Naturale inclinazione – parte il cicli di incontri dedicati alla cultura del giardino nel mondo contemporaneo

13, 18, 20 settembre 2024 presso gli spazi Bomben, Fondazione Benetton, verranno ospitati gli incontri pubblici sulla natura selvatica del giardino


Eventi - pubblicata il 12 Settembre 2024


Fonte: ufficio stampa Fondazione Benetton Studi Ricerche

logo azzurro con figura disegnata che danza e la ascritta FONDAZIONE BENETTON STUDI RICERCHE

La natura selvatica del giardino, edizione 2024 di Naturale inclinazione

13, 18, 20 Settembre 2024

Quanto giardini e paesaggi siano sempre, nel bene e nel male, rappresentazione vivente della società che li produce, e quanto natura, giardino, paesaggio siano termini il cui significato e il valore attribuito sono inevitabilmente soggetti a cambiare e a evolversi, anche nella percezione comune e nel discorso pubblico, sono gli argomenti al centro della rassegna La natura selvatica del giardino, edizione 2024 di Naturale inclinazione, il ciclo di incontri pubblici dedicato alla cultura del giardino nel mondo contemporaneo, organizzato venerdì 13, mercoledì 18 e venerdì 20 settembre negli spazi Bomben di Treviso dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, a cura di Simonetta Zanon (responsabile progetti paesaggio), e ispirato a Ippolito Pizzetti (1926-2007), figura luminosa di progettista del paesaggio e del giardino. Il titolo della rassegna rinvia alla sua eredità culturale, riprendendo il titolo della raccolta dei suoi scritti per la rivista «Golem l’Indispensabile».

In programma tre incontri pubblici con addetti ai lavori, studiosi, divulgatori e la proiezione di un film, Clorofilla, opera prima della regista Ivana Gloria dedicato alla potenza del mondo vegetale, per aprire nuove prospettive sui paesaggi del futuro e su diverse forme di convivenza fra uomo e natura, dettate da logiche di sostenibilità ecologica e sociale.

Dall’esperienza romana del lago Bullicante, che indica la strada per possibili riutilizzi di aree di archeologia industriale dismesse, alle opportunità offerte dalla rinaturalizzazione spontanea e dal selvatico. Con uno sguardo rivolto anche al passato per non dimenticare e tenere sempre a mente i rischi di azioni dettate più da ideologie che non da reali attenzioni ambientali.

Racconta Simonetta Zanon – Ancora una volta la naturale inclinazione di Ippolito Pizzetti ispira gli appuntamenti di fine estate che la Fondazione dedica alla cultura del giardino, inteso come luogo (reale e metaforico insieme) di coltivazione e cura, di relazioni ecologiche e sociali.
Natura, giardino, paesaggio… sono termini il cui significato e il valore attribuito sono inevitabilmente soggetti a cambiare e a evolversi, tanto nella riflessione di filosofi e scienziati quanto nella percezione comune e nel discorso pubblico, in relazione al contesto culturale, sociale e politico, al gusto e alle mode, alle conoscenze scientifiche, alle attitudini e sensibilità personali. Giardini e paesaggi sono sempre, nel bene e nel male, rappresentazione vivente della società cheli produce e dell’idea di natura che accompagna il gesto artistico e creativo e condiziona le pratiche di cura. Nello scenario attuale di crisi ecologica a livello globale, pensare alla natura inevitabilmente richiede la messa in discussione della visione dominante, esclusivamente antropocentrica, e un profondo ripensamento del comportamento umano mirato a ricomporre gli ambiti, avvicinare le discipline, favorire nuove alleanze che coinvolgano tutti i viventi che abitano la Terra.

In questa discussione appare centrale il ruolo del selvatico negli spazi vissuti, siano essi scarti dell’Antropocene (Giulia Fiocca, Lorenzo Romito, Ylenia Sina, venerdì 13 settembre ore 17.30), giardini o paesaggi urbani (Antonio Perazzi, venerdì 20 settembre ore 18), tutti ambiti nei quali un’auspicabile inversione dello sguardo, accompagnata dal necessario aggiornamento della narrazione, lascia già intravvedere opportunità straordinarie per i paesaggi del futuro. Con l’avvertenza che per saperli immaginare non si può che partire dalla conoscenza del loro passato e dei contesti nei quali si sono evoluti, interpretandone forme, significati, prospettive, sapendo distinguere il vero interesse per l’ambiente e il paesaggio dalla più o meno esplicita manipolazione ideologica (Marco Armiero, Gianluca Drigo, mercoledì 18 settembre ore 17.30).

PROGRAMMA

Venerdì 13 settembre ore 17.30

Auditorium spazi Bomben, via Cornarotta 7, Treviso

Da rovina dell’Antropocene a paesaggio del futuro.

