Stati Generali della Montagna. Intervento del Vicepresidente Unioncamere Mario Pozza


Economia - pubblicata il 26 Luglio 2020


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Fonte: ufficio stampa presidenza

Sono intervenuto in qualità di Vicepresidente di Unioncamere Nazionale e di presidente di una camera di commercio montana alla riunione degli Stati Generali della montagna che si sono svolti in 24
e 25 luglio, presente il Ministro per e Politiche Regionali Boccia ed altri illustri relatori.
E’ un appuntamento importante che si tiene periodicamente per fare il punto sulle politiche nazionali a sostegno dei territori – sono il 35% del Paese – che per la loro conformazione geografica
presentano tanti profili di svantaggio, per cui è difficile, garantire pari condizioni di accesso ai servizi per i cittadini e soprattutto per le imprese.
Nel mio intervento ho ricordato che in questo contesto di svantaggio diventato più pesante nei mesi scorsi a causa della emergenza sanitaria prima e poi economica e sociale – conteremo a fine anno
le imprese che lasceranno l’attività -, le Camere di commercio per non lasciare sole le imprese, hanno rafforzato il dialogo con le forze produttive dei propri territori e, usando risorse proprie,
hanno avviato primi interventi per aiutare le imprese nel delicato passaggio dalla fase della gestione del lockdown a quella della progressiva ripartenza. Complessivamente abbiamo investito quasi
300 milioni di euro per mettere in atto azioni tempestive, tagliate a misura di impresa su cinque ambiti di intervento: credito, digitale, export, turismo, informazione sui provvedimenti, oltre
all’affiancamento costante alle Prefetture di tutta Italia per individuare le attività che potevano rimanere aperte.
Duecento milioni di euro è la cifra che abbiamo destinato soltanto al credito per venire incontro al grave deficit di liquidità delle imprese. Siamo oggi nella fase della gestione della ripartenza,
le buone notizie che ci arrivano dall’Europa ci portano in una cornice di maggiore fiducia per il futuro. Tuttavia, per molte imprese, le difficoltà sono nel presente, bisogna dunque attivare
velocemente le risorse europee per sostenere da subito gli sforzi dei nostri sistemi imprenditoriali. La ripartenza per le nostre imprese vuol dire riorganizzare profondamente la propria attività.
Vuol dire adattarsi ad una “nuova normalità” fatta di digitale e cambiamenti nei modelli organizzativi e di business, come anche di ricerca di nuove competenze.
Anche la pubblica amministrazione dovrà rivedere profondamente il proprio funzionamento, mutando approccio e modalità di intervento. Bisogna rivedere il sistema dei controlli accentuando quelli ex
post rispetto a quelli ex ante e agevolando un maggiore utilizzo delle autocertificazioni e delle certificazioni volontarie.
L’emergenza Covid-19 ha messo in luce le criticità attuali e le opportunità future, accelerando alcune trasformazioni che erano già in atto e che ormai non sono più “rimandabili”: infrastrutture
digitali e servizi connessi privati e pubblici, infrastrutture materiali e riorganizzazione del sistema produttivo soprattutto nelle filiere strategiche per il paese, anche – o forse soprattutto –
in ottica di sostenibilità ambientale.
Secondo le nostre stime vi è un evidente effetto positivo degli investimenti green delle imprese, con un +18,5% di valore aggiunto per addetto. Sono filoni progettuali che vanno resi cantierabili
così da consentire un efficace atterraggio delle tante risorse comunitarie in fase di attivazione. È necessario vincere con estrema urgenza la sfida del digital divide, bisogna accelerare il
completamento del piano nazionale per la Banda ultra-larga e di prevedere forme di supporto alle imprese e ai cittadini, nell’adozione di soluzioni alternative di connessione veloce, come ad
esempio quelle satellitari, senza dimenticare l’avvento della telefonia 5G.
Il rischio altrimenti è duplice: da un lato, quello di ampliare ulteriormente il divario di opportunità tra chi vive in città e chi vive e lavora in montagna o nelle zone più isolate e, dall’altro
lato, quello di vedere chiudere molte imprese per l’impossibilità di accedere alla domanda di mercato sempre più digitale. Anche le scelte dei cosiddetti “investitori” sono condizionate dalla
presenza di infrastrutture digitali nel territorio: se ha internet veloce un territorio può essere preso in considerazione, se non lo ha viene scartato a priori. In questo quadro, si pone la
questione dei servizi digitali, a cominciare da quelli della Pubblica Amministrazione.
Tra questi, ci sono anche tanti strumenti e servizi digitali messi a punto dal Sistema camerale per rendere più semplice e immediato il rapporto con e tra le imprese, semplificando la gestione
quotidiana degli adempimenti burocratici e i rapporti commerciali tra loro: lo sportello unico per le attività produttive digitale, gestito dalle Camere di commercio in collaborazione con oltre
3.500 Comuni, il servizio di fatturazione elettronica per le piccole imprese, il “cassetto digitale” che mette gratuitamente a disposizione dell’imprenditore e del suo legale rappresentante tutte
le informazioni ufficiali contenute nel Registro delle imprese.
