Presentazione del rapporto BES 2023 Il benessere equo e sostenibile in Italia

Il Rapporto offre una lettura approfondita dei livelli, delle tendenze e delle disuguaglianze di benessere che si possono osservare nei 12 domini in cui si articola il frameworkBes: Salute; Istruzione e formazione Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi.


Economia - pubblicata il 18 Aprile 2024


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Fonte: ufficio stampa Istat

L’Istat presenta l’undicesima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes).

Attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori statistici, integrata da approfondimenti tematici, il Rapporto offre una lettura approfondita dei livelli, delle tendenze e delle disuguaglianze di benessere che si possono osservare nei 12 domini in cui si articola il frameworkBes: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi. In questa edizione l’attenzione è posta, in particolare, sugli andamenti più recenti e sul confronto con il periodo pre-pandemico. Oltre la metà dei 152 indicatori analizzati nel Rapporto è aggiornata al 2023 con dati definitivi.

Il Benessere equo e sostenibile in Italia, una visione di insieme

      • L’andamento recente degli indicatori Bes è prevalentemente positivo: poco più della metà dei 129 indicatori per cui è possibile il confronto sono migliorati rispetto all’anno precedente, il 28,7% è su livelli peggiori e il 17,8% risulta stabile. Si discostano dal quadro generale i domini Ambiente e Sicurezza, dove le dinamiche sono meno positive. Soltanto quattro dei 16 indicatori di Ambiente migliorano nell’ultimo anno a fronte dei sette che peggiorano. Peggiorano in aggiuntagli indicatori relativi al meteo clima. Nel dominio Sicurezza migliorano soltanto due indicatori soggettivi: la percezione di sicurezza camminando da soli quando è buio e la presenza di elementi di degrado nella zona in cui si vive. Invece sono in peggioramento tutti gli indicatori sui reati predatori e la percezione del rischio di criminalità nella zona in cui si vive.
      • Anche rispetto al 2019 la tendenza è prevalentemente positiva: migliorano 67 indicatori sui 131 per cui è possibile svolgere il confronto, 24 sono stabili, 40 si trovano invece su un livello peggiore del
        pre-pandemia. Tra i domini caratterizzati dall’andamento meno favorevole, con la maggiore quota di indicatori in peggioramento (quattro su nove in entrambi i casi) ci sono Paesaggio e patrimonio culturale e Relazioni sociali.
      • L’analisi per genere evidenzia uno svantaggio femminile per 38 degli 88 indicatori disponibili per il confronto. Lo squilibrio maggiore tra i livelli degli indicatori riferiti alle donne rispetto a quelli degli uomini, riguarda la composizione degli organi decisionali e dei Consigli regionali. Gli svantaggi femminili più numerosi si osservano invece nei domini Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (sette indicatori su 12) e Benessere economico (cinque indicatori su nove). Le donne sono svantaggiate anche rispetto alla percezione di sicurezza camminando da soli quando è buio nella zona in cui si vive (il 72,4% degli uomini si sente sicuro rispetto al 52,1% delle donne).
      • Gli indicatori di benessere per i quali la condizione delle donne è più favorevole sono nel complesso 27, concentrati nei domini Salute (otto indicatori su 15) e Istruzione e formazione (sette su 13).
      • La popolazione con titoli di studio più bassi, nell’ultimo anno di aggiornamento dei dati, risulta in svantaggio per 49 dei 60 indicatori disponibili per il confronto. Il divario è particolarmente marcato per la percentuale di occupati che lavorano da casa, che nel 2023 varia tra il 2,1% per le persone con al massimo la licenza di scuola secondaria di primo grado e il 27,4% dei più istruiti.
      • Il livello di istruzione più elevato costituisce un elemento di protezione rispetto a numerosi indicatori di disagio economico. Tra i laureati lo 0,6% vive in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale nel 2022 (la percentuale sale al 7,5% tra coloro che hanno al massimo la licenza media) e l’1,7% ha dichiarato di arrivare a fine mese con grande difficoltà, la quota tra i meno istruiti è di oltre sei volte più alta (10,7%). L’incidenza della povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio: nel 2022 è pari al 13,6% tra chi ha al massimo la licenza di scuola media e scende al 2,2% tra chi ha conseguito un titolo terziario.