L’esperienza romana del Lago Bullicante

incontro pubblico con Giulia Fiocca, architetta, Stalker; Lorenzo Romito, architetto, artista, curatore, Stalker; Ylenia Sina, giornalista

Alle soglie del centro di Roma un lago emerso dagli scavi di un cantiere all’interno dell’ex fabbrica della SNIA Viscosa, il più grande insediamento industriale della capitale a metà del Novecento, ha innescato un processo straordinario di rigenerazione ecosistemica: è il lago Bullicante. La sua nascita inattesa, le sorprendenti dinamiche spontanee della sua rinaturalizzazione, la presenza di una prodigiosa biodiversità, hanno indicato con chiarezza la strada da intraprendere per ridefinire il significato e il destino dell’area, a cent’anni dall’edificazione della fabbrica e a oltre mezzo secolo dal suo abbandono. Una strada, questa, che permette di immaginare un futuro innovativo, fondato sui processi ecologici spontanei e sulla straordinaria interazione tra biologico, selvatico e sociale che si sta sviluppando dal basso, qui come in molti altri luoghi dell’abbandono e dello scarto, testimoni delle contraddizioni del nostro passato industriale.
Scoprire sotto casa la biodiversità di un bosco che cresce tra le rovine di una fabbrica tessile, intorno alle rive di un lago naturale, sollecita uno sguardo complesso in grado di valorizzare tutte le opportunità di un’inedita e originale ricomposizione tra i manufatti di archeologia industriale e la natura emergente di un ecosistema la cui crescita e salvaguardia si devono soprattutto alle energie sociali del territorio.

 

A seguire, ore 20.30

Auditorium spazi Bomben, via Cornarotta 7, Treviso

proiezione del film Clorofilla di Ivana Gloria(Italia, 2023, 75’). Introduce la regista.

È notte, una ragazzina corre nel bosco. Il rumore della terra e dei rami spezzati sotto i suoi piedi accompagna un respiro affannoso verso l’unico luogo sicuro, tra le braccia della natura. Maia è ora una giovane donna, i suoi capelli e il suo sangue sono naturalmente verdi e un’attrazione inspiegabile la porta insistentemente a cercare un contatto con la natura, gli alberi, i fiori. Questo è anche il mondo di Teo, che con la sua timidezza e i segreti della sua serra le starà vicino e la aiuterà ad affrontare l’abbandono della sua forma umana per diventare essa stessa Natura. Un’intesa fatta di amicizia, comprensione, attrazione, dove l’incontro tra la forma umana e quella vegetale è forse il vero amore che nessuno dei due ha conosciuto.

Mercoledì 18 settembre ore 17.30

 

Auditorium spazi Bomben, via Cornarotta 7, Treviso

A proposito di giardini, paesaggi, ideologie

incontro pubblico con Marco Armiero, professore di Storia della scienza all’Universitat Autonoma de Barcelona, ICREA, Institució Catalana de Recerca i Estudis Avançats; Gianluca Drigo, dottorando di ricerca in Architettura Città Paesaggio all’Università di Roma Tre, borsista in Fondazione Benetton nel 2023; Anna Lambertini, professoressa di Architettura del Paesaggio, Università di Firenze. Introduce Luigi Latini, direttore della Fondazione Benetton.

 

Ideologie autoritarie e ambientalismo. La natura del duce

(Marco Armiero)

L’ambientalismo non è una categoria metastorica, sempre uguale nel tempo, come se esistesse da qualche parte il decalogo immutabile del bravo ecologista, in base al quale misurare quanto verde sia stato un dato regime o personaggio storico. Senza dare o ritirare patenti di ecologismo, è interessante lavorare sulle ecologie politiche dei regimi autoritari, per esempio sulle pratiche e le narrative attraverso cui quello fascista ha costruito delle nature, tanto immaginarie quanto materiali, funzionali al suo progetto politico. Ecologico non implica un approccio ecologista e non coincide con una “buona” gestione dell’ambiente. Tra leonesse addomesticate e bonifiche integrali, paesaggi coloniali e autarchia, parchi e monumenti, anche il fascismo ha immaginato, usato e trasformato la natura. Il fascismo non si disinteressava della natura ma l’alternativa al disinteresse non sempre è, come qualcuno sembra intendere, una cura attenta.

