Il commercio estero nelle province di Belluno e Treviso nel I trimestre 2020. Il Commento del Presidente Pozza.

Il primo impatto di Covid-19 frena maggiormente l’import in termini aggregati; ma già alcuni settori accusano forti contrazioni delle vendite all’estero. A Treviso risultano penalizzati soprattutto l’export relativo ai macchinari (-11,2) e al sistema moda (-9,8%). Del -21,5% la flessione dell’export per l’occhialeria in provincia di Belluno


Economia - pubblicata il 15 Giugno 2020


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Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio di Treviso e Belluno

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE MARIO POZZA


I dati export relativi al I trimestre 2020 ci permettono di capire anche su questo fronte quali primi danni abbia inferto l’emergenza Covid alla nostra economia. E si tratta di primi danni
– sottolinea il Presidente della Camera di Commercio di Treviso e Belluno, Mario Pozza
– perché inevitabilmente ci aspettiamo un ulteriore peggioramento delle dinamiche
nel II trimestre, quando il lockdown è entrato nella sua fase più acuta.


A livello regionale e nel periodo considerato – entra nel dettaglio il Presidente – ne ha risentito maggiormente l’import, con una flessione del -10,7% rispetto al -3,2%
dell’export: al Veneto sono venuti a mancare 1,4 miliardi di import e 500 milioni di export.


Una quota significativa di questo calo dell’import riguarda proprio i settori a monte delle filiere (metallurgia, concia, prodotti delle miniere); a ruota si collocano i settori che
hanno processi di internazionalizzazione produttiva (tutto il sistema moda, l’occhiale). Una quota parte dell’import è determinata anche dal mix deprezzamento/minore approvvigionamento degli
energetici. In forte calo anche l’import legato all’automotive: qui per cause legate anche alla crisi del settore, soprattutto in Germania. Chiusi i rubinetti a monte, possiamo immaginare la
trasmissione degli effetti a valle delle filiere. Cosa che – dice il Presidente – purtroppo andremo a constatare con i dati relativi al prossimo trimestre.


Le dinamiche export della provincia di Treviso ricalcano abbastanza quelle regionali – prosegue Pozza: anche se la flessione dell’import (-6,6%) è abbastanza simile alla
flessione dell’export (-5,1%). Nel periodo considerato, nella Marca si sono registrate minori vendite per 167 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I settori più
interessati dalla caduta dell’export sono i macchinari industriali (-11,2%) e il sistema moda (tessile, abbigliamento, calzatura: -9,8%): ciascuno lascia sul campo 60 milioni di minori vendite.
Subito a ruota si colloca il settore legato alla componentistica automotive: -9,5%, per minori vendite pari a -11,6 milioni di euro. In contrazione anche l’export di mobili: -5,9% (-18 milioni).
Regge, per fortuna, l’export dei prodotti alimentari (+20%) e delle bevande (+6,3%).
La provincia di Belluno, come ovvio attendersi, è fortemente interessata dalla caduta dell’export nell’occhialeria: -21,5% (-157 milioni), che pesa per il 67% sul totale export provinciale. Ma
se togliamo l’occhialeria, anche il resto delle voci export sono in flessione in provincia (-6,4%), a partire dai macchinari. Le uniche due voci in crescita, nel bellunese, sono l’export di
prodotti in gomma plastica (+16,7%) e l’export di prodotti alimentari (+14%).
E’ chiaro che – conclude Pozza – si tratta di terreno perso difficilmente recuperabile entro il 2020, come ci dicono le imprese: ma dobbiamo fare il possibile per aiutarle nel
rilanciarsi sui mercati esteri, sperando che spariscano le asimmetrie ancora determinate dai contagi in corso. Sono auspicabili tutte le possibili forme di sostegno all’export, al rilancio
dell’immagine del Made in Italy. E dobbiamo correre come lepri, prima che altri occupino gli spazi di mercato che abbiamo lasciato impresidiati.
Inoltre è doveroso, anche in questo contesto, evidenziare la drammatica situazione in cui si trovano bar, ristoranti, alberghi. Così non possiamo andare avanti, dal nostro territorio lanciamo
al Governo l’ennesimo grido d’allarme.

