6. Considerazioni finali per gli operatori economici

Dopo aver analizzato scientificamente, anche se in maniera molto sintetica, l’attrattività di un territorio ed i fattori che la alimentano, con riferimento al sistema produttivo trevigiano, al fine di individuare con un elevato grado di obiettività gli elementi che possono rivelarsi in maniera decisiva motivo di attrazione per operatori esterni e per gli stessi residenti, è opportuno presentare alcune considerazioni finali da un punto di vista generale e qualitativo.

Tali considerazioni riguardano i motivi che interessano gli operatori economici per intrattenere rapporti commerciali, economici, o comunque collaborativi con operatori della provincia di Treviso. Ovviamente deve trattarsi di rapporti di reciproca soddisfazione, ossia di relazioni che possono creare vantaggi per entrambi gli interessati.

Nei prossimi paragrafi, invece, si illustreranno i motivi di attrazione nei confronti del sistema Treviso rispettivamente per le risorse umane (capitale umano e capitale relazionale, compresa l’attrazione dei talenti) e per le risorse economico – finanziarie ( ossia quelle relative all’attrazione di capitale di rischio e di credito, nonché a nuovi insediamenti nella Marca Trevigiana).

Iniziando dal primo argomento e richiamando alcuni aspetti già messi in evidenza in precedenti articoli, si può riepilogare che l’intera provincia presenta parecchi motivi di attrattività, in quanto:

  1. è ben dotata di fattori di contesto socio – economico rilevanti (si è posizionata al 16° posto in Italia nella graduatoria delle 103 province);
  2. non possiede molte grandi imprese, ma dispone di un tessuto articolato e ricco di PMI, tra cui la maggior parte delle medie imprese costituisce l’asse portante dello sviluppo economico locale;
  3. nel territorio sono presenti alcuni settori – distretti molto specializzati e dinamici.

Per quanto riguarda le specializzazioni di settore e/o di distretto, sono già stati individuati tra i fattori di struttura settoriale della provincia di Treviso:

  1. il distretto del legno – arredo integrato con l’analoga area produttiva in provincia di Pordenone;
  2. quello della calzatura sportiva nell’area di Montebelluna;
  3. quello della lavorazione meccanica dell’acciaio inox;
  4. il settore della vitivinicoltura (con il distretto del vino “Prosecco”) ed il connesso comparto gastronomico – alimentare;
  5. la costruzione di macchinari (soprattutto destinati all’agro – alimentare ed all’abbigliamento);
  6. alcuni comparti dell’ICT (“Information and Communication Technology”);
  7. il trattamento dei rifiuti.

A queste specializzazioni settoriali, si devono aggiungere altre che non sono state prese in considerazione dalle indagini già richiamate e precisamente:

  1. l’agricoltura, con una forte presenza delle produzioni di cereali ed ortaggi ( oltre a quelle vinicole già citate), e la zootecnia;
  2. il tessile – abbigliamento;
  3. la fabbricazione e lavorazione di materie plastiche;
  4. la lavorazione di minerali non metalliferi;
  5. produzioni metalmeccaniche varie;
  6. produzione di apparecchi elettrici;
  7. altre attività eccellenti nel ramo dei servizi.

Ma l’attrattività del sistema produttivo trevigiano non può riguardare soltanto la sua struttura settoriale, bensì anche la composizione dei suoi scambi commerciali. Tenuto presente che non esistono informazioni sugli scambi interni a livello nazionale con le altre province e regioni, bisogna rifarsi esclusivamente ai dati di commercio estero, ma le tendenze che emergono da quelli (e quindi le opportunità che ne derivano) possono valere anche per il mercato interno, considerato che quello estero è maggiormente concorrenziale.

Infatti, la provincia di Treviso è seconda nel Veneto ed ai primi posti in Italia, sia per esportazioni che per saldo della bilancia commerciale (esportazioni meno importazioni) e questo fatto quindi denota un’apertura internazionale molto accentuata delle nostre produzioni. Ma l’apertura ai mercati esteri è indice di elevata competitività dei prodotti offerti, in quanto i mercati internazionali sono molto più concorrenziali di quelli interni per la forte competitività dei prodotti offerti a basso costo dai Paesi emergenti. Se, nonostante tutto e considerando pure il fatto che il sistema produttivo trevigiano offre proprio beni di settori tradizionali in concorrenza con quelli prodotti in questi ultimi Paesi, le vendite all’estero della nostra provincia sono tanto elevate e continuano a crescere in corrispondenza dell’espansione dei mercati mondiali, significa che le merci collocate sono concorrenziali sotto l’aspetto qualità/prezzo.

Questa posizione preminente deve essere attentamente valutata anche da altri mercati esteri e dallo stesso mercato interno, i quali, per i beni di effettivo interesse, dovrebbero meglio individuare le concrete opportunità di acquisto secondo le usuali regole di convenienza, che invece non sempre vengono vagliate con la dovuta attenzione. In altri termini, è probabile che molti potenziali clienti delle produzioni trevigiane non le conoscano abbastanza o non le valutino adeguatamente, sebbene ciò sarebbe auspicabile nel loro stesso interesse, lasciandosi così sfuggire occasioni favorevoli che invece vanno a vantaggio di altri mercati ed altri consumatori.

D’altro canto, il positivo saldo commerciale con l’estero della provincia di Treviso denota una capacità di spesa della popolazione residente che, al netto della propensione al risparmio e dei consumi sui mercati interni, probabilmente non viene completamente soddisfatta. Pur in carenza di precisi dati al riguardo, forse non vengono proposte sufficienti ed adeguate offerte di beni/servizi ritenuti convenienti dal consumatore trevigiano. Anche questa, quindi, può costituire una opportunità di maggiori e nuove relazioni tra operatori economici esterni e quelli interni alla nostra provincia.

In questo modo, appare evidente che l’apertura internazionale di Treviso non rappresenta un processo già esaurito e destinato a non crescere in futuro, ma, al contrario, è il volano per nuove occasioni di sviluppo sia nelle esportazioni che nelle importazioni e quindi costituisce il mezzo per espandere ogni tipo di relazioni commerciali ed economiche con i mercati esteri, ma pure con gli altri mercati nazionali.
Per avere qualche indicazione sui prodotti/settori attualmente più idonei alla commercializzazione con l’estero, si possono citare:

a) per l’export

  • macchinari industriali;
  • legno e mobilio;
  • calzature;
  • tessile e abbigliamento;
  • elettrodomestici e apparecchi elettrici;
  • alimentari;
  • prodotti metallici;
  • mezzi di trasporto;
  • gomma e plastica;

b) per l’import:

  • tessile e abbigliamento;
  • calzature;
  • prodotti metallici;
  • macchinari industriali;
  • prodotti chimici e fibre sintetiche;
  • legno e mobilio;
  • elettrodomestici e apparecchi elettrici;
  • alimentari;
  • ecc..

Come si può notare, i gruppi di prodotti, seppur in diverso ordine di importanza, sono gli stessi. Ciò significa che si tratta di:
– beni diversi all’interno dello stesso gruppo;
– beni intermedi in importazione e beni finali in esportazione;
– stessi beni, ma di qualità e provenienza diverse.