UN DESIGNER A LONDRA

UN DESIGNER A LONDRA

INTERVISTA A MARCO BERTOLDO [GRAFICA 3D] [ANIMAZIONE 3D] [DESIGN] [ESTERI]

In questo numero di EMT abbiamo il piacere di incontrare il dott. Marco Bertoldo nato a Mirano che ha studiato Disegno Industriale a Treviso; ora vive in Inghilterra e lavora presso AVC
Live.

Buongiorno, iniziando dai suoi percorsi di studio cosa l’ ha spinta a scegliere l’indirizzo universitario di Disegno Industriale.

L’interesse per la creatività e l’innovazione e la vastità di campi affrontati durante il percorso di studi.

Dopo quanto tempo dalla laurea ha trovato lavoro? Quali incarichi ha ricoperto?

Dopo la laurea specialistica ho iniziato a lavorare dopo 10 mesi con p.iva, come disegnatore 2D-3D, renderista, animatore. Avevo spedito centinaia di cv ma tutti richiedevano esperienza quando
nessuno ti permetteva di farla.
Con la p.iva mi cercavo i clienti suonando i campanelli degli studi e aziende della zona mostrando attraverso il mio portfolio quello che potevo offrire, tutto sommato mi era andata bene.

Qual è stato il percorso professionale che l’ha portata a ricoprire questo ruolo?

Sono partito come semplice disegnatore tecnico 2d, poi passando al 3d, creando render di architettura e infine facendo animazione e motion graphics. Ho voluto appositamente partire dalle
basi, focalizzandomi in un campo preciso, frequentando successivamente corsi di specializzazione.

Consiglierebbe ad un giovane di intraprendere il suo percorso di studio?

Da quello che ho sentito il corso di studio da me frequentato negli ultimi anni ha perso smalto in termini di qualità di insegnamento, molto probabilmente a causa delle minor risorse dovute alla
crisi.
Ovviamente consiglierei di intraprenderlo cercando di sfruttare al massimo quello che offre l’università come Erasmus, concorsi, stage.

Dal suo punto di vista quali possono essere le professioni di cui non si parla, cui un giovane non pensa mentre sceglie il proprio indirizzo di studi? Professioni che non rappresentano le
mansioni abituali?

Ci sono professioni inusuali che molti danno per scontate, oppure professioni che emergeranno nei prossimi anni legati all’informatica e alla tecnologia. Il Made in Italy ha ancora una forte
attrazione, dalla gastronomia all’artigianato.
Personalmente cerco di vedere nell’attuale crisi uno stimolo per rilanciarmi affrontando nuove sfide.

Com’è vivere in UK? Si è integrato con facilità? Cosa c’è in UK che non ha trovato in Italia?

In Uk non è facile vivere, è una società molto diversa da quella italiana. Qui una cosa vincola l’altra, se non hai un lavoro non ti danno una casa, quindi non puoi accedere alla sanità o aprirti
un conto in banca.
E’ un Paese dove la tassazione è bassa, i pagamenti sono regolari, la burocrazia è minima e ci sono molte opportunità lavorative. E’ un Paese che attrae investitori, con una società molto aperta.

In Italia la creatività non è considerata, soprattutto in Veneto, dove dal mio punto di vista l’errore degli anni passati è stato quello di chiudersi mentalmente, non considerando che il mondo
stava cambiando, non volendo investire in tecnologia, innovazione, cultura. Ho lavorato con imprenditori che utilizzavano Windows ’96 o che mi chiamavano perché non erano in grado di mandare una
mail.