L’ attrattività di Treviso: Le strategie per una città abitata. Intervista a Vittorio #Filippi

L’ attrattività di Treviso: Le strategie per una città abitata. Intervista a Vittorio #Filippi

Intervista a Vittorio #Filippi [COMMERCIO] [POLITICA] [CITTÀ] [CENTRI COMMERCIALI] [STORE] [NEGOZIO]

Abbiamo il piacere di intervistare Il prof. Vittorio Filippi responsabile del comitato scientifico dell’Osservatorio Consumi dell’Ascom e docente all’università Cà Fascari .

1/Gentile prof. Filippi, in qualità di sociologo e profondo conoscitore della realtà del terziario a Treviso, ci può offrire una sua valutazione sull’attrattività di Treviso dal punto di
vista della ricettività e dei servizi?

Per Treviso, come per tutte le città capoluogo, due sono i punti di attrattività: la vitalità demografica e quella economica.
Due punti critici per Treviso che oggi ha un deficit sul piano demografico per la caduta delle nascite e per l’invecchiamento dei residenti e un deficit economico per la sua scarsa attrattività
direzionale, aziendale e dei servizi alla persona. I due aspetti si sposano: perché la debolezza demografica rende poco attrattiva la distribuzione commerciale. Il fenomeno comunque lo si può
leggere anche dal punto di vista inverso:la città è spopolata perché lo è dal punto di vista economico e commerciale cosa che produce svuotamento del centro da parte dei residenti portando alla
desertificazione. La periferia che è maggiormente popolata, attrae i centri commerciali che sono più vitali di Treviso. E’ come una figura geometrica a ciambella al centro c’è il buco.

2/Condivide il fatto che Treviso abbia due facce, una di giorno e l’altra dall’ happy hour sino alla cena nei ristoranti?
Se di giorno c’è un ospite un po’ frettoloso negli acquisti o che raggiunge il centro per lavoro;la sera Treviso si anima accogliendo molti ospiti che si gustano la città con un ritmo
lento,sereno e conviviale .

Sono due cose diverse. Quello della sera è un trionfo dei city users. Sono utenti della città la quale però non può vivere solo sugli utenti city users che vengono
dall’esterno e poi se ne vanno. E’ solo un piccolo segmento di attrattività che riguarda un segmento commerciale che non può comandare la vitalità di giorno.
Il fenomeno della sera è necessario, ma non sufficiente. Dal punto di vista economico è un fenomeno fugace, periodico, ma non continuativo, se per caso piove si riduce nei numeri. E’ un piccolo
tassello di una strategia più ampia. Dov’è l’attrattività dei cinema e dei teatri?
La città sembra che abbia abdicato alle due caratteristiche per cui si chiama città perché: primo è disabitata e secondo non è attiva da un punto di vista economico commerciale aziendale.
Una città che abdica alle sue funzioni urbane diventa un dormitorio o luogo per city user. Isola non vissuta.
Il punto positivo è che finalmente se ne parli come amministrazione e come Confcommercio.
Dal momento che se ne discute ciò significa che a tentativi si stia rivedendo la mobilità pubblica, i mercati, significa finalmente guardarsi in faccia.

2/Cosa ha determinato a suo parere questo fenomeno e da quando è iniziata la crisi?

E’ un processo molto lungo che riguarda qualche decennio fa, è un fenomeno di tutti i centri urbani che arrivano con tradizioni medievali. La città deve capire chi è essa stessa e deve mettersi in
relazione con i 94 comuni e tra questi in particolare con i 10 comuni che le fanno da corona urbana perché spesso sono più vitali. Ci sono infatti coppie più giovani.

3/C’è una soluzione per la città che può essere declinata anche nella realtà delle imprese?

Il parallelismo tra città e azienda non ha brillato di visione strategica. Ci si è solo domandati che cosa farò domani o dopodomani. C’è un deficit imprenditoriale, di brand di
territorio. Ora su questo si lavora. Il capoluogo di provincia che ha tantissimi comuni non può più essere una realtà che riguarda solo Treviso, ma bisogna fare i conti con respiro
provinciale.
Per quanto riguarda i flussi turistici c’è un grosso cambiamento in atto. Il turismo d’affari per sua vitalità economica si è ridotto per passare più ad un turismo leisure, grand tour.
Cambia dunque il paradigma. Treviso ha due grossi competitor a sud Venezia a Nord il comprensorio dolomitico.
Si deve creare l’asse TV-BL-VE. Bisogna capire quale tipo di turismo si vuole. Treviso non può agire da sola.

4/ Quali sono le azioni da attuare per rivitalizzare il centro di Treviso?

Treviso non luccica più come negli anni ’70 ha perso in leadership. Ci vogliono poche idee, ma estremamente chiare. C’è troppa carne al fuoco è necessario fare piccoli passi ma veloci. Nella
competizione a tutti i livelli il tempo è fondamentale. Il compito sofisticato ed ambizioso è il reshoring delle catene dei negozi.
Le azioni da attuare possono essere iniziate con la rivitalizzazione del centro, richiamando abitanti possibilmente giovani. Stimolando il mercato immobiliare. Rivitalizzando le sedi delle aziende
con nuove sedi e servizi alle imprese. Le azioni fanno sinergia tra di loro. E’ necessario rivedere i parcheggi, rendere la città una smart city , rendere Treviso una città cablata con la
banda larga.
Per quanto riguarda le catene commerciali si può pensare di riportarle dentro “tertium non datur” (non è ammessa una terza possibilità). Se stanno fuori succhiano, se stanno dentro
attraggono.
Il tempo sembra effettivamente arrivato. Le radici della crisi della città sono in realtà radici lunghe di una difficoltà che è solo stata esaltata dalla crisi del 2008.