Lo sviluppo settoriale

La politica di sviluppo dell’economia provinciale, già delineata nelle sue linee essenziali nel precedente numero di questa rubrica


La politica di sviluppo dell’economia provinciale, già delineata nelle sue linee essenziali nel precedente numero di questa rubrica attraverso la sintesi degli assi 3 e 4 del Patto strategico di
sviluppo, abbisogna di varie precisazioni e di un’articolazione degli interventi da adottare sotto l’aspetto settoriale, dimensionale e territoriale. Infatti, ogni azione possibile per lo sviluppo
assumerebbe un significato molto vago e darebbe risultati inconcludenti se si pensasse di attuare le due politiche fondamentali (dell’innovazione e della conoscenza) a tutto il sistema produttivo
in maniera uniforme ed indeterminata.

Innanzi tutto, le risorse necessarie per articolare queste azioni nei confronti di tutte le imprese dovrebbero essere enormi e la diffusione di innovazioni e conoscenze standardizzate sarebbe
inutile per le unità già avanzate e comunque poco utile per le altre (ciascuna con la sua specificità e le proprie esigenze particolari). Si tratta, pertanto, di individuare le politiche e le
conseguenti azioni in grado di essere prioritarie per opportuni aggregati di imprese ritenuti strategici e di creare poi le condizioni affinché gli effetti positivi si propaghino in altre aree del
sistema e che diano luogo ad altre iniziative di sviluppo indotte dalle prime,coinvolgendo così a cascata porzioni sempre più ampie dell’economia provinciale.

Una base di partenza per tale opera di selezione delle priorità è data dai settori da sviluppare perché si possano innescare cicli virtuosi.

Dall’” target=”_blank”>analisi dell’economia trevigiana, è noto che prevale il terziario, ma il secondario (soprattutto
manifatturiero) è molto presente e pure l’agricoltura non è marginale. Anzi nella nostra provincia il peso dell’industria in senso stretto è superiore alla media regionale, la quale a sua volta è
superiore a quella nazionale (v. prospetto riportato). Dati i pericoli della competitività internazionale che minaccia il secondario ed il primario, è più opportuno spostarsi progressivamente e più
decisamente di altri territori verso il terziario. Ma un salto troppo brusco in questa direzione porterebbe ad una grave crisi di transizione, aggravata dal fatto che il manifatturiero è ancora
attivo e vitale e che nel terziario le altre aree del Paese sono partite in anticipo e quindi ora sono certamente più avanzate. Non rimane quindi che scegliere un terziario integrato al primario ed
al secondario, cioè al servizio dell’agricoltura e dei settori di punta del manifatturiero per rafforzarli e renderli più competitivi, offrendo al resto del mondo beni e servizi avanzati ed
innovativi che altri non possono o non riescono a produrre meglio o a migliori condizioni.

Si deve sviluppare pertanto un terziario avanzato che rafforzi i settori migliori dell’agricoltura (produzioni tipiche e di qualità) ed i settori di punta della nostra industria (calzatura
sportiva, legno-arredo, metalmeccanica, abbigliamento). Sono questi considerati settori tradizionali, presenti diffusamente in molti Paesi anche in via di sviluppo, ma che possono ridiventare
competitivi se alimentati da un valore aggiunto fornito da servizi specifici in tutte le aree della gestione aziendale (produzione, commercializzazione, amministrazione). Lo sviluppo dei servizi
avanzati per lo sviluppo di questi settori è quindi il meccanismo di sviluppo che dovrebbe creare un circolo virtuoso di cui verrebbe a beneficiare l’intera economia provinciale.

Ovviamente, le politiche di sviluppo sono sempre quelle dell’innovazione e della conoscenza, ma esse debbono essere orientate verso le specifiche esigenze dei settori ora individuati. Infatti, la
direzione giusta di queste politiche deve tendere alla ricerca mirata di:

innovazioni tecnologiche, organizzative e commerciali specifiche per i settori sopra indicati;

conoscenze specialistiche ed adeguate (da diffondere e far assimilare) nelle materie strategiche riguardanti lo sviluppo dei medesimi settori.

Per fare un esempio dell’impegno della Camera di Commercio su questo fronte, si possono citare per il settore della calzatura sportiva (ma altre iniziative sono in corso od in programma anche in
altri settori):

le sperimentazioni tecnologiche di rapid prototyping, rapid tooling e rapid manufacturing per abbreviare il time to market di introduzione dei prodotti sul mercato e per conseguire notevoli
risparmi di costo nel ciclo produttivo;

l’osservatorio dei consumi e della moda per anticipare le conoscenze sulle tendenze dei mercati e quindi per organizzarsi tempestivamente in maniera idonea.

Ovviamente, per ottenere risultati concreti apprezzabili da queste politiche a livello di settore, occorre una diffusione capillare delle innovazioni e delle conoscenze acquisite che generalmente è
difficile da conseguire. Per questo, diventa indispensabile la presenza di:

canali di comunicazione efficaci e convincenti, come possono essere le strutture intermedie associative di settore, o di distretto, oppure di consorzio;

leadership di filiera, in cui aziende più avanzate (generalmente di medie dimensioni) sono in grado di stimolare e di imporre ai diversi partners della catena produttiva innovazioni e standard
prestazionali adeguati alle esigenze della filiera nel suo complesso.

Oltre ai servizi per le imprese e per il contesto produttivo esistente, un vantaggio non indifferente allo sviluppo dell’economia provinciale può derivare anche dall’espansione dei servizi alla
persona, in quanto sono ancora ampi i margini di domanda scoperti nel diversificato campo dei servizi sociali ed assistenziali. Anche in questo settore esistono comunque riflessi positivi per la
competitività dei già citati comparti tradizionali. Basti pensare, per esempio, ai vantaggi in termini di presenza e produttività derivanti dalla maggior capacità lavorativa ottenuta con
un’assistenza sanitaria più tempestiva ed efficiente.

Se la via da intraprendere appare chiara, i tempi di transizione non potranno essere celeri per le difficoltà di una riconversione settoriale (ma anche di conoscenze e di mentalità diffusa), per
cui inevitabilmente si creeranno crisi e tensioni economico-sociali. L’impegno della Camera è finalizzato verso una transizione più rapida possibile, considerato che gli stessiservizi camerali
appartengono al terziario avanzato.

Renato Chahinian
Tratto da “L’Economia della Marca Trevigiana”, Ottobre 2005