Le proteste #ioapro in barba alle regole o dentro le regole stanno montando. Tra oggi e domani a Treviso, in Veneto e in vari Comuni, sit-in e previsioni di aperture dei locali, al
chiuso, senza clienti, ma anche possibili aperture o boicottaggi. In altre parole barricate, legali o meno legali, dialoganti o urlanti.
La realtà – spiega
Dania Sartorato, presidente di Fipe-Confcommercio della provincia di Treviso – è sotto gli occhi di tutti. Tutti i bar e i ristoranti, indipendentemente
dalle sigle delle Associazioni o dei Sindacati cui aderiscono, sono esasperati da questo lungo periodo di sacrifici, fatto di poca chiarezza e decreti fisarmonica.
Fipe condivide in pieno le ragioni della protesta. Ci appelliamo ai nostri soci perché facciano sentire che sono vivi nel pieno rispetto della regole Covid e con la massima responsabilità.
Chiediamo a tutti i soci della provincia, non solo di Treviso, che accendano le luci nei propri locali mantenendo però la chiusura al pubblico: è un modo per far capire che non solo il 15, ma
ogni giorno, siamo ancora vivi, con le nostre luci, la nostra proposta di convivialità sospesa, la nostra capacità di resistenza. Siamo le sentinelle di questo tempo sospeso.
A breve non ci sarà solo il bollettino delle vittime ma anche quelle delle imprese morte per Covid19. E andranno messe nel conto che la Politica non ha fatto. Il lungo periodo di sacrifici
che stiamo sopportando, la rinuncia al Natale e Capodanno che rappresenta il 30% dei nostri fatturati, dell’indotto delle cerimonie, ci hanno messo in ginocchio.
I ristori di Natale stanno arrivando solo da un paio di giorni e sono nettamente insufficienti a coprire le perdite, mentre i costi fissi e di affitto corrono tutti i mesi e tutti i giorni.
Delivery e asporto non compensano il mancato lavoro, per questo chiediamo immediatezza nei bonifici e indennizzi calcolati a misura di calo reale. La digitalizzazione doveva cambiare il
rapporto col fisco, ma non è ancora così, funziona solo in un senso.
Questo solo per riparare ai danni materiali, ma i danni “immateriali” sono molteplici: questa pandemia ha diviso le imprese in “inutili” e in “indispensabili”, dividendo i lavoratori in
previlegiati e danneggiati, garantiti e non garantiti, gli imprenditori in “ristorati” e “non “ristorati” appendendoli al filo di un codice Ateco, ha azzerato la vita relazionale, ha ridotto le
persone a una pluralità di solitudini, i consumatori a followers, gli adolescenti in primis.
È ovvio che le proteste di oggi e di domani (15) sono solo l’inizio di uno scontro sociale annunciato, frutto di una frattura destinata ad avere impatti e conseguenze non solo economiche che
mette in evidenza ancora una volta l’incapacità della Politica a comprendere le ragioni vere di chi fa impresa.
Questo periodo rappresenta una grossa perdita finanziaria, ma anche una grave perdita per la democrazia e per l’uguaglianza dei lavoratori.