Investire a Treviso e Belluno: a che punto siamo con lo sviluppo sostenibile. A cura di Renato Chahinian

Gli obiettivi prioritari da perseguire con nuovi investimenti


Economia - pubblicata il 19 Febbraio 2024


https://www.trevisobellunosystem.com/wp-content/uploads/2024/01/image_50435841-scaled.jpg

Fonte: A cura di Renato Chahinian

Abbiamo indicato le attrazioni offerte dal territorio delle due province di Treviso e di Belluno nell’ultimo articolo (Le attrazioni offerte dal territorio), partendo dalle eccellenze e dalle difficoltà presenti localmente in base agli indicatori pubblicati da Il Sole – 24 Ore sulla qualità della vita. Infatti, le opportunità di nuovi investimenti sostenibili, come notato, sono riferibili sia al miglioramento delle attrazioni esistenti, sia al rimedio delle eventuali carenze, per conseguire uno sviluppo sociale ed ambientale, accompagnato da quello economico.

Ma nello stesso articolo avevamo pure sottolineato l’importanza di un’altra analisi (sempre facendo riferimento alle nostre due province), relativa al posizionamento territoriale nell’ambito dei 17 obiettivi dell’Agenda ONU 2030 per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile. Ciò è essenziale per capire meglio quali sono le nostre mete e quanto lontani (o vicini) siamo da queste, anche indipendentemente dal confronto con gli altri territori.

 

Il Rapporto ASviS “I territori e gli obiettivi di sviluppo sostenibile”

Questa analisi (citata anche nell’articolo precedente) è realizzata dall’Alleanza per lo sviluppo sostenibile, che rappresenta l’organizzazione italiana più qualificata per lo studio e la promozione dello sviluppo sostenibile.

Le pubblicazioni dell’ASviS sono numerose, ma tra quelle periodiche si distinguono il Rapporto annuale (per l’intero Paese) e quello territoriale (a livello locale), i quali misurano il posizionamento nazionale e di ogni territorio in relazione agli obiettivi ONU, oltre a fornire approfonditi commenti al riguardo e raccomandazioni per il futuro.

Sebbene l’analisi territoriale sia predisposta a livello regionale, vengono citati numerosi indicatori su base provinciale (o anche relativi ad aree comunali, ove disponibili) e pertanto è possibile configurare pure la situazione nelle due province in esame, anche con riferimento alle medie regionale e nazionale. Inoltre, il Rapporto prende in considerazione pure tendenze riscontrabili soltanto in sede locale e le principali evidenze delle disuguaglianze territoriali, anche in relazione alla politica comunitaria di coesione, nonché i rischi naturali ed antropici derivanti dai cambiamenti climatici in atto.

Infine, non mancano proposte e raccomandazioni, soprattutto per le istituzioni pubbliche locali, al fine di accelerare il percorso di attuazione previsto dalla stessa Agenda 2030. Ma molti di questi suggerimenti possono valere pure per le imprese e per le strategie degli investitori.

I risultati rilevati per il Veneto

Purtroppo la situazione nazionale di attuazione dei 17 goal ONU è risultata molto deludente, in quanto, nel periodo tra il 2010 ed il 2022:

  • rispetto ad 8 obiettivi, la situazione è migliorata in misura contenuta;
  • per 3 obiettivi è rimasta stabile;
  • 6 obiettivi sono addirittura peggiorati.

Nel Veneto, invece, l’andamento è stato più favorevole, poiché, sempre nello stesso periodo:

  • 1 obiettivo (il goal 3, relativo alla salute) ha ottenuto un sensibile miglioramento;
  • 6 obiettivi sono migliorati leggermente (goal 2, 4, 5, 8, 9 e 12);
  • 3 obiettivi sono peggiorati (goal 6, 15 e 16);
  • gli altri non sono stati esplicitati per carenza di dati.

Vengono pure indicati alcuni obiettivi quantitativi regionali in confronto a quelli nazionali. Senza entrare nei dettagli, si può sintetizzare che nel Veneto, rispetto all’intero Paese, secondo gli ultimi dati disponibili:

  • nell’ambito degli obiettivi sociali: 6 indicatori regionali sono migliori di quelli nazionali e soltanto 2 sono pari alla media italiana (quota dei laureati e gap occupazionale di genere);
  • nell’ambito degli obiettivi ambientali: 1 solo indicatore regionale è migliore di quello nazionale (i posti al km. per abitante offerti dai mezzi pubblici), 2 sono pari (efficienza delle reti idriche e aree terrestri protette), ben altri 8 sono invece peggiori;
  • nell’ambito degli obiettivi economici: 3 indicatori regionali sono molto positivi (tasso di occupazione, bassa quota di giovani inattivi, bassa quota di rifiuti urbani prodotti pro – capite), 1 è pari alla media italiana (in tema di ricerca e sviluppo) ed un altro è un po’ inferiore (copertura internet ultraveloce);
  • nella dimensione istituzionale: un indicatore regionale è molto migliore di quello nazionale (durata media dei processi civili), mentre un altro è peggiore (affollamento nelle carceri).

