Giovanni Comisso è stato uno scrittore italiano nato a Treviso il 3/10/1895, noto per le sue opere letterarie, le memorie e le riflessioni sulla sua vita e sulla società italiana del suo tempo. Nel 1919 prese parte all’impresa di Fiume a fianco di Gabriele D’Annunzio, di cui subirà l’influenza soprattutto nel romanzo di esordio «Il porto dell’amore».
Comisso viaggiò molto, dal Nord Africa all’Estremo Oriente, ma il concetto di Casa è fondamentale per lui e per il suo pensiero: al suo interno trova riassunti e fusi molti paesaggi incontrati nei suoi viaggi, tanto da credere che forse può leggere il mondo anche osservandolo da dentro il piccolo recinto di quella casa e a ritenerla un’estensione della propria interiorità: “Crescendo cogli anni tutta quella casa veniva conformandosi su di me come un altro mio corpo. Ogni stanza, ogni angolo corrispondeva a un mio sentimento particolare. La spaziosità della stanza mi modellava i sogni e i risvegli, le alte finestre quando venivano dischiuse, alla mattina, mi creavano lo sguardo. Ogni angolo di quella stanza si legava per me a un fatto.”
A Treviso ebbe tre case: la casa paterna in piazza Fiumicelli (adesso Piazza Borsa), descritta in “La mia casa”, fu cancellata insieme ad una parte del centro storico di Treviso dal bombardamento americano del Venerdì Santo 1944 e gli architetti dell’epoca decisero di costruirci il grande edificio che avrebbe accolto la Borsa Merci della Camera di Commercio.
Giovanni e sua madre si rifugiarono nella casa di campagna di Zero Branco, una modesta casa di contadini con stalla, cortile e alberi da frutto che per Comisso rappresentò per più di vent’anni un principio di identità esistenziale e letteraria nel quale riconoscersi e maturare. La casa di Zero Branco, che Comisso definì come “tutto il mondo in un metro quadro“, dove «tutta la mia avidità di conoscere e di vedere, fino allora dispersa nei miei viaggi perii mondo, la rivolgevo ora, radicato in quella mia casa, verso la terra circostante e verso la gente che l’abitava» gli concesse una vita ovattata e immersa nella natura.
Compiuti i vent’anni la vendette e tornò a vivere a Treviso, nella casa di Santa Maria del Rovere che egli stesso aveva progettato insieme ai muratori, volendo espressamente davanti alla casa un orto dove poter coltivare. “Si gira dove c’è il distributore della Esso in via Avogadro degli Azzoni”, era l’indicazione impartita ai suoi molti visitatori.
Adesso resta la casa dei Buranelli a fissare simbolicamente l’appartenenza di Comisso alla città di Treviso.
Comisso ha descritto la sua casa come un rifugio tranquillo, un’oasi di calma in cui poteva immergersi nella scrittura e nella lettura. “Quella casa viveva in noi oltre che per il suo spazio e per le nostre abitudini, in rapporto sempre al passare degli anni, anche per i rumori e per le risonanze. Il fiume che scorreva accanto alla piazza dava movimento a un mulino e per tutti gli anni fino alla guerra, lo scroscio di quelle acque che scaturivano dalla chiusa giungeva perenne fino alle nostre stanze e si può dire che alla sera ci induceva al sonno come una cantilena. Poi il mulino venne abbattuto e pure nel silenzio delle acque sembrava sempre di risentire la loro vecchia voce. (…)
La casa di Comisso rappresentò anche un luogo di incontro per molti intellettuali e artisti dell’epoca, creando un ambiente stimolante per le discussioni e lo scambio di idee, infatti il poeta Eugenio Montale dettò in sua memoria quella che sarebbe diventata l’epigrafe marmorea dello scrittore trevigiano, che continua a riflettersi nell’acqua del canale: “Amor vitae di Giovanni Comisso trovò tra queste mura per lunghi anni sempre rinnovati motivi di esaltazione e di pace”.
In suo onore è stato istituito il Premio Letterario Giovanni Comisso. (Scopri di più sull’edizione 2023).
Testo a cura della dott.ssa Cecilia Flaccavento
Stageur presso la Camera di Commercio di Treviso – Belluno|Dolomiti