INVESTIRE A TREVISO E BELLUNO a cura di Renato Chahinian

Alcuni validi motivi per investire nelle due province di competenza della Camera di commercio.


Economia - pubblicata il 24 Luglio 2023


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Fonte: Articolo a cura del dott. Renato Chahinian

Alcuni anni or sono Treviso System online aveva pubblicato una rubrica apposita dal titolo “Investire a Treviso”, che ancor oggi è presente nel sito, con il fine di illustrare le principali motivazioni che potevano indurre eventuali nuovi investimenti nella provincia di Treviso.

Successivamente, le due Camere di commercio di Treviso e di Belluno si sono accorpate in un unico Ente e quindi pure l’indirizzo economico dei due territori è stato unificato con vari vantaggi operativi, ma anche con una valutazione complessiva delle potenzialità derivanti da un’area di due province contermini, sebbene molto diversificate.
A questo punto, giova riprendere il discorso sull’attrattività e sulle opportunità della più ampia realtà territoriale, anche se molte delle osservazioni avanzate a quel tempo dalla vecchia rubrica sono tuttora valide ed alcune recenti interviste ad operatori ed esperti sull’argomento possono già essere ascoltate. 
In particolare, nella mia intervista, ho posto in evidenza alcune specifiche caratteristiche di sintesi delle due province, che possono costituire importanti motivi di valutazione per attrarre investimenti nell’area, soprattutto da parte di investitori stranieri, i quali così possono meglio rendersi conto dei vantaggi esclusivi che qui si prospettano e che non possono verificarsi in altre aree del nostro Paese.
Pertanto, in questa sede si possono indicare i principali driver che possono alimentare occasioni di business locali da parte di investitori di vari settori, eventualmente sperimentando anche attività inusuali ed innovative sulla base degli spunti qui forniti.
In estrema sintesi, sono stati individuati: due motivazioni generali, una di natura sociale ed una ambientale, in grado di rappresentare elementi di opportunità da sfruttare al meglio, ed altri due specifici motivi di natura istituzionale, che vanno comunque utilizzati con la prospettiva di profitti di lungo termine non trascurabili.

La sostenibilità del territorio di Treviso – Belluno
Come è noto, oggigiorno gli investimenti convenienti non sono quelli che danno il massimo profitto nel breve termine, ma quelli che consentono un equo profitto nel lungo termine. I primi, infatti, di fronte a benefici immediati, procurano spesso rilevanti problemi in futuro per i pericoli di forti volatilità al ribasso, pressioni fiscali più elevate, crisi di mercato successive, interventi restrittivi delle autorità competenti, calo di reputazione e sfiducia da parte dell’opinione pubblica. Con un equo profitto, invece, le favorevoli condizioni di mercato possono permanere per lungo tempo, anche per sempre se il prodotto o servizio offerto viene adeguatamente aggiornato alle esigenze del mercato.
L’aggiornamento più richiesto attualmente è dato proprio dalla sostenibilità dell’attività secondo i principi dell’Agenda 2030 dell’ONU e pertanto se ogni investimento saprà progressivamente adeguarsi avrà la prospettiva di un graduale, ma continuo sviluppo a scadenza anche molto lontana (in sintesi, possiamo affermare che l’impresa sostenibile può diventare immortale).
I principi e le azioni in questione da intraprendere sono quelli contenuti nella predetta Agenda, i quali si possono distinguere in sociali ed in ambientali e che auspicabilmente possono essere portati avanti parallelamente.

Per quanto riguarda il primo motivo di attrazione territoriale, cioè l’aspetto sociale, si può osservare che il principale elemento di più diretta competenza delle imprese è quello relativo all’obiettivo 8, che prevede un lavoro dignitoso ed una crescita economica. Come dimostrato nel nostro precedente articolo “Lavoro dignitoso e crescita economica: obiettivo prioritario per lo sviluppo socio – economico” , se ogni impresa riesce a realizzare assieme i due sub-obiettivi, consegue un meritevole sviluppo che le permetterà di rimanere a lungo competitiva sul mercato e sostenibile socialmente, creandosi un forte legame solidaristico e collaborativo tra dipendenti, imprenditori ed altri stakeholder.
Ora, nelle province di Treviso e Belluno, unitamente ad altre zone del Veneto e del Nord – Est, tale requisito è molto diffuso e si forma quasi sempre spontaneamente (più che altrove) e quindi, indipendentemente dalle norme nazionali ed europee in via di emanazione, relative alla cosiddetta dichiarazione non finanziaria (che attualmente è obbligatoria soltanto per le grandi imprese, ma che si estenderà progressivamente anche alle PMI), il tessuto produttivo locale è già in pratica virtuoso e molto attraente in questo campo e parimenti non ci saranno in futuro grossi problemi di adeguamento alle norme e di presentazione di prassi eccellenti da sottolineare al mercato, alle istituzioni ed alla comunità in generale.

