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Il Presidente di Unioncamere del Veneto, Mario Pozza, commenta gli 8 incidenti avvenuti in A4 nel corso della giornata di ieri: è una situazione insostenibile. Lo ripetiamo da mesi che è ingiustificabile quello che sta succedendo e lo dicono i numeri che parlano di vero e proprio un bollettino di guerra che continua a correre registrando incidenti quasi ogni giorno. Fortunatamente ieri non ci sono state conseguenze gravi e drammatiche come in altri episodi, ma così non si può andare avanti. Serve un’accelerata del Governo per risolvere questo problema enorme: questo tratto di autostrada mette in ginocchio un intero sistema economico. Non è più il tempo di riunioni, incontri, tavoli o riflessioni, ma è necessario intervenire con investimenti per far partire finalmente i lavori su questo tratto autostradale che ormai viene definito “maledetto”.
Siamo consapevoli che in questa fase ci sono problemi enormi da affrontare come le conseguenze della guerra, i costi di carburante e dell’energia ma siamo altrettanto consapevoli che non possiamo dimenticarci la priorità che ha la terza corsia. La situazione si trascina da anni su questa infrastruttura ed ora non è più un’opzione, ma una necessità. Siamo consapevoli di essere la locomotiva del Nordest, ma per essere tale dobbiamo essere messi nella condizione di poter lavorare. Ieri infatti gli incidenti hanno coinvolti mezzi pesanti che trasportavano merci e questo significa ritardi e disagi, ma soprattutto perdita di competitività nel lungo periodo.
Purtroppo i ritardi accumulati hanno causato anche un danno economico perché senza ombra di dubbio ora i costi dei cantieri sono lievitati e questo ricade anche sui contribuenti. Questo, però, è un ulteriore fattore che ci dice che non si può più perdere tempo. Ogni giorno che passa aumentano gli effetti negativi su cittadini, imprese e comunità.
Come Unioncamere del Veneto da tempo stiamo sottolineando la necessità di trovare una soluzione e mettere fine a questa vicenda. Il nostro è un appello all’assunzione di responsabilità perché ogni giorno perso rischia di allungare il bollettino di guerra.