Lo sviluppo dell’economia provinciale

L’art. 1 della legge di riforma delle Camere di Commercio (n. 580/1993) prevede che le stesse Camere svolgano “funzioni di interesse generale


L’art. 1 della legge di riforma delle Camere di Commercio (n. 580/1993) prevede che le stesse Camere svolgano “funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese curandone lo
sviluppo, nell’ambito delle economie locali
“.

Quindi lo sviluppo dell’economia provinciale è lo scopo di ciascun ente camerale e pertanto quest’ultimo esercita a livello provinciale tale competenza in maniera pregnante, perché orienta tutta la
propria attività a questo fine ed indica al sistema delle imprese come perseguire al meglio lo stesso sviluppo. La Camera di Commercio, cioè, è l’ente istituzionalmente riconosciuto competente per
programmare lo sviluppo del sistema delle imprese e quindi dell’economia provinciale.

Infatti, il sistema delle imprese di tutti i settori (chiamato più generalmente sistema produttivo) coinvolge nel suo operare le altre categorie economiche dei lavoratori
dipendenti
, dei consumatori e dei lavoratori autonomi (categorie professionali), formando così un sistema economico. Ma il sistema
economico interagisce anche con il cosiddetto “terzo settore” e con la Pubblica Amministrazione, dando luogo al sistema socio-economico, il quale
inoltre deve essere sostenibile per contemperare tutti gli interessi e le aspettative di crescita, sia ecologico-ambientali che dei portatori di interessi diffusi
(associazioni, organizzazioni sindacali, partiti, ecc.). Lo sviluppo sostenibile del sistema socio-economico porta al benessere generale della collettività e, in
ultima analisi, alla qualità della vita.

Lo scopo della Camera di Commercio è quindi lo sviluppo del sistema delle imprese, compatibilmente con tutti gli altri vincoli e cioè con il benessere della collettività e con la qualità della
vita. Pertanto l’Ente attua politiche ed orienta il sistema delle imprese per un loro sviluppo che crei un benessere collettivo, e non l’affermazione spinta del sistema produttivo nel suo unico
interesse, anche in contrasto od a danno degli altri “attori” socio-economici locali. Se si verificasse questa eventualità, infatti, una simile politica camerale non potrebbe durare a lungo perché
ogni vantaggio del sistema produttivo andrebbe a svantaggio degli altri sistemi locali, creando reazioni contrarie a catena che si riverberebbero negativamente anche sullo stesso sistema delle
imprese e non si produrrebbe alcun vantaggio alla collettività.

Per questo la Camera, nella sua qualità di ente pubblico, svolge le sue funzioni per lo sviluppo del sistema delle imprese a vantaggio dell’intera collettività e pertanto in
generale quanto viene programmato ed operato dalla Camera, pur rivolto allo sviluppo produttivo di tutti i settori (contemperandone le esigenze di crescita), è finalizzato ad un interesse
collettivo ancor più generale.

La programmazione della Camera di Commercio di Treviso è quinquennale (in corrispondenza temporale con il mandato degli Organi camerali) e riguarda tutte le sue funzioni prendendo lo spunto da
ipotesi di scenario futuro, ma sempre prefigurando un miglioramento dell’intera collettività provinciale. Tralasciando i servizi amministrativi, sia esterni che interni, il programma promozionale
per il prossimo quinquennio (2006/2010), proprio per rafforzare il legame socio-economico con tutta la collettività, è stato definito assieme alla Provincia nel più generale Patto
strategico di sviluppo
con tutte le componenti del sistema locale.

L’Ente camerale, oltre a collaborare per la realizzazione di tutti gli Assi individuati nel programma, si farà carico principalmente di attivare quelli n. 3 e n. 4 e precisamente quelli per:

definire un processo di innovazione e riposizionamento competitivo della Marca;

sviluppare le politiche della conoscenza come leva strategica.

Il primo riguarda la necessità di ravvivare l’innovazione in ogni sua forma (tecnologica, organizzativa e commerciale) per migliorare la competitività del tessuto produttivo esistente, ma è
prevista pure una ristrutturazione del sistema per un riposizionamento competitivo dei distretti, filiere e settori, attraverso: una terziarizzazione delle attività industriali, una maggiore
integrazione di filiere e di settori, un ampliamento delle reti distrettuali. In questo modo si può rafforzare l’industria manifatturiera, che rimane comunque il “Core business” del nostro
territorio, con azioni che permettano:

la crescita dell’efficienza, efficacia e produttività con l’ausilio di servizi avanzati e mirati;

la formazione di interdipendenze settoriali più marcate per ravvivare sinergicamente tutte le opportunità territoriali collegate ai settori di punta;

l’ampliamento delle reti di cooperazione a tutto il resto del mondo per ricercare ogni occasione di sinergia di miglioramento;

la diffusione di maggiori servizi alle persone per soddisfare nuovi bisogni ancora latenti.

Il secondo asse è invece mirato a sviluppare la conoscenza (individuale e collettiva) quale fattore determinante lo sviluppo e ciò nella consapevolezza che tutto il nostro agire avviene sulla base
di un sapere, di una competenza accumulata che, se opportunamente migliorata, permetterà di agire meglio e quindi di conseguire risultati quantitativamente e qualitativamente superiori. Ovviamente
lo sforzo non è quello di aumentare genericamente la conoscenza in tutti i diversi campi ed i differenti livelli individuali, ma di approfondire i temi e le specializzazioni strategiche per lo
sviluppo.

In altri termini, si tratta di selezionare adeguatamente le conoscenze che maggiormente possono aiutare i nostri operatori a superare le difficoltà cruciali dell’economia locale ed a sfruttare
profittevolmente tutto quell’ampio sapere culturale e scientifico che già teoricamente esiste, ma che è scarsamente approfondito nelle sue applicazioni pratiche.
Per questi motivi, le principali azioni del programma riguardano: il sapere manageriale, la formazione correlata a specificità distrettuali, la collaborazione tra Università e sistema produttivo,
l’orientamento scolastico e professionale, l’apprendimento integrato, ecc. .

Se tutto il sistema produttivo (e non soltanto la Camera di Commercio e la Provincia quali promotori del Patto strategico) saprà andare nella direzione tratteggiata dai due assi ora descritti,
certamente il nostro territorio provinciale, pur con tutte le incognite derivanti dai comportamenti concorrenziali dell’intero pianeta globalizzato, accrescerà la sua capacità competitiva e quindi
potrà in ogni caso conseguire un certo grado di sviluppo nel prossimo quinquennio. Altrimenti, lo stesso sviluppo andrà in quei Paesi o territori che sapranno seguire di più e meglio queste linee
di indirizzo.
Camera di Commercio e Provincia, da parte loro, attueranno direttamente o promuoveranno le azioni ritenute più significative per lo sviluppo dell’economia provinciale.

Renato Chahinian
Tratto da “L’Economia della Marca Trevigiana”, Agosto 2005