Il rilascio dei certificati di origine per l’estero (extra-Ue) come proxy delle attività di interscambio delle
imprese nei mesi del lockdown

Appendice statistica

Cosa leggono e cosa possono non leggere i dati al I trimestre 2020
L’Istat ha rilasciato i dati sull’interscambio commerciale relativo al I trimestre 2020, per regioni e province. Confrontandoli con quelli dello stesso periodo dell’anno precedente, è possibile
così fornire una quantificazione dei primi danni inferti dall’emergenza Covid-19 alla storica propensione all’export dei territori.
Sono necessarie alcune avvertenze di lettura ai dati. Come noto, la fase acuta del lockdown ha riguardato il mese di aprile, qui non compreso. Inoltre, per ammissione dell’Istat stesso,
l’emergenza Covid-19 ha comportato delle perturbazioni nella raccolta dati soprattutto con riferimento ai movimenti Intrastat (relativi agli scambi intracomunitari): dunque il quadro statistico qui
presentato potrà essere oggetto di revisione in misura più significativa che in passato, probabilmente andando ad attenuare flessioni oggi enfatizzate dalla parziale copertura dei dati. Infine, da
questo trimestre il Regno Unito compare come paese Extra-Ue, dopo l’ufficializzazione di Brexit in data 31 gennaio 2020: fatto che potrebbe rendere non immediatamente comparabili i flussi attuali
(da/verso il Regno Unito) con quelli dell’anno scorso.

Le dinamiche in Veneto: l’import ha frenato più rapidamente dell’export
Fatte queste tare, la prima evidenza è che, nel periodo considerato, l’impatto Covid sembra manifestarsi in modo più marcato e sistematico sul fronte delle importazioni. L’export rallenta
anch’esso, ma in misura minore in termini aggregati: solo in alcuni settori emergono già importanti cadute dei flussi. Ma vediamo i dati.
A livello nazionale l’import cede il -5,9% rispetto ai livelli registrati nel I trimestre 2019: una variazione che corrisponde a minori merci in entrata nel Paese per un valore di -6,3 miliardi di
euro. Per l’export la flessione si contiene al -1,9% (-2,1 miliardi), sorretta principalmente dall’industria chimico-farmaceutica, dal navale e dall’industria alimentare.
In Veneto la caduta dell’import è del -10,7%, che corrisponde a minori merci in entrata per un valore di -1,4 miliardi di euro rispetto al I trimestre 2019. Per l’export la flessione è del -3,2%
(-500 milioni rispetto a quanto registrato un anno fa).
Molti dei settori che contribuiscono alla forte frenata dell’import regionale sono tipicamente settori a monte delle filiere, che già nelle prime fasi della pandemia risentivano di criticità negli
approvvigionamenti: metallurgia (-26,6%), prodotti delle miniere e delle cave (-36,5%), concia e lavorazione (-20,7%), componentistica elettronica (-10,0%). Si può già immaginare la trasmissione di
questa frenata a tutta la filiera a valle. Già in flessione appaiono anche l’import di abbigliamento (-14,1%), di calzature (-9,3%) e di occhialeria (-12,7%): settori caratterizzati dai ben noti
processi di internazionalizzazione produttiva, e dunque esposti, fin dalle prime fasi della pandemia, alla disarticolazione delle catene globali del valore.
In forte caduta anche l’import di mezzi di trasporto, prima voce import regionale: -9,1%, corrispondente a minori flussi di merci per quasi 200 milioni di euro. Qui, con tutta probabilità, i primi
effetti Covid-19 si combinano alla più strutturale crisi dell’automotive tedesco, che ha forti interconnessioni con il manifatturiero veneto.