In linea generale, comunque, la Regione Veneto si è dimostrata molto attiva nel monitoraggio e nella promozione dello sviluppo sostenibile, soprattutto con la realizzazione di una Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile, cioè un Piano che si collega direttamente con la programmazione regionale generale, con il Documento di economia e finanza regionale, con il ciclo di programmazione comunitaria e con gli interventi del PNRR, in modo da poter orientare tutte le altre politiche regionali verso la sostenibilità.

I risultati nelle province di Treviso e Belluno

Per quanto riguarda le province di Treviso e Belluno, è da notare che i dati provinciali in merito agli obiettivi dell’Agenda 2030 sono di più difficile reperimento e pertanto sono state individuate soltanto le principali differenze della situazione provinciale con la media nazionale e limitatamente a 12 obiettivi su 17.

In provincia di Treviso si possono osservare i seguenti risultati (sempre rispetto alla media italiana):

  • 3 eccellenze (nel lavoro, nelle minori disuguaglianze e nell’economia circolare);
  • 3 situazioni favorevoli (salute, parità di genere e disponibilità d’acqua);
  • 3 situazioni in linea con la media italiana (nell’istruzione, nelle imprese, innovazione e infrastrutture e nella qualità delle istituzioni);
  • 2 situazioni lievemente inferiori (energia pulita e città e comunità sostenibili);
  • 1 solo obiettivo molto inferiore (vita sulla terra, ossia per carenza di aree protette).

Nella provincia di Belluno, invece, sono state registrate le seguenti differenze dalla media nazionale:

  • 4 eccellenze (nella disponibilità di energia, nel lavoro, nelle minori disuguaglianze e nella vita sulla terra);
  • 3 situazioni migliori (salute, istruzione ed economia circolare);
  • 2 situazioni in linea (parità di genere e città e comunità sostenibili);
  • 1 situazione lievemente inferiore (per quanto riguarda le istituzioni);
  • 2 obiettivi molto inferiori (disponibilità d’acqua e nell’aggregato imprese, innovazione e infrastrutture).

In linea generale, si può affermare che la situazione sostenibile delle due province è migliore di quella regionale, sia per le eccellenze che si distinguono molto dalla media nazionale, sia per i minori obiettivi con carenze rilevanti, anche se non tutti sono stati presi in considerazione. Inoltre, è pure da osservare chele carenze ambientali regionali solo in parte si verificano a Treviso e che a Belluno le difficoltà idriche sono per lo più legate ai mutamenti climatici che dipendono dal riscaldamento globale. Comunque, si deve notare che ancora nessun obiettivo proiettato al 2030 è già stato completamente raggiunto e pertanto ci sarà molto da fare nei prossimi anni.

Gli obiettivi prioritari da conseguire

A questo punto, giova avanzare qualche riflessione su come si potrebbero indirizzare i nuovi investimenti nelle province di Treviso e di Belluno per arrivare nel 2030 a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda ONU. Ovviamente, nessuno deve essere escluso, ma tutto dipende dalle attività e dalle possibilità di ciascun attore locale (imprese, terzo settore, Pubblica Amministrazione).

Tralasciando in questa sede la P.A. (in quanto i governi locali sono molto condizionati dalle direttive e dai finanziamenti messi a disposizione dalle Autorità centrali) e pure il terzo settore (che può fare molto, ma che dipende in larga misura dalle donazioni e dal volontariato), concentriamo l’analisi sulle imprese (le quali, seppur con l’obiettivo del profitto, possono diluirlo nel tempo in un’ottica di sviluppo sostenibile, per creare maggior valore economico, sociale ed ambientale per la comunità).

Come più volte indicato negli articoli precedenti, un equo profitto a breve(non massimo) porterà a vantaggi economici anche a protratta scadenza e quindi bisogna impiegare sin d’ora maggiori risorse (umane e finanziarie) per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, facendo in modo che si crei un valore aggiunto aziendale in grado di remunerare tutti gli stakeholder. Ciò è possibile con l’incremento della produttività, che si può attuare soltanto con il miglioramento delle competenze e dell’innovazione. Pertanto, gli obiettivi prioritari, indispensabili per raggiungere anche gli altri, sono il n. 8 (lavoro dignitoso e crescita economica) ed il n. 9 (imprese, innovazione ed infrastrutture). Se il primo può considerarsi soddisfacente (rispetto alla media nazionale) nelle due province in esame, per l’ulteriore sforzo di migliorare gli altri indicatori sociali ed ambientali occorre una crescita superiore del valore aggiunto, alimentata dall’innovazione aziendale e da quella generata dalle infrastrutture economiche (soprattutto a vantaggio delle piccole e delle microimprese).

