Paesaggi che cambiano

rassegna cinematografica dedicata ad Andrea Zanzotto (1921-2011)


Eventi - pubblicata il 06 Dicembre 2017


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Fonte: ufficio stampa FondazioneBenetton Studi Ricerche


ottobre – dicembre 2017
Fondazione Benetton, via Cornarotta 7, Treviso
Mercoledì 6 dicembre ore 21, El olivo
La rassegna cinematografica Paesaggi che cambiano, organizzata dalla Fondazione
Benetton Studi Ricerche e curata da Simonetta Zanon, si conclude mercoledì 6 dicembre
alle ore 21 nell’auditorium degli spazi Bomben di Treviso con il film El olivo (L’olivo) di Icíar
Bollaín (Spagna, 2016, 95′) – presentato in versione originale spagnola con sottotitoli in
italiano -, opera filmica “narrativa”, particolarmente coerente con la riflessione proposta dal
ciclo, che vede al centro i temi dell’attaccamento alla terra e del rapporto di persone e
comunità di generazioni diverse con i propri luoghi di vita e lavoro.
Dalla penna di Paul Laverty, sceneggiatore abituale di Ken Loach, ispirato in questo caso da
un fatto di cronaca realmente accaduto nel sud della Spagna, nasce la storia di Alma, una
ragazza che vive e lavora nell’azienda agricola di famiglia, intenta a seguire le orme del
nonno. L’anziano patriarca però, da quando i suoi figli hanno venduto l’olivo millenario, non
parla e quasi non mangia più. Alma si convince che l’unico modo per aiutarlo sia quello di
recuperare l’olivo e, in pieno stile Loach, decide di andare a riprenderselo, anche se ora è di
proprietà e simbolo di una multinazionale tedesca. Senza rivelare le sue intenzioni, senza un
piano preciso e con pochi soldi, decide di avventurarsi nella missione quasi impossibile di
recupero dell’albero e di riportarlo alla fattoria di famiglia, manifestando così il suo amore per
il nonno e per i valori della terra e della natura che lui le ha trasmesso e che l’olivo rappresenta
egregiamente.
Anna Castillo (Premio Goya 2017 alla migliore attrice esordiente per questo film) regala anima
e cuore a uno dei personaggi femminili più appassionanti dell’ultimo cinema europeo.
«El olivo è una storia vera, o verosimile, che però somiglia a una fiaba, meglio ancora a un
apologo, di quelli del buon tempo antico, ma il tempo in cui tutto accade è il presente, brutale,
cinico, tempo in cui un esemplare unico al mondo di olivo millenario può essere espiantato
dal suo habitat naturale (siamo dalle parti di Valencia) e per 30.000 euro trapiantato
nell’asettica hall di una multinazionale di Düsseldorf, la RRR Energy International.
[…] Saldamente ancorata al principio del “ti distruggo la natura e te la ripropongo in
cartolina”, la RRR Energy International non avrebbe mai immaginato che un giorno, dodici
anni dopo l’acquisto del grande olivo dal tronco nodoso, contorto, fitto di pieghe e incavi bui
che sembrano la faccia di un mostro, sarebbe arrivata a scatenare il putiferio quella pazza di
Alma, una Anna Castillo (premio Goya) perfettamente calata nella parte che regista e
sceneggiatore le cuciono addosso con abilità di alta sartoria. Alma è l’anima del film, giovane
donna diversa, coraggiosa, sfrontata, un po’ punk, con quei capelli “strani”, la discoteca di
sera e le corse in moto tra filari di olivi a perdita d’occhio. Nonostante sia figlia del suo tempo,
tra Alma e quel mondo agricolo dove la sua famiglia, schiacciata nella morsa della crisi, vive
a fatica, c’è un legame viscerale che non si concilia con il triste versante prodotto a livello
planetario dallo sfruttamento industriale della terra.
[…] Tra il passato che torna nei flashback e il presente in cui si raccolgono i cocci rotti di
scelte forzate, sbagliate, contro natura, dei vari componenti della famiglia, si delinea una
storia privata che è anche cartina di tornasole di una condizione umana epocale, in bilicoamaro tra un passato ormai defunto e un futuro incerto e caliginoso. I due avevano lottato
con le loro deboli armi contro il resto della famiglia, costretta dalle difficoltà economiche ad
accettare il denaro per la vendita dell’albero. Era stato un tradimento che non si poteva
perdonare perché l’olivo è sacro, è il simbolo della terra. Alma bambina si arrampicava sui
suoi rami, il nonno le raccontava fiabe alla sua ombra e ora il vecchio non parla più, si è chiuso
in un cerchio stretto dove entra solo lei che continua a parlargli, ma inutilmente. Alma non
può accettare di vedere il nonno spegnersi in quella grande malinconia e così inventa storie
e bugie pur di arrivare a quell’olivo e riprenderselo per riportarglielo».
Yume, www.filmtv.it
Icíar Bollaín Pérez-Mínguez
(Madrid, 1967) è un’attrice, regista e sceneggiatrice spagnola.
Figlia di un ingegnere aeronautico e di una professoressa di musica, esordisce come attrice
nel 1983, a soli 15 anni, nel film El sur, diretto da Víctor Erice. Esordisce alla regia nel 1995 con
Hola, ¿estás sola? che le vale il premio come migliore regista esordiente alla Semana
Internacional de Cine de Valladolid, la Rosa camuna d’argento al Bergamo Film Meeting e la
candidatura al Premio Goya per il miglior regista esordiente.
Con la sua opera seconda, Flores de otro mundo (1999), vince il premio per il miglior film della
Settimana Internazionale della Critica al 52º Festival di Cannes e ottiene la sua prima
candidatura al Premio Goya per la miglior sceneggiatura originale.
La consacrazione arriva con il successivo Ti do i miei occhi (2003), vincitore di ben sette
Premi Goya, compresi quelli per miglior film e miglior regista. È membro dell’Accademia
spagnola di cinematografia.

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