Non a caso, proprio il settore dei mezzi di trasporto registra il peggiore andamento anche sul fronte delle esportazioni regionali, con una variazione del -23,4% rispetto al primo trimestre dello
scorso anno (quasi -170 milioni di minori vendite in termini assoluti). Seguono a ruota, sempre per intensità delle variazioni negative: l’occhialeria (-15,0%, corrispondente a -155 milioni di
minori vendite: una contrazione che, come vedremo, impatta interamente sul territorio bellunese), l’orafo (-14,4%), la metallurgia (-9,8%), i settori del sistema moda (le vendite all’estero di
filati, maglieria, abbigliamento, calzature cedono nel complesso il -7,8%). Le esportazioni di macchinari (prima voce dell’export regionale) cedono il -6,2% ma si contraddistinguono per il più
alto decremento delle vendite all’estero in termini assoluti (-184 milioni): colpiti dalla caduta della domanda di beni di investimento, già debole di suo prima dell’emergenza Covid.
Sorreggono le sorti delle esportazioni venete: l’industria chimico-farmaceutica, seconda voce export, che conosce una variazione del +40,3% per un incremento delle vendite all’estero di oltre 265
milioni di euro (sempre in confronto ai livelli del I trimestre 2019); l’industria alimentare (+9,3%, quasi 80 milioni di maggiori vendite), cui si aggiunge quella delle bevande (+7,7%, +44 milioni
di maggiori vendite). Anche il settore conciario riesce a mettere a segno delle buone performance (+7,2%, + 50 milioni di maggiori vendite) prima di entrare in lockdown.
L’andamento medio delle esportazioni venete (-3,2%) si discosta poco da quello delle regioni più immediatamente confrontabili per composizione del tessuto produttivo: l’export della Lombardia si
contrae del -3,0%, quello dell’Emilia-Romagna del -2,4%. Appaiono come singolarità statistiche i dati export del Molise (+57%) e della Liguria (+39%): il primo determinato dai flussi dello
stabilimento di Termoli del Gruppo FCA, il secondo determinato dall’industria navale.
L’analisi dei flussi export ed import per Paesi mette in luce le seguenti evidenze: la caduta dell’import è stata più accentuata sul fronte extra-Ue 27 (-13,5%) rispetto ai flussi import
intracomunitari (-8,4%). Non univoca la causa, come lecito attendersi rispetto al diffondersi della pandemia: emerge una prima, ma non clamorosa, contrazione dell’import dalla Cina (-5,6%), più
intensa per quel che riguarda il Giappone (-18,8%), ma che non trova corrispondenza con riferimento all’import dalla Corea del Sud (+108%). Molto più pesanti, anche in valori assoluti, le
contrazioni dalla Turchia (-13,6%, -27 milioni), dagli USA (-9,2%, -15 milioni) e dal Regno Unito (-34%, -73 milioni: ma vedi sopra per le avvertenze su questi flussi). In realtà, oltre la metà
della contrazione dell’import veneto proveniente dall’extra-Ue non è determinato dai primi 10 mercati di approvvigionamento: sintomo di una persistente debolezza del commercio mondiale che è
difficile imputare ancora per intero all’emergenza Covid, considerato il periodo in esame.
Sul fronte export, le principali flessioni si registrano verso il principale partner, la Germania (-13,3%), verso la Francia (-9,6%), verso la Romania (-21,7%) e verso la Slovenia (-10,5%): per
questi ultimi due Paesi può aver pesato il blocco delle frontiere, comminato nei confronti dell’Italia già nelle prime fasi della pandemia.