Stabilita questa priorità di intervento, ci sono poi una serie di politiche attive per lo sviluppo dei sistemi territoriali montani, che si potrebbero mettere in atto per rispondere alle specifiche
esigenze di queste aree. Non bisogna mai perdere di vista le esigenze infrastrutturali materiali i collegamenti stradali che servono per la movimentazione dei prodotti ma soprattutto per le persone
che devono raggiungere la montagna e godere della bellezza in sicurezza e tranquillità. Nei prossimi anni arriveranno a Belluno i vista degli appuntamenti internazionali 280 milioni di € per
implementare e i collegamenti.
Il fattore tempo è essenziale per vincere le sfide che ci aspettano. Ma bisogna pensare in grande immaginando una provincia connessa autonomamente con i territori del nord Europa, con Venezia il
resto della regione per evitare lo “splendido isolamento”. MI sono permesso di ricordare che una delle principali attività economiche presenti nelle zone montane e rispetto alla quale risulta
cruciale la necessità di un’accelerazione è quella legata alle attività turistiche di escursionismo, enogastronomia, sport, eventi culturali e religiosi, visita di luoghi e centri storici, anche
collegate con il sistema nazionale delle ciclovie e dei “cammini”: il cosiddetto turismo lento. Un turismo sostenibile, sia in termini ambientale che sociali che può dare un forte contributo alla
ripresa dalla situazione di crisi provocata dal Covid, visto che nel breve periodo sarà soprattutto il mercato interno ad essere protagonista.
Promuovere mete turistiche alternative vuol dire favorire forme di turismo maggiormente rispettose dell’ambiente, del territorio e delle identità locali ma anche forme di turismo che coinvolgono
territori periferici e zone marginali. Vuol dire anche favorire mete che sono fruibili a prescindere dei periodi di maggiore affluenza legati alla stagionalità, rappresentando dunque un fattore
importante di destagionalizzazione, di ampliamento del periodo di permanenza e di decongestione dei flussi turistici.
A queste linee di azione andrebbero associate altre iniziative dirette alla qualificazione e alla promozione delle produzioni locali ma anche forme di sostegno alla commercializzazione che
sfruttino le potenzialità dell’e-commerce, al quale la grande maggioranza dei consumatori si è rivolta durante la fase di lockdown. Una strategia, insomma, che si basa sul favorire l’incontro tra
la domanda e l’offerta di montagna nelle tre dimensioni della sostenibilità: ambientale, economica e sociale.
Da un lato, l’accessibilità dei turisti/consumatori con le infrastrutture materiali e immateriali – non dimenticando gli impianti di risalita fortemente in difficoltà già da anni – dall’altro con
l’integrazione tra le filiere delle eccellenze territoriali (artigianali, enogastronomiche, etc.), il sistema turistico locale e il veicolo del turismo slow (cammini, ciclovie, etc.). Una strategia
che può vedere il fattivo contributo delle Camere di commercio sia per mettere a fattor comune gli asset turistici con quelli legati ad altre filiere produttive sia per individuare le priorità di
intervento pubblico, anch’esso integrato tra i vari enti, negli investimenti da realizzare a beneficio delle comunità delle imprese montane che, come detto a proposito della dimensione, presentano
una correlazione diretta con le famiglie residenti in quei territori. Promuovere dunque, una transizione verso la sostenibilità che deve coinvolgere tutte le filiere produttive anche e,
soprattutto, nello sfruttamento delle risorse naturali: risorse idriche e forestali, lavorazione della pietra, produzione energetica.
Per questo andrebbero fortemente valorizzati i principi dell’economia circolare, che richiede una profonda revisione dei modelli di business – pensiamo alla filiera del legno -. Un approccio che
per le imprese “montane” può provocare un nuovo e diverso rapporto di filiera con le imprese del “fondo valle”. Anche su questo tema vanno previsti non solo dispositivi di sostegno, ma anche azioni
di accompagnamento e promozione della collaborazione tra imprese. L’economia circolare, infatti, è parte costituiva di una nuova politica industriale, in grado di aumentare la competitività,
ridurre la dipendenza dalle materie prime da importare, generare benefici macro-economici sulle bilance commerciali e benefici diretti per le imprese.
La partita è aperta e sul campo ci sono molti temi che vanno non solo approfonditi e discussi come è successo in questa puntata degli Stati Generali, ma sulle questioni vanno prese delle decisioni.
Ho registrato con piacere che il Ministro Boccia presenterà a settembre la sua proposta per dare corpo alla richiesta che da noi è stata oggetto di un Referendum popolare. La questione
dell’Autonomia regionale e della chiarezza delle competenze tra il Governo ed i territori è centrale per accelerare i processi di cambiamento.
La Corte costituzionale ha da poco riconosciuto la legittimità della Riforma delle camere di commercio e sicuramente anche il sistema economico, rappresentato in questi enti, saprà dare, come ha
sempre dato, il proprio contributo utile e positivo attento agli interessi generali ed alla crescita delle nostre Comunità.
Mario Pozza Vicepresidente Unioncamere
Presidente Unioncamere Veneto Presidente
Camera di Commercio di Treviso- Belluno|

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