Economia - pubblicata il 07 Agosto 2020
Fonte: ufficio stampa
Unioncamere del Veneto
Nel trimestre aprile-giugno 2020, sottolinea Mario Pozza, presidente di Unioncamere del Veneto, si palesa il collasso
della produzione industriale a seguito dell’emergenza sanitaria. Lo shock Covid ha fatto precipitare anche il mercato del lavoro del Veneto in uno scenario assolutamente inedito, nonostante
il divieto di licenziamento da parte delle imprese. Basta guardare alla diminuzione delle posizioni di lavoro dipendente (-36 mila tra il 13 luglio 2019 e il 12 luglio 2020, secondo Veneto
Lavoro) e all’impennata delle ore di cassa integrazione guadagni (in tutto il 2019 erano state concesse al Veneto 17 milioni di ore, solo nel secondo trimestre 2020 quasi 194 milioni) per avere
un’idea della situazione emergenziale che stiamo affrontando. La forte incertezza su tempi e modi di uscita dalla crisi sanitaria e le ricadute sul mercato del lavoro hanno ridotto il potere
d’acquisto delle famiglie e aumentato il risparmio, frenando così la domanda, nonostante i provvedimenti a sostegno del reddito assunti dal Governo in questi mesi. Anche il clima di fiducia dei
consumatori, pur in miglioramento, segnala crescenti timori sulla situazione lavorativa ed evidenziata la rinuncia degli acquisti non necessari. Dopo un impatto così estremo, la strada verso la
ripresa è ancora lunga ed è essenziale che le condizioni della domanda continuino a migliorare. Ci si augura che l’allentamento delle misure restrittive e il rilancio della domanda interna
possano aumentare la produzione e i nuovi ordini. È evidente tuttavia che i danni occupazionali subiti in fase di lockdown non sono recuperabili nel breve periodo. Conforta la constatazione che
la flessione occupazionale sia stata arrestata e che vi siano indizi di avvio del recupero, a cui è fondamentale agganciare mirate misure di sostegno alla ripartenza.
Guardando all’insieme delle imprese manifatturiere intervistate, sotto il profilo dimensionale non si evidenzia una particolare differenza tra l’andamento della produzione industriale nelle
imprese di piccole dimensioni (10-49 addetti, -22,7%) e in quelle medio-grandi (50 addetti e più; -22,2%). Osservando la tipologia di bene la diminuzione è determinata soprattutto dalle imprese
che producono beni intermedi (-28,5%), mentre risulta inferiore alla media regionale la decrescita per le aziende che producono beni di investimento (-19,2%) e beni di consumo (-17,8%). A livello
settoriale tutti i comparti colpiti dall’obbligo della sospensione delle attività hanno accusato una flessione della produzione a doppia cifra, continuando così la caduta rilevata nei primi mesi
dell’anno: il crollo è risultato più evidente per i mezzi di trasporto (-39,7%), il sistema moda (-34,1%) e il legno mobilio (-30,4%). Variazioni negative inferiori alla media regionale invece
nei settori macchine elettriche ed elettroniche (-19,1%) e macchine ed apparecchi meccanici (-17,2%). L’alimentare e bevande, comparto meno interessato dalla sospensione delle attività, ha
registrato una diminuzione più tenue (-8,3% era -1,1% nel primo trimestre). In forte flessione anche le “altre imprese manifatturiere” (-14,3%), dove incide la chimica-farmaceutica, unico settore
che nel primo trimestre 2020 era rimasto stabile.
Gli altri indicatori regionali
Fatturato
Il fatturato totale è crollato di quasi un quarto (-23,6%) rispetto allo stesso trimestre del 2019, evidenziando un aggravarsi della situazione rispetto al trimestre precedente (-7,5%). A livello
dimensionale la dinamica non mostra squilibri tra le classi dimensionali: -24% le piccole imprese e -23,4% le medie e grandi. La difficile dinamica del fatturato è ascrivibile sia alla forte
contrazione delle vendite interne (-23,3%) che di quelle estere (-24,1%). Anche per questo trimestre il crollo del fatturato continua ad essere peggiore nei settori mezzi di trasporto (-35,6%
quello interno, -43,3% quello estero), tessile, abbigliamento e calzature (-34,8% interno, -52,9% estero) e legno e mobile (-31,6% interno, -35% estero). Una minore sofferenza si evidenzia solo
nel comparto alimentare e bevande che registra una contrazione del fatturato del -8,4% nel mercato interno e del -5,2% in quello estero. Diversamente dal primo trimestre dell’anno, crolla anche
il fatturato delle “altre imprese manifatturiere” (che comprende il settore chimico-farmaceutico) con una contrazione del fatturato interno del -14% ed estero -25,9% (annullando quindi la
crescita del +25% del primo trimestre).