Uno sguardo generale sulle esportazioni delle province venete:
Queste dinamiche regionali si ripropongono a livello provinciale, con alcune specificità. La caduta dell’export e dell’import in provincia di Belluno (rispettivamente, -17,2% e
-11,4% sempre su base annua) è tutta condizionata dall’occhialeria, come già osservato. Poi commenteremo a parte, analiticamente, l’interscambio commerciale bellunese nel suo complesso.
All’opposto, la crescita esponenziale delle esportazioni a Rovigo (+55%) è tutta condizionata dal farmaceutico: che fa comparire dal niente (rispetto all’ultimo triennio) quasi 200
milioni di nuove vendite all’estero. La caduta dell’import rodigino (-33,5%, amplificata ovviamente dai minori volumi complessivi della provincia e corrispondente a quasi -300 milioni di minori
flussi di merci in entrata) è quasi tutta figlia di due voci: cospicua caduta dell’import di gas naturale (-165 milioni) e dell’import di tubi in acciaio (-108 milioni).
L’export della provincia di Venezia si aggrappa invece ad una tenue crescita del +2% su base annua (+22,5 milioni di maggiori vendite), in controtendenza rispetto al dato regionale
e nazionale, grazie principalmente a tre settori: aeromobile (+23 milioni, in raddoppio rispetto ai valori del I trimestre 2019), prodotti chimici (+18 milioni, +81%), bevande (+18 milioni, +23%).
La forte flessione dell’import veneziano (-19,5%, per minori merci in entrata per un valore di -290 milioni di euro) è anche in questo caso determinata, per i due terzi, dai minori valori import
legati ai “prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio” (-185 milioni rispetto al I trimestre 2019). La seconda voce per contrazione dell’import veneziano in termini assoluti riguarda
l’abbigliamento (-41 milioni).
La provincia di Treviso ha dinamiche export e import abbastanza simili: le vendite all’estero flettono del -5,1% su base annua nel periodo considerato, per minori flussi pari a
-167 milioni di euro. L’import trevigiano flette del -6,6%, corrispondente a minori merci in entrata per una valore di -120 milioni di euro. I settori più interessati dalla caduta dell’export sono
i macchinari industriali (-11,2%) e il sistema moda (tessile, abbigliamento, calzatura: -9,8%): ciascuno lascia sul campo 60 milioni di minori vendite. Subito a ruota si colloca il già citato
settore legato alla componentistica automotive: -9,5%, per minori vendite pari a -11,6 milioni di euro. In contrazione anche l’export di mobili: -5,9% (-18 milioni). L’industria alimentare e delle
bevande, come atteso, si colloca in controtendenza positiva: la prima conosce un export in crescita del +20% (sempre I trimestre 2020 su stesso periodo anno precedente), per un incremento delle
vendite di +24 milioni di euro; le bevande (vini, ovviamente) la crescita è del +6,3% (+10 milioni di euro). I punti critici dell’import trevigiano sono quelli legati alle filiere
internazionalizzate: il sistema moda ha minori merci in entrate per quasi 69 milioni di euro nel periodo considerato (rispetto ad un anno fa) per una variazione del -13%
Per chiudere questa sezione, si propone di scorrere il grafico, qui allegato, che allinea in serie storica, dai primi di febbraio fino alla fine di maggio, i dati amministrativi relativi al
rilascio, da parte della Camera di Commercio di Treviso e Belluno, dei certificati d’origine per l’estero, per i mercati extra-Ue. Il dato, raccolto dai Servizi certificativi per
l’estero, può essere inteso come un indice indiretto di intensità delle attività di interscambio, svolte dalle imprese delle due province. Il suo andamento sembra avere una buona sovrapponibilità
al dato reale qui commentato. Fino alla 14^ settimana (fine marzo) l’andamento del 2020 si discosta sì da quello del 2019, in negativo, ma non in modo clamoroso, e solo a partire da marzo. Questa
buona sovrapponibilità con il dato noto, rende plausibile anche l’andamento del mese di aprile, l’apice del lockdown, nel corso del quale il rilascio dei certificati (a servizio attivo in
smartworking da parte della CCIAA) è crollato del 65%. Dopo l’allentamento, ripartono i volumi, ma con un gap ancora del 35% rispetto all’attività di un anno fa. E’ da contare che questa ripresa
amministrativa continui nel mese di giugno e sia buona anticipatrice dei flussi reali di vendita: almeno per limitare ulteriormente i danni.