 

Blut und Boden”. Sviluppo, influenza e declino di un pensiero progettuale

(Gianluca Drigo, con un commento di Anna Lambertini sulle nature urbane berlinesi)

La Germania del primo Novecento vide l’affermazione di un pensiero progettuale, il “Blut und Boden” (sangue e suolo), ben rappresentato da figure quali Willy Lange, Alwin Seifert e Heinrich Friedrich Wiepking-Juergensmann, i principali paesaggisti tedeschi dell’era nazista. Legato a una specifica idea di natura e a una più o meno esplicita missione politica di stampo nazional-identitario, il loro lavoro esercitò una certa influenza anche in contesti esterni allo spazio-tempo della Germania del primo Novecento, basti pensare alla teoria di Lange del “giardino naturale”. La radicale divergenza tra i codici progettuali del “sangue e suolo” e quelli che in seguito avrebbero caratterizzato la pratica paesaggistica tedesca ne determinò, tuttavia, un sostanziale e rapido declino nonostante, ad esempio, l’influenza esercitata sul dibattito contemporaneo sul concetto di “nativo” applicato al progetto di paesaggio. Lungi dal riabilitare una teoria estremamente problematica sul piano etico-politico, si può dire che il “Blut und Boden” rappresenta un pensiero progettuale capace di esercitare una silenziosa ma decisiva influenza sullo sviluppo del progetto del paesaggio del ventesimo secolo e che, pur nell’evidente inadeguatezza di queste teorie nell’epoca della crisi climatica, invita alla riflessione circa l’ambiguo legame tra ideologia e pratica progettuale.

Venerdì 20 settembre ore 18

Giardino della Fondazione Benetton (via Cornarotta 7-9, Treviso, in caso di maltempo, in auditorium)

La natura selvatica del giardino

incontro pubblico con Antonio Perazzi, paesaggista, botanico e scrittore.

Letture tratte dal volume La natura selvatica del giardino di Antonio Perazzi (Einaudi 2024), eseguite da Livio Vianello con interventi al clarinetto di Oreste Sabadin.

Al termine dell’incontro sarà organizzato un firma copie grazie alla collaborazione della libreria Feltrinelli di Treviso.

Selvatico è un mondo che non conosce le nostre regole, che si sviluppa caparbiamente ovunque gli sia possibile. Giardino selvatico è un ossimoro: non esiste un giardino senza un giardiniere. Eppure, la divulgazione scientifica, negli ultimi anni, ci ha consentito una nuova consapevolezza ambientale. Un giardino moderno può permettersi di controllare tutta la natura di cui è composto? E lo può fare senza preoccuparsi del suo impatto su un gruppo di sistemi molto più ampio? Il giardino dove tutto è sotto controllo è ancora conveniente per il giardiniere? E per tutti gli altri organismi che ne permettono la vita e lo tengono in equilibrio? Il giardino che è il punto di contatto tra l’artificio e lo spontaneo deve trovare una nuova dimensione per dialogare con le piante e gli esseri viventi che lo popolano. Non esistono più erbacce, ma solo cattivi giardinieri che non sanno come fare ad agire senza andare contro natura.

 

Ingresso libero. Auditorium spazi Bomben, via Cornarotta 7, Treviso.

L’incontro di venerdì 20 settembre si svolgerà nel giardino della Fondazione (via Cornarotta 7-9, Treviso)o, in caso di maltempo, in auditorium.

Agli architetti e agli agronomi/forestali iscritti ai rispettivi ordini professionali che ne faranno richiesta, saranno riconosciuti i crediti formativi (agli agronomi/forestali solo per gli incontri del 13 e 18 settembre).

Biografie relatori

 

Giulia Fiocca è architetta, ricercatrice indipendente, si occupa di trasformazioni urbane e sociali, comunità marginali, spazi abbandonati, pratiche di autorganizzazione sociali e culturali, dal 2006 con il laboratorio di ricerca urbana Stalker. Docente di Arte Pubblica presso la NABA di Roma e del modulo Stalker nel Master in Environmental Humanities dell’Università Roma Tre; cofondatrice di piattaforme condivise di ricerca e formazione come Primavera Romana (2009-2011), Biennale Urbana (2014), NoWorking (dal 2016) e la Scuola di Urbanesimo Nomade (dal 2017). Sulla vicenda della ex Snia e del lago Bullicante ha scritto il saggio Dove la natura si riprende i suoi diritti. Lago Bullicante ex Snia, Roma, «Crítica Urbana. Revista de Estudios Urbanos y Territoriales», vol. 5, núm. 24 Participación: mito o realidad, giugno 2022.

 

Lorenzo Romito è professore di Space and Design Strategies presso la KU Linz (Austria), docente di Arte Pubblica presso la NABA di Roma e del modulo Stalker nel Master in Environmental Humanities dell’Università Roma Tre. È membro fondatore del laboratorio di ricerca urbana Stalker che, attraverso pratiche partecipative di ricerca-azione, esplora e documenta trasformazioni urbane, sociali e ambientali delle periferie e dei territori marginali, e cofondatore di altre piattaforme condivise di ricerca tra cui Osservatorio Nomade (2001-2009), Primavera Romana (2009-2013), Biennale Urbana (dal 2014), NoWorking (dal 2016)e la Scuola di Urbanesimo Nomade (dal 2017).