Ordinativi
La domanda più bassa, a causa delle difficoltà logistiche e del parziale blocco delle attività nei principali mercati commerciali, ha determinato la cancellazione degli ordini e il blocco delle
filiere internazionali. Nel periodo aprile-giugno 2020 gli ordinativi totali hanno segnato una performance fortemente negativa pari a -23,6%, con lievi differenze a livello dimensionale: le
piccole imprese hanno registrato una diminuzione del -23,1%, mentre le medie-grandi del -23,9%. Sotto il profilo settoriale balzano le contrazioni dei comparti tessile e abbigliamento (-41%) e
dei mezzi di trasporto (-35,3%). Meno gravoso invece l’andamento negativo degli ordinativi nei comparti macchine elettriche ed elettroniche (-17,4%), “altre imprese manifatturiere” (-13,1%) e
alimentare e bevande (-7,6%).
Gli ordinativi provenienti dal mercato interno hanno evidenziato un decremento del -22,9% determinato sia dalle piccole imprese (-22,4%) che dalle medio-grandi (-23,3%). A livello settoriale
preoccupano le dinamiche dei settori tessile e abbigliamento (-35,4%), carta e stampa (-31,1%) e mezzi di trasporto (-30,8%), minore contrazione per macchine ed apparecchi meccanici (-17,9%),
alimentare e bevande (-10,4%) e altre imprese manifatturiere (-7,6%).
Performance molto negativa anche per gli ordinativi esteri che registrano un -24,7%. Le piccole imprese registrano una contrazione pari a -25,3% mentre le medie e grandi imprese -24,6%. Tra le
contrazioni più pesanti si evidenziano il comparto del sistema moda (-47,6%) e dei mezzi di trasporto (-37,1%). Dopo le variazioni positive rilevate nel primo trimestre dell’anno, si sottolinea
la diminuzione degli ordinativi esteri del comparto alimentare e bevande (-2,2%), delle macchine elettriche ed elettroniche (-14%) e dei metalli e prodotti in metallo (-24,2%).
Previsioni
L’incertezza ha determinato il rinvio delle decisioni di investimento delle imprese, in un contesto interno e internazionale con molte nubi all’orizzonte. Nel secondo trimestre 2020 le
prospettive degli imprenditori per i successivi tre mesi sono però decisamente più rosee. I saldi tra coloro che prevedono un incremento e coloro che si attendono una diminuzione risultano
positivi per tutti gli indicatori analizzati. Per la produzione, dopo il record di sfiducia registrato nel primo trimestre 2020 (-51 punti percentuali), il saldo è risultato positivo e pari a +6
punti percentuali: a livello dimensionale e settoriale risultano più fiduciosi gli imprenditori delle imprese medio-grandi (+17,7 p.p.) e quelli dei comparti alimentare e bevande (+33,5 p.p.),
marmo, vetro e ceramica (+23,2 p.p.), macchine elettriche ed elettroniche (+18,9 p.p.) e legno e mobile (+18 p.p.). Ancora pessimisti invece gli imprenditori dei mezzi di trasporto (-31,2 p.p.) e
del sistema moda (-4,2 p.p.). Dopo la forte incertezza dei primi mesi dell’anno, ritorna positivo anche il saldo previsionale per il fatturato (+5,9 punti percentuali) e per gli ordinativi dove
c’è una maggiore fiducia nella ripresa di quelli esteri (+6,9 p.p.) rispetto a quelli interni (+2,9 p.p.). Nel terzo trimestre ci sono quindi le condizioni per attendersi un rimbalzo del comparto
industriale, spiegato soprattutto dal confronto con i livelli molto bassi raggiunti dagli indicatori economici nel secondo trimestre.
Nonostante il recupero atteso, la produzione industriale nel complesso 2020 è destinata a un crollo senza precedenti rispetto al 2019. Le previsioni rilasciate da Prometeia a luglio fissano la
dinamica del Pil del Veneto del 2020 in flessione del -10,6% (rispetto ad un dato nazionale del -10,1%) a seguito dell’indebolimento del settore turistico e della domanda estera. Le esportazioni
sono viste in calo del -16,9%, gli investimenti fissi del -19,5%, i consumi delle famiglie del -10,2% e le unità di lavoro del -10,2%.