L’export trevigiano nel dettaglio
Nei primi tre mesi del 2020 le esportazioni trevigiane, pari a 3 miliardi e 137 milioni di euro, sono diminuite del -5,1% (-167 milioni) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le
importazioni, pari a 1 miliardo e 693 milioni di euro hanno subìto, nello stesso periodo, una flessione più importante, pari al -6,6% (-120 milioni) rispetto al primo trimestre 2019.
Anche il primo trimestre dello scorso anno si era chiuso con una diminuzione sia delle esportazioni che delle importazioni (rispettivamente -2,0% e -1,7%), ma l’entità della flessione, nel periodo
considerato, risulta decisamente più importante e in buona parte condizionata, come analizzato sopra, dagli effetti combinati del Covid-19 (criticità negli approvvigionamenti, chiusura frontiere,
blocco delle attività).
Con l’analisi di dettaglio delle dinamiche delle principali voci merceologiche si cercherà di capire in quali mercati sono avvenute le più rilevanti flessioni o inversioni di tendenza.

Macchinari industriali
Nel primo trimestre del 2020 l’export trevigiano di macchinari industriali è risultato pari a 476 milioni di euro con un peso del 15,2% sul totale export provinciale. Il settore, che risultava già
in diminuzione un anno fa (-7,1%) ora accusa una flessione tendenziale del -11,2% (-60 milioni di euro) ed il segno negativo si conferma in entrambe le aree, extra ed intra Ue, che assorbono
ciascuna circa una metà delle esportazioni complessive.
Al di fuori dell’Unione la flessione è raddoppiata passando dal -7,2% dell’analogo periodo dell’anno scorso al -14,5% facendo perdere al settore oltre 38 milioni di euro. Le perdite più importanti
si registrano per India (-18,6 milioni), Cina e Hong Kong (-50%, -14 milioni), Regno Unito (-31,4% contro il +44,3% dell’anno scorso), Indonesia (-7,6 milioni) e Stati Uniti (-14,3% in linea con la
variazione di un anno fa). In forte crescita, dopo le flessioni di un anno fa, le vendite verso la Turchia (+297,1%), la Corea del Sud (+100,3%) e Russia (+25,2%); continuano invece a crescere le
esportazioni verso il Giappone (+91,2%).
All’interno dell’Unione le esportazioni sono diminuite del -8% (-22 milioni di euro) soprattutto per le flessioni nei confronti di Francia (-11,8%), Spagna (-15,9%), Polonia (-14,8%) e Paesi Bassi
(-10,4%).Tra i primi dieci Paesi risultano in positivo solo le vendite verso il Belgio (+19,2%) e l’Austria (+10,1%) che invece accusavano una flessione nello stesso periodo dell’anno precedente,
mentre si collocano poco sopra alla stazionarietà quelle verso la Svezia e il Portogallo (rispettivamente +1,5% e +2,9%).
Dando uno sguardo alle importazioni di macchinari (+31,1%, contro il +7,7% di un anno fa) è evidente la forte crescita di quelle dai mercati extra Ue (+76,0%) per il quasi esclusivo contributo
della Corea del Sud che cresce a tre cifre (+57 milioni di euro).

Mobili
Anche le esportazioni di mobili, seconda voce dell’export trevigiano con 403 milioni di euro, subiscono un ulteriore rallentamento pari al -5,9% (-25 milioni di euro) rispetto allo stesso bilancio
di un anno fa (-3,0%). Pressoché invariata la flessione delle esportazioni verso l’Unione europea (-3,5%) mentre passa dal -2,6% al -8,5% quella verso i Paesi al di fuori dell’Unione.
All’interno dell’Unione europea le perdite si concentrano quasi esclusivamente per mancate vendite verso la Francia (-9,2%) ed il Belgio (-17,8%) mentre tra i Paesi extra Ue sono diminuite le
esportazioni verso il Regno Unito (-27,0%) e la Svizzera (-40,1%).
Risultano tuttavia in crescita le vendite verso la Germania (+9,1%) e gli Stati Uniti (+27,2%).
Anche le importazioni di mobili, come quelle di macchinari, risultano in crescita rispetto al primo trimestre 2019, anche se in attenuazione (+5,2%) rispetto a quelle di un anno fa (+24,6%).

