Sebbene la politica degli approvvigionamenti, sia a livello aziendale che a livello aggregato, sia sempre stata
Sebbene la politica degli approvvigionamenti, sia a livello aziendale che a livelloaggregato, sia sempre stata abbastanza trascurata per vari motivi, i suoi effettisono stati e
continuano ad essere rilevanti nella gestione complessiva di qualsiasi “business”.
Innanzi tutto, l’acquisto di beni e servizi a condizioni favorevoli (per prezzo e qualità), a parità di impiego dei fattori produttivi interni (capitale, mezzi strumentali,
lavoro), costituisce un requisito essenziale per una vendita soddisfacente (in termini di remunerazione degli stessi fattori impiegati). Pertanto, una corrispondente attenzione ai mercati ed ai
canali di approvvigionamento, come generalmente si fa per i mercati ed i canali di sbocco nelle vendite, dovrebbe essere prioritaria in ogni azienda e comporterebbe quasi sempre il conseguimento di
vantaggi prima inosservati. Se quindi per le nostre imprese sono indispensabili indagini di mercato a livello mondiale per il collocamento dei propri prodotti, sono altrettanto importanti indagini
sui mercati di approvvigionamento di materie prime e semilavorati per individuare le forniture più convenienti. Sulle carenze di tali indagini e sull’esigenza del controllo dei canali di acquisto,
basti pensare che in questi ultimi due anni, di fronte ad un crescente ricorso a produzioni nei Paesi emergenti a costi estremamente bassi e ad una rivalutazione dell’euro senza precedenti rispetto
al dollaro (in cui avvengono quasi tutte le contrattazioni internazionali), i prezzi al consumo interno sono ugualmente cresciuti.
La competitività dei prodotti finiti si gioca quindi anche sul fronte degli acquisti e la nuova moneta europea ha dischiuso opportunità di risparmio nei costi proprio in questa area aziendale.
Inoltre la stessa moneta unica ora permette, a livello commerciale, di valutare opportunità di acquisto anche dagli altri Paesi europei che, quotando nella stessa moneta, rendono subito
individuabili le eventuali differenze di prezzo in più od in meno. In questo modo, si possono acquistare da un altro Paese comunitario materie prime, semilavorati e prodotti finiti più convenienti
se i canali di approvvigionamento attraverso quel Paese sono più favorevoli. Ciò può essere particolarmente appetibile per operatori commerciali e per PMI che sono meno introdotti sui mercati
internazionali delle grosse forniture. Ovviamente gli elementi informativi e d’indagine sono ancora scarsi in questo campo e dovrebbero essere promozionati a livello pubblico ed aggregato, mentre
nel settore privato dovrebbe nascere una migliore organizzazione nello sfruttamento dei percorsi di flusso più convenienti.
Ma una politica attenta agli approvvigionamenti può modificare sensibilmente anche le filiere produttive determinando radicali spostamenti nella catena del
valore. Non si tratta soltanto di delocalizzare acriticamente tutte le produzioni a basso costo di manodopera, ma anche di compiere approfondite analisi sul percorso di filiera in termini
di costi, tempi, logistica, capitale investito e valore aggiunto. In questo modo, può avvenire che vantaggi sui tempi o sulla qualità delle forniture inducano scelte diverse dalla commissione di
lavorazioni all’estero ed in ogni caso il problema centrale è: fino a quale stadio di lavorazione è conveniente per l’azienda comprare dall’esterno, così come per il passaggio successivo, fino a
quale ulteriore stadio di lavorazione è conveniente cedere il manufatto al mercato? In una produzione polverizzata come la nostra, tali valutazioni sono indispensabili per la sopravvivenza di tante
PMI.
Infine, un ultimo aspetto importante riguarda l’aggregazione. Come è stato indicato nel penultimo articolo di questa rubrica (v. n. 5/2004 di “L’Economia della Marca Trevigiana”), l’aggregazione è indispensabile per
procurare alle piccole, ma soprattutto alle micro-imprese, quelle risorse umane e finanziarie che singolarmente non avrebbero. In questo specifico argomento degli approvvigionamenti emerge pure in
maniera rilevante anche l’obiettivo della forza contrattuale. Proprio quest’ultima, infatti, che in una contrattazione tra parti normalmente agguerrite, si manifesta a vantaggio
dell’acquirente, in un rapporto con una controparte di dimensioni molto modeste generalmente passa all’altro contraente. Quindi, per ristabilire un’equilibrata forza contrattuale e la convenienza
all’acquisto, spesso è necessario ricorrere all’aggregazione in varie forme associative. Per quanto riguarda la stessa funzione degli acquisti, si possono creare consorzi di settore o gruppi di
acquisto, ma potrebbe essere utile formare consorzi all’importazione, allo stesso modo con cui esistono i consorzi all’esportazione, oppure si potrebbe estendere alla materia degli
approvvigionamenti le attività promozionali che questi ultimi compiono in favore delle vendite.
Renato Chahinian
Tratto da “L’Economia della Marca Trevigiana”, Febbraio 2005