmo di crescita dell’area euro. E non ha ancora risolto
alla radice i
fattori strutturali che frenano l’attività
d’impresa.
Dentro questa cornice è certo che noi non resteremo con le mani in mano. I programmi che andremo a definire assieme nei due territori, almeno con riferimento all’industria
(ma necessariamente poi esteso ai settori correlati come il terziario avanzato), non potranno non tenere conto di questi scenari.
Non anticipo nulla in dettaglio, perché è giusto innestare un processo partecipato di definizione degli obiettivi. E sono appena agli inizi del mio mandato. Certo mi posso sbilanciare
sulla mia visione delle cose: che non potrà che assecondare tutto ciò che proietta il nostro sistema economico verso l’innovazione: anche attraverso il superamento dei classici
confini settoriali, per favorire quella contaminazione (di idee, competenze, e tecnologie) che permette ad un sistema di stare nel futuro. Un futuro da considerare non qualcosa di
oscuro all’orizzonte, ma qualcosa che è già qui nel presente, e che aspetta soltanto di essere compreso e agito. E vedrete, perché il discorso non resti troppo astratto, che non
mancheremo di proporci innovativi anche sul fronte del credito per l’impresa, per una diversa capacità del credito di selezionare investimenti. Portando a fattor comune, anche qui
a Belluno, un’esperienza di ricerca sviluppata a Treviso con l’Università Ca’ Foscari che presto si tradurrà in un’azione importante, proprio sul fronte della valutazione del
merito di credito. I fatturati crescono se riusciamo anche a far ripartire, nel modo giusto, gli investimenti.
L’analisi di dettaglio degli indicatori per il manifatturiero bellunese
1) Produzione
La produzione manifatturiera, nel bellunese, è cresciuta del 4% nel I trimestre 2016, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il 56% delle imprese intervistate, dunque la maggioranza
assoluta, ha dichiarato in aumento l’indicatore. Fisiologicamente più accentuato il recupero su base annua per la micro impresa (+7,1%) che al tempo stesso, però, cede il passo nel confronto su
base congiunturale. Il grado di utilizzo degli impianti si attesta, ad ogni modo, oltre il 70% in tutte le fasce dimensionali.
E molto probabilmente il sistema si manterrà a questo regime produttivo anche nel II trimestre dell’anno: le indicazioni prevalenti sono di stazionarietà della produzione. Da segnalare, comunque,
la prevalenza di giudizi ottimisti (27%) su quelli pessimisti (11%).
2) Fatturato e nuovi ordinativi
Anche la variazione tendenziale annua del fatturato fotografa un andamento provinciale favorevole (+5,6%), rispetto al quale risulta disallineata solo la fascia delle piccole
imprese (10- 49 addetti) in crescita di appena l’1% su base annua.
La variazione congiunturale evidenzia invece una frenata rispetto al trimestre precedente
(-4,8%) che non risparmia nessuna classe dimensionale. Sembra pesare, in quota parte, il rallentamento delle vendite all’estero (-2,0%), che però riguarda principalmente le imprese più grandi (più
affacciate sui mercati esteri). Non è escluso un effetto-filiera: un calo delle vendite all’estero per le capofila ha probabilmente determinato una riduzione delle vendite di prodotti intermedi
intra-filiera.
Lo si coglie in filigrana anche dalle marcate differenze di crescita degli ordinativi interni: quelli per le micro e piccole imprese, in effetti, risultano al palo rispetto al trend medio.
Ma altri dati, solo apparentemente in contraddizione, fanno capire che non mancano micro e piccole imprese capaci di affacciarsi direttamente sui mercati esteri: se è vero che
la raccolta
ordini dall’estero cresce a ritmi superiori al 3% rispetto al trimestre precedente. Quanto alle previsioni per il secondo trimestre dell’anno, le stime indicano un miglioramento delle
aspettative: secondo il 31% degli intervistati ci sarà un aumento della domanda interna a fronte di una percentuale del 13% di imprenditori che prospetta un calo. Lo stesso dicasi per gli
ordinativi esteri, valutati favorevolmente: benché il 62% degli intervistati opti per la stazionarietà, la quota di chi si aspetta un trend in crescita sul mercato straniero (30%) supera nettamente
quella di chi delinea un andamento negativo (8%).