Calzature, prodotti tessili e abbigliamento
L’export di calzature, terzo in provincia per valori complessivi, risulta pari a 290 milioni di euro e perde, come il mobile, il -5,9% (-18 milioni di euro) dopo la lieve
diminuzione registrata nello stesso periodo dell’anno precedente (-1,5%). La flessione si concentra unicamente verso i Paesi dell’Unione europea (-7,9% contro il -1,6% di un anno fa) mentre i
flussi verso i Paesi extra Ue rimangono sostanzialmente stazionari (+0,3%).
All’interno dell’Unione, che assorbe quasi il 75% dell’export totale, le flessioni più importanti si notano verso i primi due partner commerciali, la Germania e la Francia (rispettivamente con
-12,8% e -16,5% contro le perdite a una cifra di un anno fa), la Spagna (-13,1%) con inversione di segno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e l’Austria (-26,0%) che già risultava con
perdite a due cifre anche a marzo 2019. Continua a crescere invece l’export di calzature verso i Paesi Bassi (+8,4%) mentre verso il Belgio (+17,5%) si registra una inversione di tendenza.
Guardando ai flussi verso l’Est Europa (che ricomprendono anche i trasferimenti in conto lavorazione) si nota una ulteriorecontrazione verso la Romania (-4 milioni, -19,3%), compensata da una quasi
speculare crescita verso la Polonia (+ 4 milioni, +32,6% già in forte crescita un anno fa) e a cui si aggiunge un aumento delle esportazioni anche verso la Repubblica Ceca (+11%).
Verso i Paesi extra Ue, che assorbono il restante 25% dell’export complessivo, le esportazioni diminuiscono del -8,4% verso il Regno Unito (contro il +15,2% di un anno fa) e del -20,2% verso la
Svizzera, già in perdita un anno fa, mentre risulta in aumento l’export verso gli Stati Uniti (+23,3%) e la Russia (+29,7%) e la Cina-Hong Kong (+43,8%).
Anche l’import di calzature risulta in flessione (-6,9%, -16,6 milioni di euro) ed in peggioramento rispetto ad un anno fa (-3,7%) a causa della forte flessione delle importazioni dai Paesi
dell’Unione europea (-27,1%) non sufficientemente compensata dalla crescita registrata al di fuori dell’Unione (+7,3%).
Le esportazioni di prodotti tessili e l’abbigliamento accusano una flessione complessiva del -13,6% (-43 milioni), in linea con le diminuzioni accusate verso i Paesi dell’Unione
europea (-13,9%, -30 milioni) che verso quelli al di fuori dell’Unione (-12,8%, -13 milioni). All’interno dell’Unione flettono le vendite verso quasi tutti i primi dieci partner commerciali mentre
al di fuori dell’Unione la perdita più significativa è quella verso la Svizzera (-65,1%, -10,5 milioni).
Con riferimento alle importazioni di prodotti tessili e di abbigliamento si replica esattamente il quadro già evidenziato per le esportazioni: diminuiscono del -18,1% (-52 milioni) tanto in area Ue
(-20,1%, -12 milioni) che in area extra Ue (-17,5%, -40 milioni).

Elettrodomestici
Le vendite di elettrodomestici, quarta voce nella graduatoria export per valori assoluti con 269 milioni di euro chiudono il primo trimestre del 2020 in perfetta stazionarietà rispetto al primo
trimestre 2019 dopo la perdita a due cifre dello stesso periodo di un anno fa (-12%).Come sempre, quando si parla di elettrodomestici, occorre tener presente che una buona parte di questi
incrementi sono generati da flussi logistici (verso le piattaforme produttive dislocate in particolare nell’Est Europa) piuttosto che da flussi reali di vendite.
Dalla distinzione delle esportazioni verso l’intra ed extra Ue tornano in positivo quelle all’interno dell’Unione (+4,3%) mentre si conferma negativo l’export al di fuori dell’Unione (-5,9%).
All’interno dell’Unione quasi tutto il contributo positivo è dato dall’incremento delle vendite verso la Germania (+30,6%, +8,9 milioni di euro), dopo la flessione di un anno fa ed al raddoppio
delle vendite verso la Svezia (+116,9%, + 4 milioni) che bene compensano le perdite verso i Paesi Bassi (-28,3%, -6,5 milioni), la Polonia (-9,6%) e l’Austria (-11,7%).
Al di fuori dell’Unione permane una flessione tendenziale negativa che passa dal -9,2% di marzo 2019 al -5,9% (-6,6 milioni) di marzo 2020. Le esportazioni diminuiscono soprattutto verso gli Stati
Uniti (-17,5%) e l’Arabia Saudita (-33,7%) nonostante la buona crescita verso il Regno Unito (+12,6%, +2,5 milioni), la Russia (+4,4%) e l’Australia (+14,7%).
Le importazioni trevigiane di elettrodomestici risultano invece in flessione del -8,8% rispetto al primo trimestre 2020 causa la forte diminuzione a due cifre verso i Paesi intra Ue (-16,1%) non
compensata dalla crescita verso i Paesi extra Ue (+7,6%).

