Marcato: il Mose entro sei mesi funzionerà nei casi di emergenza

L'Assessore dichiara che la gestione sarà dello Stato


Economia - pubblicata il 08 Gennaio 2020


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Fonte: ufficio stampa Giunta Regione Veneto

La novità più importante emersa oggi in Prefettura è che entro sei mesi il Mose sarà in grado di funzionare per le emergenze. Ciò non significa che l’opera sarà completata entro luglio, ma che
le barriere mobili potranno essere messe in funzione per le emergenze.

E’ quanto dichiara l’assessore regionale Roberto Marcato, che oggi ha partecipato, in rappresentanza del presidente Zaia, all’incontro a Venezia con tutti i soggetti legati alla
Salvaguardia della città, a cominciare dal commissario per il Mose Elisabetta Spitz, il Provveditore interregionale per le opere pubbliche del Triveneto Cinzia Zincone, i
commissari del Consorzio Venezia Nuova, il sindaco di Venezia, la Regione del Veneto, il commissario per il Porto, la Capitaneria di Porto e i Vigili del fuoco di Venezia. Alla riunione hanno
partecipato anche i sindaci della gronda lagunare e i rappresentanti del Ministero per i Beni Culturali e il Turismo, nonché della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune
di Venezia e la laguna.

L’altra notizia di rilievo – sottolinea Marcato – è l’impegno del commissario Elisabetta Spitz a presentare a breve il cronoprogramma dei lavori del Mose. Nell’arco di una decina
di giorni verrà convocata in Prefettura la cabina di regìa, per valutare il piano.

Resta invece ancora in sospeso il protocollo fanghi – prosegue Marcato – la cui firma è ferma al ministero dell’ambiente, in quanto manca ancora il parere dell’Ispra. Fa sorridere questa
giustificazione – aggiunge l’assessore veneto – visto che l’Ispra è istituto che dipende proprio dal ministero dell’Ambiente.

Da parte mia e della Regione Veneto l’incontro odierno – conclude Marcato – è stato utile anche per chiarire la delicata questione della gestione futura del Mose, che qualcuno ha
ipotizzato di affidare alla Regione Veneto: visto quanto emerso oggi, e la complessità delle diverse gestioni commissariali che insistono sull’opera e la mancata chiarezza dei ruoli, appare ancora
più evidente che questa è un’opera dello Stato e che dovrà essere lo Stato a gestirla.

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