L’analisi di dettaglio degli indicatori per il manifatturiero trevigiano
1) Produzione
Ancor più che a Belluno, a Treviso per questo indicatore si impone uno sguardo strabico. La variazione tendenziale annua è del +3,5%. Il passo congiunturale, tuttavia, è negativo: -1,6%. E questa
negatività è generata in prevalenza dalla media impresa (50 addetti e oltre, con situazioni “a macchia di leopardo” fra i settori).
Per il trimestre successivo, ad ogni modo, il 30% delle imprese stima in ripartenza l’indicatore (a fronte di un 18% che prevede flessione). La quota di ottimisti, peraltro, sale al 40% con
riferimento alle imprese con 50 addetti e oltre. Diventano più scettiche, invece, le micro imprese: solo un 20% infatti è ottimista, contro un 24% pessimista, che probabilmente si attende di
entrare nell’onda negativa che oggi ha riguardato alcune imprese capofila.
2) Fatturato e nuovi ordinativi
Anche il manifatturiero trevigiano è interessato ad un rallentamento delle vendite rispetto al trimestre precedente. Frenano in particolare le vendite all’estero (-5,3%), in misura minore le
vendite nel mercato nazionale (-2,1%). Si smarcano in positivo le microimprese, le cui vendite invece crescono del +2,2% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2015.
Abbastanza simile la situazione nella raccolta trimestrale dei nuovi ordinativi: per quelli dall’estero è lieve contrazione; per quelli dal mercato interno si ripropone questo “incrocio” tra
flessione congiunturale (per le aziende più strutturate, piccole e medie) e crescita (+1,7%) per le micro-imprese.
E tuttavia, come già richiamato, restano positive le variazioni su base annua, tanto per fatturato (+3,5%), quanto per la raccolta ordini (+3,3% dall’interno; +3,6% dall’estero). Tendenza che
dovrebbe proiettarsi anche nel secondo trimestre dell’anno, stando alle previsioni. E’ l’insieme più strutturato di imprese (10 addetti e oltre) a fornire indicazioni positive al riguardo: il 35%
degli intervistati prevede aumento della domanda interna (tra aprile e giugno), contro un 18% pessimista. Un po’ più attendiste le micro imprese (57% orientate per la stazionarietà).
Anche sulla domanda estera le previsioni sono buone, facendo fugare, almeno nel breve, il rischio di un ulteriore rallentamento di questa componente. Quasi il 38% delle imprese intervistate
prevede un aumento degli ordini dall’estero, a fronte di un 14% che invece considera possibile una loro contrazione. Indicazione che si rafforza con riferimento alle medie imprese. Un’impresa su
quattro, fra le micro, vede la possibilità di un lieve miglioramento sulla domanda estera.
Nota metodologica
Da questo trimestre Unioncamere del Veneto, titolare dell’indagine Veneto Congiuntura, ha introdotto alcune modifiche
al campione d’imprese ed al sistema dei pesi. Sono interventi finalizzati a migliore la qualità dei dati, che inevitabilmente determinano una piccola cesura nella serie storica. D’altro canto,
la provincia di Treviso oggi può avvalersi di 353 aziende intervistate, cui corrispondono oltre 15.200 addetti e la provincia di Belluno di 94 aziende intervistate, cui corrispondono circa
4.670 addetti. Inoltre, l’ulteriore novità è che i risultati sono segmentabili per classi dimensionali, che si estendono anche ad una parte della microimpresa: 5-9 addetti, 10-49 addetti, 50
addetti e oltre.
A cura dell’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio di Treviso e Belluno
Foto:qdpnews.it