Bevande (vini) e prodotti alimentari
Fra i primi dodici settori merceologici per valori assoluti il settore delle bevande (che per Treviso traccia sostanzialmente, anche se non in modo esclusivo, le vendite all’estero di Prosecco) ed
il settore dei prodotti alimentari sono gli unici che non hanno subito perdite: le vendite di bevande sono aumentate del +6,3% e l’alimentare del +20,1% ed hanno incrementato le crescite rispetto a
quanto registrato al primo trimestre dell’anno scorso.
Le esportazioni di bevande crescono del +24,1% all’interno dell’Unione con variazioni tendenziali positive verso tutti i Paesi intra Ue mentre perdono il -1,9% verso i Paesi extra Ue con la perdita
più significativa verso il Regno Unito (-20,1%).
L’export di prodotti alimentari che cresce complessivamente del +20,1% mantiene le crescite a due cifre sia intra Ue (+18,4%) che extra Ue (+24,5%).

Per completare l’analisi dei primi dieci settori nella graduatoria per valore assoluto delle esportazioni rimangono da ricordare:

il settore della carpenteria metallica le cui esportazioni, dopo il +6,9% del primo trimestre 2019 passano in negativo (-12,9%) soprattutto per la forte flessione nei mercati
intra Ue (-14,9%, -22 milioni di euro) ma anche in quelli extra Ue (-8,4%, -5,5 milioni) che invertono la tendenza rispetto alla crescita di un anno fa (rispettivamente +4,4% e +12,9%). In area
intra Ue la diminuzioni più importanti si riscontrano verso la Francia (-29,4%, -8 milioni) e verso la Romania (-24,8%, -6 milioni). Al di fuori dell’Unione oltre un terzo della flessione in valori
assoluti è per mancate vendite verso il Regno Unito (-9,9%) che nello stesso periodo dell’anno scorso cresceva del +112,7%. Pressoché stazionarie le importazioni rispetto al primo trimestre del
2019 (-0,4%).

L’export di gomma-plastica si mantiene pressoché stazionario (-0,3%) e in linea con i valori di un anno fa. La lieve flessione (-0,8%) registrata all’interno dell’Unione dovuta
soprattutto al calo delle vendite verso la Romania (-12,5%)risulta compensata dal raddoppio delle vendite positive verso Cina-Hong Kong (+126,9%, +2,2 milioni) che permette all’aggregato dei Paesi
extra Ue di chiudere il trimestre in positivo (+0,9%).

In flessione anche le esportazioni di mezzi di trasporto e componentistica(-9,5% in ulteriore flessione rispetto al -3% di marzo 2019) che per la provincia trevigiana è in
larga parte riconducibile alle sorti delle filiere europee dell’automotive. Diminuiscono sia le vendite verso i Paesi dell’Unione (-6,9%) che quelle al di fuori dell’Unione (-16,8%).Tra i
Paesi intra si nota la flessione verso la Germania, primo partner commerciale (-13,2%), l’Austria (-25,3%), la Slovacchia (-17,2%), tutti con una inversione di tendenza rispetto ad un anno fa
mentre per la Repubblica Ceca (-57,6%) prosegue il trend negativo. Verso i Paesi extra-Ue flettono le esportazioni verso Regno Unito (-17%), Stati Uniti (-38,3%) e Australia (-41,6%).

L’export bellunese nel dettaglio
Alla fine del primo trimestre 2020 le esportazioni della provincia di Belluno, pari a 849 milioni di euro, hanno subìto una flessione del -17,2% (-176 milioni) mentre le importazioni sono risultate
pari a 211 milioni sono diminuite del -11,4% (-27 milioni).In controtendenza i risultati registrati nello stesso periodo dell’anno precedente quando sia l’export che l’import risultano in crescita
(rispettivamente +4,7% e +9,7%).
Considerando che l’occhialeria rappresenta quasi il 68% dell’export bellunese è facile intuire che buona parte della flessione sia dovuta a questo settore; tuttavia anche al netto di questo
comparto il risultato provinciale risulta in diminuzione (-6,4%, contro il +3,3% di un anno fa); stesso andamento per le importazioni (-8,8%,contro il +5,8% di marzo 2019).

