Economia - pubblicata il 18 Dicembre 2020
Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio di Treviso – Belluno | Dolomiti
Si definiscono imprese femminili quelle dove l’imprenditore individuale è donna o, nel caso di società, la partecipazione di donne risulta superiore al 50% mediando fra quote di
partecipazione al capitale sociale e cariche amministrative attribuite.
In una fotografia scattata al 30 giugno 2020, le imprese femminili attive in provincia di Treviso sono 15.853, pari al 20,1% del totale provinciale; vi gravitano 41.577 addetti, il 13,2%
del totale provinciale. Circa il 60% delle imprese femminili trevigiane è assorbito da tre settori: agricoltura (22,2%), commercio (20,4%), servizi alle imprese (19,5%). La distribuzione degli
addetti collegate alle imprese “in rosa” fa emergere il peso delle attività manifatturiere: con oltre 10.700 addetti assorbono quasi il 26% del totale addetti alle imprese femminili; seguono i
servizi alle persone (19,3% degli addetti) e i servizi alle imprese (16,9%).
In provincia di Belluno, sempre con riferimento alla situazione di metà anno, le imprese femminili sono 2.881, pari al 20,9% del totale: danno occupazione a 8.286 addetti, il 13,7% del totale.
Significativamente diversa, rispetto al trevigiano, la distribuzione settoriale: quasi il 50% delle imprese femminili (e dei relativi addetti) si polarizzano nel commercio e nell’alloggio e
ristorazione. Segue l’agricoltura, in termini di imprese (15,9%); mentre sono i servizi alle persone a conquistarsi il terzo gradino del podio, per quota di addetti detenuta (21%).
I bacini tradizionali dell’autoimprenditorialità “in rosa”, dove maggiore è l’incidenza delle imprese femminili sul totale, sono i servizi alla persona (soprattutto parrucchiere, centri
estetici e benessere, lavanderie), il sistema moda, il commercio al dettaglio, gli studi medici e i servizi di assistenza sociale, la ristorazione, i servizi di bed & breakfast, i servizi di
istruzione (corsi di lingua e di aggiornamento professionale). Ciò con tratti simili nelle due province, al di là della diversa scala di numeri.
Qualche differenza emerge invece in agricoltura. In provincia di Treviso, delle 3500 imprese femminili operanti in agricoltura, quasi metà operano nella viticoltura. Nel bellunese, invece, le 459
imprese femminili si distribuiscono in modo più articolato per i vari settori del primario: dai cereali e ortaggi, alle attività di allevamento per la filiera del latte, anche con riferimento a
segmenti di nicchia quali l’allevamento di ovini e caprini, all’apicoltura.
Ma è da evidenziare anche la microdinamica che ha irrobustito, in questi 5 anni, la consistenza di imprese femminili che operano nel design (sono 108 in provincia di Treviso e 14 in provincia di
Belluno), come nell’attività di consulenza tecnica e per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Inoltre, sia a Treviso che a Belluno, crescono le imprese femminili operanti nell’ICT: sono +37 nella
Marca, nei cinque anni considerati, e +5 nel bellunese (in controtendenza positiva rispetto ad un settore che nel complesso perde 16 imprese nello stesso periodo).
Il Covid ha purtroppo creato delle discontinuità in queste traiettorie di crescita. E accentuato le difficoltà del commercio al dettaglio, che vengono da lontano e non guardano in faccia la
questione di genere (-241 esercizi al dettaglio in provincia di Treviso fra giugno 2019 e giugno 2020, di cui -60 gestiti da donne; in provincia di Belluno, nello stesso periodo, la flessione è
stata di 68 esercizi al dettaglio, di cui 36 gestiti da donne). Va segnalato tuttavia come l’impresa femminile sia stata capace di crescere in modo apprezzabile, in questi tempi inediti,
in settori quali l’assistenza sociale, le attività finanziarie e assicurative, il noleggio, le attività immobiliari (per la provincia di Treviso); nel terziario avanzato e nelle attività
immobiliari (in provincia di Belluno).