Questa superiore produzione di ricchezza consentirà di far fronte ai fabbisogni degli altri obiettivi, i quali, a loro volta, daranno la possibilità di conseguire nuovo valore aggiunto e nuovi traguardi socio – ambientali. In questo modo, infatti, si possono raggiungere gli altri seguenti goal (sempre astraendo dagli interventi pubblici e dal non profit):

  • Salute – accrescimento della salute dei propri dipendenti (e degli stessi piccoli imprenditori, eventualmente compresi anche i piccoli fornitori e clienti) con convenzioni aggiuntive alle prestazioni previste per il Servizio sanitario nazionale. Il vantaggio per l’azienda consiste nel disporre di personale più presente e più collaborativo;
  • 4.Istruzione– miglioramento soprattutto della formazione, mediante corsi aziendali integrativi ed estesi a tutta la vita lavorativa delle maestranze, con il vantaggio di ottenere maggiori competenze ed un superiore impegno lavorativo;
  • 5.Parità di genere – strutture o convenzioni per asilo e doposcuola dei figli delle occupate, nonché un’organizzazione aziendale regolamentata sulla parità di genere e sul merito, con il vantaggio di recuperare maggiori presenze sul lavoro e superiori apporti di professionalità prima inespresse;
  • Acqua – programmazione di risparmi d’acqua soprattutto nei processi produttivi, ma anche accordi per il contenimento degli eventuali sprechi d’acqua lungo le filiere ed i territori contermini;
  • 7.Energia – programmazione di risparmi di energia aziendali e sempre estesi all’intera filiera, ma anche passaggio alle energie rinnovabili per tutti gli edifici, tutti i mezzi di trasporto e tutti i processi produttivi di competenza. E’ questo l’impegno maggiore, ma che si può raggiungere con investimenti pluriennali (ammortizzabili in circa 10 anni) e che successivamente consentirà pure i maggiori vantaggi anche economici, per la quasi totale gratuità del consumo di fonti rinnovabili;
  • 10.Disuguaglianze–è importante che all’interno dell’organizzazione aziendale non ci siano disuguaglianze rilevanti e ciò dovrebbe consistere soprattutto nell’eventuale innalzamento dei salari minimi (se al di sotto di una soglia dignitosa) e soprattutto ad un contenimento dei compensi manageriali e dirigenziali (se superiori ad una normale valutazione degli obiettivi da raggiungere), oltre che ad un’adeguata graduazione delle mansioni di tutto il personale. Tale impostazione remunerativa dovrebbe profittevolmente basarsi sul grado di conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile;
  • 11.Città e comunità sostenibili – il contributo dell’attività aziendale alla comunità di riferimento (in termini di occupazione e di valore aggiunto) è già un requisito fondamentale insito in ogni impresa; se poi si verificano ulteriori apporti d’impatto (sociali ed ambientali), crescono notevolmente sia la reputazione aziendale che il capitale sociale, i quali daranno ulteriori vantaggi in futuro pure alla stessa impresa;
  • 12.Economia circolare – anche se soprattutto Treviso è leader in Italia per il riciclo dei rifiuti, c’è ancora molto da fare per riciclare, a livello di materia prima seconda, quasi tutta la materia prima vergine oggi ancora impiegata abbondantemente nei processi produttivi. I vantaggi economici di questa pratica sono stati stimati rilevantissimi anche in ambito aziendale;
  • 15.Vita sulla terra – sono essenziali i risparmi di suolo e la protezione della biodiversità per il capitale naturale del territorio in cui opera l’azienda, sia con riferimento alle imprese del macro-settore primario ed alimentare, sia anche per tutti gli altri comparti che, in assenza di tali azioni, influirebbero alla lunga sui fenomeni naturali avversi, in grado di danneggiare pure ogni attività produttiva;
  • 16.Istituzioni – istituzioni solide non devono essere soltanto quelle pubbliche, ma anche quelle private come le imprese, le quali si rafforzano praticando attività sostenibili e collaborando con le altre istituzioni per uno sviluppo comune. Anche qui il principio di reciprocità è essenziale per ottenere notevoli vantaggi economici nel lungo termine.

In conclusione, l’investimento sostenibile nelle aziende delle nostre due province presenta un’ampia gamma di opportunità, tutte foriere di ottimi risultati a lunga scadenza in tutti tre gli aspetti dello sviluppo (economico, sociale ed ambientale).

 

Corsi e convegni

Economia

Economic Report

Eventi

News Europa

Promo

Sport