Ha pubblicato diversi libri e saggi sul tema dell’architettura relazionale e della città contemporanea.

 

Ylenia Sina è giornalista professionista. Nel 2010 inizia a collaborare come freelance con quotidiani e riviste tra le quali «il manifesto» e «Altreconomia». Dal 2013 al 2021 lavora nella redazione online di Romatoday. Dal 2021 collabora come freelance con diversi quotidiani e riviste nazionali. Attualmente lavora nell’ufficio comunicazione del Forum Disuguaglianze e Diversità. È autrice e coautrice di alcuni libri, tra i quali In prima persona (ed. Alegre), Roma come Napoli e Chi comanda Roma (ed. Castelvecchi). Per Slow News ha pubblicato la serie in sei episodi “Roma Selvatica”, dedicata al lago Bullicante.

 

Marco Armiero è professore di ricerca Icrea all’Istituto di Storia della Scienza dell’Università autonoma di Barcellona. Dal 2019 è presidente della Società Europea di Storia Ambientale. Pur essendo radicato in questo campo, ha sviluppato un’agenda di ricerca transdisciplinare che fonde la storia ambientale con l’ecologia politica e le scienze umane ambientali. Dal 2013 al 2022 è stato direttore dell’Environmental Humanities Laboratory di Stoccolma, diventando una figura di riferimento a livello globale in questo campo emergente. Si è occupato di nazionalismi e natura, migrazioni e ambiente, giustizia ambientale. Con le sue ricerche ha contribuito a creare un ponte tra le scienze umane ambientali e l’ecologia politica.

Tra i suoi libri, L’era degli scarti. Cronache dal Wasteocene, la discarica globale (Einaudi 2021) eLa natura del duce. Una storia ambientale del fascismo (con Roberta Biasillo e Wilko Graf von Hardenberg, Einaudi 2022).

 

Gianluca Drigo, dottorando di ricerca in Architettura Città Paesaggio all’Università di Roma Tre, si è laureato in Architettura presso l’Università Iuav di Venezia nel 2022, ottenendo la dignità di pubblicazione per la tesi intitolata Progetto e Impero. La grammatica spaziale del potere. L’esperienza di tesi, che si interroga sulle modalità di spazializzazione delle strategie di governance del potere, gli ha permesso di confrontarsi con esperienze progettuali e letteratura proveniente soprattutto dalla Germania del primo Novecento, dall’Unione Sovietica, dall’America e dall’Italia. Nel periodo successivo alla laurea, parallelamente ad attività di collaborazione alla didattica allo IUAV di Venezia, indirizza la propria ricerca soprattutto sul progetto del paesaggio della Germania del primo Novecento, tema che successivamente approfondisce grazie alla borsa di studio sul paesaggio della Fondazione Benetton 2023, di cui risulta vincitore.

 

Anna Lambertini, architetta, PhD in Progettazione paesistica, si occupa di architettura del paesaggio come progettista e docente. Insegna Architettura del Paesaggio nel Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze e all’Ecole Euro-Méditerranéenne d’Architecture, de Design et d’Urbanisme di Fés (Marocco). Si interessa in particolare della dimensione dei paesaggi urbani e del quotidiano, con particolare riferimento ai temi della biodiversità e della produzione storica e contemporanea dell’arte dei giardini. Socia AIAPP /IFLA, dal 2016 al 2023 ha diretto la rivista «Architettura del Paesaggio». Tra le sue pubblicazioni, Atlante delle Nature Urbane. Centouno voci per i paesaggi quotidiani (curato con Maurizio Corrado, Editrice Compositori, Bologna 2011) e Urban Beauty! Luoghi prossimi e pratiche di resistenza estetica, Editrice Compositori, Bologna 2013.Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Benetton Studi Ricerche.

 

Antonio Perazzi è paesaggista, botanico e scrittore. Come progettista ha consolidato la sua ricerca con importanti risultati sia nella teoria divulgativa che nella pratica progettuale applicata. Attraverso lo scrivere ci mostra diversi percorsi possibili per un futuro di maggiore biodiversità e di maggior condivisione del benessere per tutte le specie viventi incluso l’essere umano. Il suo approccio è senza forzature verso la natura, lavora in sintonia con i processi naturali e non manca mai di promuovere il mondo selvatico. Tra i suoi libri, Contro il giardino (con Pia Pera, Ponte alle Grazie 2007 e 2021), Il paradiso è un giardino selvatico (Utet 2019), I giardini invisibili (Utet 2022), La natura selvatica del giardino (Einaudi 2024).

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