12. Il sistema Treviso in sintesi

Negli ultimi due articoli per la Rubrica “Investire a Treviso” ci siamo occupati di fare una sintesi dei punti di forza dell’economia trevigiana e di aggiornare i dati di contesto che risalivano a qualche anno addietro quando si era tratteggiato il contesto economico in cui si poggiava l’attrattività del Sistema Treviso. Tali interventi sono risultati utili per presentare in maniera sintetica (e quindi più direttamente percepibile da parte dell’operatore esterno) i motivi di attrazione dell’economia provinciale e per fornire dati aggiornati il più possibile.

Ora, prima di chiudere definitivamente questa parte generale, è opportuno addivenire ad un ulteriore presentazione di sintesi, sia per caratterizzare ulteriormente agli operatori che non conoscono l’economia del territorio le reali potenzialità dell’area, sia per costruire un quadro sinottico qualitativo e schematico dei motivi di attrazione.

Ovviamente, in questa sintesi non si parla della crisi attuale perché la prospettiva dell’investimento è il ritorno a medio – lungo termine e pure in quanto, tenuto conto della globalizzazione della crisi medesima e del fatto che questa  sembra meno palese nella nostra provincia, esistono le condizioni di un suo superamento in un tempo abbastanza contenuto, almeno per i settori di punta più dinamici e volti all’internazionalizzazione.

Comunque, si provvederà eventualmente in seguito con un articolo specifico volto ad indicare i principali effetti della crisi finanziaria sull’economia reale della provincia. Inoltre, si avverte sin d’ora che la rubrica proseguirà il servizio con approfondimenti soprattutto riferiti alle più significative unità ed eccellenze dell’area.

 

 

Sulla base dei punti di forza già individuati e con qualche precisazione ulteriore è possibile costruire un modello di eccellenza del Sistema Treviso, ossia un modello che illustri sinteticamente, ma efficacemente ed in maniera essenziale, i fattori propulsori dello sviluppo in provincia di Treviso che costituiscono le eccellenze da imitare e da diffondere. Tale modello, anche se eminentemente qualitativo, è utile per una valutazione complessiva dei punti di forza da parte degli operatori esterni e per un loro successivo orientamento sull’attrattività del territorio e sui fattori di eccellenza che possono procurare loro un qualche vantaggio.

Il modello riportato alla fine dell’articolo può essere così interpretato.

L’aspetto di eccellenza fondamentale e da cui parte il circolo virtuoso dell’economia locale è dato dalla elevatissima propensione all’esportazione della provincia di Treviso. L’indicatore corretto export/PIL mostra per la nostra economia un valore superiore alla media del Veneto che è la prima regione in Italia e risulta secondo soltanto alla provincia di Vicenza. Questa situazione di eccellenza fondata sull’internazionalizzazione rappresenta il volano essenziale dello sviluppo economico territoriale in un Paese come l’Italia ove l’apertura internazionale è presente da tempo ma non a livelli soddisfacenti.

Infatti, la propensione all’esportazione comporta due altri aspetti importanti dell’economia territoriale:

− la competitività del nostro sistema manifatturiero, in grado di vincere la concorrenza sui mercati internazionali in termini di qualità/prezzo e di entrare anche in nuovi mercati relativamente protetti;

− la capacità di conquistare quote di mercato della domanda mondiale, ampliando così il proprio “business” e contando sulla continua espansione di tale domanda in virtù dello sviluppo dei Paesi emergenti, seppur con tassi di crescita diversi ed oscillanti.

Questi due vantaggi collegati tra loro rafforza la tesi che le prospettive dell’economia trevigiana possono considerarsi favorevoli nel medio – lungo termine, oltre l’attuale crisi dell’economia globale. Ma la competitività e la correlata attrazione della domanda dipendono, nell’ambito del diversificato sistema produttivo locale, soprattutto dal comportamento – guida della media impresa. In questo

1 territorio, infatti, in assenza di imprese molto grandi ed in presenza di una quasi totalità di piccole e microimprese, prevale più che altrove la numerosità e l’operatività della media impresa, in grado di internazionalizzarsi come la grande e di dar vita al noto fenomeno delle “multinazionali tascabili“, pur soffrendo meno delle rilevanti difficoltà organizzative dei grandi gruppi. In questo modo, si consegue un elevata produttività e redditività a livello aziendale per l’ottenimento della migliore combinazione quantità/prezzo, tenuto conto dell’ampia domanda potenziale che si presenta a livello internazionale.

Ma le medie imprese sono comunque organizzate in gruppi e filiere e talvolta guidano pure consistenti frazioni di distretti industriali. Pertanto, l’eccellenza e la competitività delle medie imprese si riverberano anche su tali aggregati di aziende, producendo anche su questi sistemi i vantaggi sopra accennati.

Infine, questo modello virtuoso produce i suoi effetti positivi in termini di attrattività (dall’esterno) dei fattori produttivi più rilevanti. In particolare, si ha una notevole attrazione di risorse umane, non solo di manodopera extracomunitaria, ma anche di imprenditori e tecnici stranieri o provenienti da altre zone d’Italia. Anche le risorse creditizie messe a disposizione dal sistema bancario non sono indifferenti, in quanto gli impieghi superano notevolmente i depositi. Le risorse finanziarie in termini di capitale di rischio, tradizionalmente scarse, stanno presentando negli ultimi anni una notevole dinamica, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti diretti esteri in entrata nella provincia.

Sempre a proposito di attrattività, non si possono trascurare gli scambi e le relazioni intessute dal sistema trevigiano nei confronti del resto del mondo, non soltanto in termini di relazioni di mercato, ma anche di cooperazioni produttive e finanziarie.

Tutto questo può essere sintetizzato a livello individuale con il già accennato secondo posto di Treviso in Italia, rilevato da un’indagine de “Il Sole – 24Ore” con un sintetico indice di felicità personale.

Ovviamente, questo modello di eccellenza non riesce a coinvolgere l’intera collettività provinciale, ma soltanto una parte delle attività e della popolazione legate alle situazioni ora citate. Quindi, il punto di debolezza cruciale per l’economia trevigiana consiste appunto nella difficoltà di espandere il proprio modello di eccellenza alla restante parte del sistema produttivo ed in particolare ai servizi pubblici e privati ed al mercato interno.

 

Renato Chahinian