L’altro motivo, cioè l’aspetto ambientale, forse è meno evidente nel nostro territorio, in quanto esistono pure qui (come altrove) varie carenze nell’adattamento alle esigenze di prevenzione del cambiamento climatico e di tutela della biodiversità, ma la presenza di un sistema istituzionale più sensibile (nonostante la carenza di fondi) e di un sistema produttivo più collaborativo (come spesso si è verificato in passato) possono arrivare ad accelerare la transizione ecologica, con tutti i conseguenti vantaggi che pure per questa via potranno manifestarsi in futuro. In altri termini, senza addentrarci ulteriormente sull’argomento, la proposta politica di autonomia della Regione Veneto riguarderebbe sostanzialmente non tanto una differente distribuzione di risorse tra regioni, quanto l’affidamento alla comunità locale di compiti che questa riesce a realizzare meglio rispetto a come può avvenire a livello centrale.
Ma esiste nel nostro territorio anche un vantaggio di natura fisico-geografica, in quanto l’accorpamento delle due province di Treviso e di Belluno comporta un’area interna completamente diversificata, perché comprende la pianura, la collina e la montagna. In questo modo, ogni attività (escluse quelle legate al mare) può essere praticata, soprattutto quelle del settore primario (agricole, forestali e di allevamento) con la possibilità di nuove sinergie anche tra sedi diverse potenzialmente collegabili. Con il cambiamento climatico, ormai parzialmente irreversibile, inoltre, potrà essere favorito il trasferimento delle colture nelle zone altimetriche più adatte a seconda delle variazioni di temperatura che di volta in volta si manifesteranno, con la possibilità di introdurre pure nuove colture sinora prodotte altrove. Analogamente, la varietà climatica potrà interessare nuovi insediamenti residenziali e turistici e nuove realtà produttive connesse.

Riconoscimenti ed eventi istituzionali significativi per l’investimento locale
Oltre a quanto sinora osservato, si può tener conto di altri due fattori istituzionali per investire convenientemente nelle due province in oggetto.
Innanzi tutto, questo territorio ha ottenuto ben due riconoscimenti dell’UNESCO come Patrimonio dell’umanità. Si tratta delle Colline del prosecco in provincia di Treviso e delle Dolomiti in provincia di Belluno.
Il primo è stato definito paesaggio umano nella zona delle colline tra Conegliano e Valdobbiadene, in quanto si presenta come un paesaggio modellato contemporaneamente dalla natura e dall’opera dell’uomo, con effetti unici sotto l’aspetto ambientale e socio-economico. Infatti, oltre all’attrazione paesistica, si sommano notevoli opportunità produttive e commerciali legate non soltanto alla filiera del vino, ma anche ad innumerevoli altre attività connesse, sia agricole e industriali, sia di servizi. Ma a queste si possono aggiungere ulteriori attività, soprattutto di tipo culturale, poiché il paesaggio medesimo si presta a rievocazioni storiche e di usi e tradizioni, nonché a spettacoli di vario genere (musicali, teatrali, coreografici, sportivi, ecc.). Sono tutte opportunità già in parte colte dai residenti (certamente operosi e capaci imprenditorialmente), ma che possono ottenere nuove e più estese valorizzazioni da parte anche di investitori esterni, pure stranieri.

Le Dolomiti, invece, costituiscono un paesaggio naturale, perché in questo caso l’opera della natura è prevalente, sebbene una presenza umana contenuta non guasti le bellezze esclusivamente naturali. Oggigiorno, si iniziano ad affermare nuove tendenze sostenibili che non escludono il turismo (purché rispettoso dell’ambiente) ed anzi si sta transitando dal principio dell’esclusione a quello dell’inclusione, con le considerazioni che “non ha senso disporre di un paesaggio bellissimo di cui nessuno può godere”, oppure, ancor più, che “tutti hanno diritto di ammirare quanto la natura ci offre!”.

Sono elementi che presuppongono un’espansione del fenomeno turistico in chiave sostenibile, che ha ancora ampi margini di sviluppo e quindi ulteriori opportunità di nuovi investimenti. Il rispetto del paesaggio postula anche ulteriori spazi di recupero e di insediamento in armonia con la natura, la quale, proprio in montagna, dispone di vastissimi territori incontaminati (ma anche abbandonati a se stessi e desertici). La stessa protezione della natura esistente abbisogna di opere preventive dell’uomo per evitare i disastri che la natura medesima produce, alterata dagli sconvolgimenti climatici a loro volta causati dall’uomo.

Il secondo riferimento istituzionale si può fare alle Olimpiadi invernali di Milano – Cortina previste nel 2026.
Pure qui le difficoltà sono molte, non soltanto sul piano operativo, ma pure su quello ambientale. Le promesse ci assicurano che tutto sarà sostenibile e, se ciò effettivamente avverrà, da questo evento eccezionale si potranno trarre notevoli occasioni di business profittevoli, in parte per la realizzazione delle opere preliminari e per accogliere l’eccezionale domanda generata da operatori e visitatori nel periodo sostanzialmente breve della manifestazione, ma soprattutto per l’uso delle infrastrutture aggiuntive realizzate per l’evento, la cui durata di utilizzo è disponibile anche nel medio – lungo termine. Proprio questo secondo scopo dovrebbe far muovere notevoli capitali di gestione verso l’impiego di strutture già finanziate, ma capaci di apportare notevoli ritorni economici prolungati nel tempo.
In materia di attività industriali, infine, non si può sottacere il distretto della calzatura sportiva di Montebelluna, in provincia di Treviso, il quale, proprio in occasione delle Olimpiadi, avrà un’opportunità straordinaria di far conoscere e rifornire dei propri prodotti i massimi leader dello sport invernale mondiale, con evidenti riflessi comunicativi sui mercati calzaturieri internazionali, mentre la propaganda, se ben organizzata, può raggiungere ogni ceto di sportivo e di consumatore. Anche qui le opportunità non mancano non soltanto per lo sviluppo delle aziende esistenti, ma pure per nuovi investimenti anche esterni a supporto di un distretto che aveva raggiunto in passato livelli di leadership internazionale, ma poi aveva subìto anche ridimensionamenti per varie crisi economiche.

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