Gli investimenti del Recovery Plan

Digitalizzazione, sostenibilità, infrastrutture, istruzione, inclusione sociale, salute a cura di Renato Chahinian


Economia - pubblicata il 15 Giugno 2021


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Fonte: ufficio stampa di Renato Chahinian

 

Dopo aver brevemente illustrato le caratteristiche generali e le riforme previste nel Recovery Plan per la ripresa e la resilienza nel nostro
Paese (vedi articolo del 18 maggio), è
opportuno soffermarsi sugli investimenti previsti, in quanto proprio questi ultimi prospettano possibili opportunità per le PMI, sia mediante nuove infrastrutture pubbliche che
possono dare migliori servizi alle imprese, sia per agevolazioni su investimenti di sviluppo realizzati da privati, sia ancora per partecipare a gare pubbliche in relazione alla domanda aggiuntiva
della P.A. indotta dagli investimenti del Piano medesimo.

Tutti i numerosi investimenti previsti riguardano l’innovazione, lo sviluppo ambientale e quello sociale del nostro Paese, con il fine di conseguire una crescita economica generale mediante
questi fattori. Detti investimenti sono raggruppati in sei missioni: digitalizzazione, sostenibilità, infrastrutture, istruzione, inclusione sociale, salute.
Per riportare una breve sintesi di ciascuna, possiamo dire che la missione 1 (digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura) è quella che comprende più direttamente gli
aspetti economici, in quanto si tratta di fattori che producono un impatto più immediato sulla crescita. Gli investimenti relativi riguardano: l’innovazione nella P.A.; l’innovazione e la
competitività nel sistema produttivo; il turismo e la cultura.
Mentre i primi si concentreranno soprattutto sull’estensione della digitalizzazione del settore pubblico e sull’organizzazione del sistema giudiziario, richiedendo così apporti di servizi molto
innovativi e specialistici, il secondo gruppo di investimenti è rivolto soprattutto ad agevolare fiscalmente e con altri incentivi la ricerca applicata ed il trasferimento tecnologico alle imprese,
nonché il potenziamento delle reti ultraveloci per tutto il nostro sistema economico. Infine, l’ultimo gruppo riguarda il potenziamento del turismo, la valorizzazione del patrimonio culturale
(anche nei centri minori) e lo sviluppo di un’industria culturale e creativa.
Per quanto riguarda la seconda missione, intitolata rivoluzione verde e transizione ecologica, i relativi investimenti sono complessivamente i più rilevanti di
tutte le altre missioni e riguardano le seguenti componenti: economia circolare e agricoltura sostenibile; energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile; efficienza energetica e
riqualificazione degli edifici; tutela del territorio e della risorsa idrica.
La prima componente mira al miglioramento del ciclo dei rifiuti, in funzione di una maggiore economia circolare, e pure al miglioramento della filiera agroalimentare in un’ottica di maggiore
sostenibilità. Ma la seconda componente è quella più rilevante e riguarda l’espansione delle energie rinnovabili nella produzione, nei consumi e soprattutto nel settore dei trasporti e quindi si
creeranno varie opportunità in molte attività. La terza è incentrata nel miglioramento energetico (ma anche sismico) dell’edilizia e, oltre ad agevolazioni per il privato ed il pubblico, si
formeranno vantaggi qualitativi non indifferenti per il miglioramento della nostra vita (soprattutto per la salute ed il contenimento del cambiamento climatico). Infine la quarta componente intende
tutelare il territorio e le acque(già abbondantemente degradati e soggetti a rischi futuri ancora maggiori) con interventi preventivi.
La terza missione (infrastrutture per una mobilità sostenibile) è rivolta soprattutto ad infrastrutture sulla rete ferroviaria e ad investimenti (ma pure a riforme) in materia di
intermodalità e di logistica integrata.
Con la missione 4 (istruzione e ricerca) si passa agli aspetti sociali dello sviluppo sostenibile. In questo campo gli interventi sono concentrati nel potenziamento dell’offerta
dei servizi di istruzione (dagli asili nido alle università) e nella ricerca (soprattutto quella finalizzata all’impresa).