      • Le persone con alti titoli di studio sono più favorite nel mercato del lavoro. Il tasso di occupazione
        (fascia di età 20-64 anni) dei laureati è infatti pari all’81,6%, quasi 28 punti percentuali in più rispetto allo stesso tasso calcolato tra la popolazione con al massimo la licenza media.
      • Più elevati livelli di istruzione si associano anche a migliori condizioni in termini di partecipazione, sia sociale che culturale. Nel 2023 tra i laureati l’attività di volontariato raggiunge il 13,4% (il triplo rispetto a chi possiede al massimo la licenza media), la partecipazione sociale è quasi tre volte più alta rispetto a quella riscontrata tra la popolazione meno istruita (44,8% rispetto al 16,6%) e la partecipazione civica e politica è quasi doppia (80,5% rispetto al 47,4%).
      • L’analisi dei 132 indicatori Besper cui è disponibile il dettaglio regionale, nell’ultimo anno di riferimento dei dati, delinea un chiaro gradiente tra le regioni del Centro-nord, su livelli di benessere migliori, e quelle del Mezzogiorno. Classificando le regioni italiane in cinque classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medioalta e alta), le regioni del Nord-est si caratterizzano per i maggiori livelli di benessere, con oltre la metà degli indicatori nelle due classi più elevate e non più di un quinto nelle due classi di coda. Per le regioni del Mezzogiorno la situazione si inverte, con oltre il 55% degli indicatori nelle classi bassa e medio-bassa (circa il 70% in Campania e Sicilia).
      • Nel confronto con le altre regioni della ripartizione di appartenenza, Liguria, Veneto e Lazio presentano profili meno favorevoli mentre Abruzzo, Molise e Sardegna sono meno sfavorite .
      • Nell’ultimo anno di riferimento dei dati la più alta disuguaglianza tra le regioni si osserva nei domini Benessere economico e Paesaggio e patrimonio culturale, seguiti da Ambiente. Nel primo dominio, le maggiori disuguaglianze territoriali sono rilevate dagli indicatori di grande difficoltà di arrivare a fine mese(che varia tra l’1,4% e il 24,3%) e grave deprivazione materiale e sociale (dall’1,0% al 14,0%). Nei domini del Paesaggio e patrimonio culturale e Ambiente numerosi indicatori rilevano una notevole variabilità territoriale. Tra questi la densità e rilevanza del patrimonio museale, la densità di verde storico, la diffusione delle aziende agrituristiche, l’impatto degli incendi boschivi e l’esposizione della popolazione al rischio di alluvioni. All’opposto nei domini Salute, Politica e istituzioni e Benessere soggettivo la disuguaglianza tra le regioni è bassa per tutti gli indicatori.
      • Il confronto con l’Europa, possibile per 38 indicatori che coprono tutti i domini del Bes a eccezione del Paesaggio e patrimonio culturale, mostra una situazione peggiore per l’Italia nella maggior parte dei casi (25 indicatori).
      • Eccezioni positive sono rappresentate dai risultati dei domini Sicurezza, Salute e Ambiente, dove tutti i sette indicatori disponibili per il confronto rilevano per l’Italia livelli di benessere migliori della media dei paesi dell’Unione europea. Tra le differenze più rilevantisi segnalano: il tasso di omicidi che in Italia è ben al di sotto della media dei 27 Paesi (0,5 per 100mila abitanti nel 2021 rispetto a 0,8); la mortalità evitabile della popolazione italiana di 0-74 anni che è di oltre 10 punti più bassa del valore medio Ue27 (19,2 rispetto a 29,4 per 10mila); la speranza di vita alla nascita (82,8 anni in Italia contro 80,6 nell’Ue27 nel 2022).
      • Nel dominio Benessere economico la grave deprivazione materiale e sociale (4,5% in Italia, 6,7% nel’Ue27) e il sovraccarico del costo dell’abitazione (6,6% in Italia e 8,7% nel’Ue27 )segnalano per l’Italia una condizione di minor sfavore rispetto alla media dei Paesi dell’Unione, ma tutti gli altri indicatori disponibili invece, descrivono una condizione peggiore della media Ue27. I gap maggiori riguardano la bassa intensità lavorativa (9,8% in Italia e 8,3% nel’Ue27) e il rischio di povertà (20,1% in Italia e 16,5% nel’Ue27).
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