Occhialeria
Le vendite di occhiali all’estero sono risultate pari 574 milioni di euro nel corso del primo trimestre 2020 in calo del -21,5% (-157 milioni) rispetto all’analogo periodo del 2019 quanto invece la
variazione tendenziale risultava positiva (+5,2%). Le flessioni coinvolgono sia il mercato intra (-17,4%, -45 milioni) che extra-Ue (-23,7%, 112 milioni) ed in controtendenza rispetto ai risultati
di un anno fa (rispettivamente +2,6% e +6,7%).
All’interno dell’Unione buona parte della contrazione è dovuta ad una considerevole diminuzione delle vendite verso la Francia, primo partner commerciale (-25,7%, -21 milioni) che aveva chiuso il
primo trimestre 2019 con la stazionarietà, la Spagna in ulteriore flessione (-24,1%, -11,6 milioni)a cui si aggiungono minori vendite verso i Paesi Bassi (-6,4%), il Portogallo (-51,3%) e la
Polonia (-33,2%), in controtendenza rispetto alla situazione di un anno fa. Continuano invece a crescere le esportazioni verso la Germania (+5,6%, +2,7 milioni) e risultano in forte crescita quelle
verso la Svezia (+261,3%, +6,6 milioni).
In ambito extra-Ue, che assorbe quasi il 63% dell’export del settore, metà della perdita complessiva dell’area è dovuta alla flessione delle vendite verso gli Stati Uniti (-26,3%) a cui si
aggiungono rilevanti diminuzioni anche verso Cina-Hong Kong (-30,3%, -16 milioni) e Regno Unito (-42,8%, -21 milioni) tutti in controtendenza rispetto all’andamento tendenziale del primo trimestre
dello scorso anno. Fra i primi dieci Paesi continuano a crescere solo le esportazioni solo verso la Russia (+16,3%).
Anche le importazioni subiscono una forte contrazione rispetto al primo trimestre 2019 (-17,1%, -13 milioni) dopo la crescita a due cifre (+19,2%) di un anno fa e tanto in area Ue (-24,2%) che
extra-Ue (-15,9%).

Macchinari industriali
Le vendite dell’industria dei macchinari, pari a 99 milioni di euro, pesano per quasi il 12% delle esportazioni totali della provincia di Belluno, e chiudono il primo trimestre 2020 con una
contrazione del -6,1% rispetto al primo trimestre 2019 che già risultava in diminuzione rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente.
All’interno dell’Unione, che assorbe il 71% dell’export del settore, la flessione è più contenuta (-1,5%) rispetto a quella di un anno fa (-3,5%) soprattutto per il contributo positivo delle
esportazioni verso la Francia che tornano in positivo (+7,7%). In attenuazione le vendite verso la Germania (-3,5%) mentre quelle verso Spagna e Ungheria comunque negative (rispettivamente -10,3% e
-16,2%) hanno invertito il segno rispetto all’anno scorso.
La flessione tendenziale verso i mercati al di fuori dell’Unione passa dal -3,8% di marzo 2019 al -15,9% del primo trimestre 2020; il Paese che accusa la diminuzione più importante è l’Australia
(-63,5%, -1,5 milioni) oltre al Regno Unito che prosegue il trend negativo di un anno fa (-10,4%) e la Svizzera (-35,3%) che invece perde il buon risultato dell’anno precedente.
In crescita le importazioni di macchinari della provincia di Belluno (+14,9%) per l’incremento degli acquisti extra-Ue (+42,2%), in particolare da Cina-Hong Kong (+67%).

Gomma-plastica
I prodotti in gomma-plastica, terzo settore bellunese per valori esportati nel primo trimestre 2020 (oltre 32 milioni di euro), continuano a crescere a due cifre rispetto allo stesso periodo del
2019 (+16,7%, +4,6 milioni di euro). Il ritmo di crescita delle esportazioni è sostenuto sia nei Paesi dell’Unione europea (+27%) – grazie soprattutto al contributo positivo di Spagna (+39,7%, +1,8
milioni) e Polonia (+108,1%, +1,5 milioni) – che nei Paesi extra Ue (+5,4%, anche se in rallentamento rispetto ad un anno fa quando la crescita era a due cifre) per il buon andamento delle vendite
verso gli Stati Uniti (+103,2%) a cui si contrappone l’inversione di tendenza registrata verso Cina-Hong Kong (-14,3%).
Passano invece in negativo le importazioni di gomma-plastica nel corso del primo trimestre 2020 (-16,3%) per la forte contrazione a due cifre subìta all’interno dell’Unione europea (-21,1%) a cui
si aggiunge una lieve flessione anche verso i Paesi extra-Ue (-2,2%).

a cura dell’Ufficio Studi e Statistica della
Camera di Commercio di Treviso – Belluno
Il commercio estero nelle province di Belluno e Treviso

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