Per quanto riguarda il primo tipo di investimenti, l’attenzione si è concentrata sull’ampliamento quantitativo dei servizi alla prima infanzia (attualmente carenti) e sul potenziamento delle
infrastrutture scolastiche, ma non è stata trascurata nemmeno la formazione superiore in ambito tecnico e professionale, che è poi quella che maggiormente fa la differenza nella produttività del
lavoro ai fini economici e che quindi favorirà meglio la competitività delle imprese. Il secondo tipo di investimenti, invece, prevede un rafforzamento della ricerca direttamente collegata alle
esigenze delle stesse imprese, nonché un più diffuso trasferimento tecnologico ed un più stretto legame tra ricerca ed innovazione. E’ questo certamente uno dei punti cruciali del nostro sviluppo
che tocca tutti gli aspetti della sostenibilità (economico, sociale ed ambientale assieme), in quanto attualmente l’Italia non soltanto fa poca attività di ricerca, ma anche buona parte dei suoi
risultati non vengono trasferiti alle imprese e quindi non si conseguono tutti i benefici che detta ricerca limitata potrebbe permettere alla collettività.
La quinta missione è relativa alla coesione e inclusione. Si tratta anche qui di aspetti sociali molto importanti. Il primo fa capo alle politiche attive per il
lavoro, le quali, assieme alla prevista formazione, rappresentano il fattore decisivo ben ridurre l’elevatissima disoccupazione, soprattutto di giovani , perché attualmente sono carenti proprio le
politiche pubbliche che aiutano a trovare un lavoro e perché non esiste un sistema di formazione adeguato alle prevalenti esigenze del mondo produttivo. Se effettivamente si riuscirà nell’intento
di ridurre sensibilmente la disoccupazione, tra i diversi vantaggi, è rilevante quello che potrebbero diminuire (quasi per incanto) buona parte delle situazioni di povertà, creando così un doppio
beneficio per la collettività (minore disoccupazione e minore povertà insieme) e con l’ulteriore vantaggio di alleggerire il gravosissimo onere per lo Stato di molti sussidi destinati alle persone
indigenti.
Il secondo flusso notevole di investimenti di questa missione andrà alle infrastrutture e servizi sociali, soprattutto nei progetti di rigenerazione urbana ove si annidano maggiormente
l’emarginazione ed il disagio sociale, mentre è previsto un ulteriore gruppo di interventi a vantaggio della coesione territoriale, che riguarda segnatamente il Mezzogiorno.
Infine, la sesta missione è dedicata alla salute, dato che la pandemia ha messo in luce il notevole gap della nostra sanità (nonostante l’encomiabile
impegno del personale) nel poter affrontare emergenze impreviste, a causa dell’errata convinzione che ai giorni nostri tutto sia
sotto controllo e che, semmai, tali difficoltà siano confinate soltanto ai Paesi in via di sviluppo. Tenendo conto della consapevolezza di tali carenze, sono previsti investimenti per potenziare le
reti di prossimità, anche riformando le strutture di assistenza territoriale, e per l’innovazione tecnologica e digitale di tutto il servizio sanitario nazionale.
In sintesi, si può notare che tutti gli investimenti programmati sono validi per procedere nel cammino verso lo sviluppo sostenibile e quindi la loro efficacia dipenderà da un’attuazione
concreta ed efficiente e soprattutto dai contenuti delle parallele riforme, che dovranno fissare le modalità con cui si potranno realizzare le diverse azioni previste, come è stato accennato pure
nel precedente articolo.
E’ però certo che non dobbiamo illuderci che un’attuazione, seppur virtuosa, dell’intero Piano possa raggiungere sufficientemente tutti gli obiettivi ONU dell’Agenda 2030. Si tratterebbe soltanto
di un buon inizio, che si spera possa dare l’avvio ad un comportamento più virtuoso da parte di tutti noi, comportamento che in linea generale non richiede sforzi molto gravosi, ma soltanto un
maggior impegno di ciascuno nel miglioramento del proprio lavoro (cioè nel miglioramento del cosiddetto capitale umano, che può ridurre tutte le carenze degli altri capitali:
economico, sociale, naturale, ecc.).

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